Sono diversi anni che all’Inter si contesta pochezza a centrocampo. Nessun uomo capace di saltare gli avversari in dribbling - e quindi creare superiorità numerica, né tantomeno di gestire il flusso del gioco. La difesa è finita nell’occhio del ciclone, ma come insegnano ai bimbi alle scuole calcio, a difendere si comincia dall’attacco, con il pressing ma anche con una serie di movimenti senza palla che garantiscono alla difesa la giusta copertura in caso di incursioni avversarie. Ebbene, in quel di Appiano Gentile per molto tempo si è andati alla ricerca di un reparto di centrocampo variegato, composto da uomini forti e capaci di svariare in entrambe le fasi. In grado, quindi, sia di difendere, ma anche di offendere. Il connubio delle due arti del calcio risultava spesso introvabile in chi sbarcava alla Pinetina, fino a qualche giorno fa, quando Ausilio e Fassone sono tornati da Montecarlo con Geoffrey Kondogbia, il nuovo acquisto dell’Inter. Un nuovo prototipo di centrocampista, fortemente voluto da Roberto Mancini come alternativa a Yaya Touré, dopo che l’ivoriano ha deciso di rimanere al Manchester City. Siamo appena ad inizio giugno, quindi è lecito aspettarsi alcune cessioni (il nome sulla bocca di tutti è quello di Mateo Kovacic, anche se pure Kuzmanovic, Obi e Khrin potrebbero essere ceduti per fare cassa) ma anche alcuni innesti, per puntellare il centrocampo ma anche per rimpolpare l’attacco che ora può contare solo sul capocannoniere Mauro Icardi, Rodrigo Palacio e Xherdan Shaqiri. Come cambia, ora, l’Inter?
UOMINI FORTI - L’idea del Mancio è chiara. A centrocampo devono giocare calciatori forti fisicamente, intelligenti, maturi. Capaci di capire l’andamento della partita e ragionare di conseguenza, visto che l’Inter troppo spesso nello scorso campionato ha perso punti perché si è dimostrata incapace di gestire la partita quando passava in vantaggio oppure - dovendo difendersi - è stata spesso schiacciata fisicamente dagli avversari. Ecco quindi che Mancini deve rivoluzionare un intero reparto, con alcune mosse attuate fin da gennaio: innanzitutto l’arrivo di Marcelo Brozovic, tuttocampista croato dai grandissimi margini di miglioramento, capace di coniugare entrambe le fasi e di effettuare sempre la giocata più semplice, quella giusta. Poi ha definitivamente collocato Hernanes, spostandolo sulla trequarti. Mancini, nel mezzo del campo, vuole chi la palla sappia giocarla di prima, mentre il Profeta ha dimostrato di volerla accarezzare un po’ troppo per i gusti tecnici del Mancio. Il tecnico di Jesi ha poi rivitalizzato il solito, altalenante, Fredy Guarin, capace - da febbraio 2015 in avanti - di giocare tre mesi ad altissima intensità, come mai aveva giocato in Italia, prima di arrendersi per un infortunio e terminare in anticipo il suo Campionato. In questo senso, Medel è un titolarissimo atipico nei centrocampi di Mancini: all’apparenza tracagnotto, in campo si trasforma in un vero e proprio Pitbull che lotta su ogni pallone come fosse l’ultimo. Tant’è vero che è l’idolo di un’intera nazione, il suo Cile. Poi Mancini ha lanciato Assane Gnoukori, altro prototipo di giocatore dalle caratteristiche che piacciono all’ex tecnico del Manchester City. Calmo - ha debuttato da titolare nel derby contro il Milan - prepotente fisicamente, anche lui gioca la palla senza strafare, effettuando - anche in questo caso - la giocata giusta. Per Mancini il calcio è un gioco di attimi e di conseguenza la gestione della palla in mezzo al campo deve essere rapida ed intuitiva, semplice. Quali mosse scandiranno il futuro dei nerazzurri?
4-3-3. OPPURE… - Ora Mancini può incominciare a lavorare al centrocampo che più ama schierare. Fisico, prepotente, che gioca a pochi tocchi senza cristallizzare la manovra, scaricando palla o al trequartista o sulle ali. Ecco quindi che nel 4-3-3 i principi di gioco rimangono intatti. Kondogbia può giocare in diversi ruoli. La sua posizione in campo è in primo luogo quello di mezzala, a destra o sinistra. Ecco perché - al netto delle possibili cessioni - il centrocampo papabile per il prossimo anno potrebbe essere quello composto dal francese insieme a Medel e Brozovic. Questo terzetto garantirebbe molta spinta (sia Brozovic sia Kondogbia amano sganciarsi sulle fasce e inserirsi) e allo stesso copertura. E’ molto probabile quindi che Mancini insista fin da Brunico su questo assetto, adattandoci le tre punte oppure il trequartista a supporto di Icardi e Palacio. In questo centrocampo tutto muscoli è necessario anche un raccordo per non spezzettare la manovra. Il ruolo di Hernanes o - all’occorrenza - di Xherdan Shaqiri, il più adatto a svariare su tutto il fronte offensivo, prima da esterno e - all’occorrenza - trequartista. L’idea di fondo rimane la stessa: conquistare il centrocampo. E ora - con un alfiere in più - Mancini può continuare la sua campagna.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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