Le sue parole ("Mio padre è destinato ad allenare i nerazzurri", il succo) hanno indirettamente generato il caos tra Inter, Atletico Madrid, suo papà e Pioli. Giovanni Simeone, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, prova a mettere il punto sulla vicenda: "Una storia che è stata strumentalizzata. Papà è felice all’Atletico, l’Inter ha già un tecnico bravissimo come Pioli", dice l'attaccante del Genoa, prossimo avversario proprio dei nerazzurri. "Il primo insegnamento di papà è sempre stato questo: “Lo sforzo nel calcio è l’unica cosa che non si può negoziare”. Siamo cresciuti così, l’unico scopo è crescere pensando alla partita che verrà. Bello, perché sai che il futuro dipende solo da te. Brutto, perché non riesci a goderti a lungo le gioie. Dopo i gol alla Juve, ero già lì a pensare alla gara successiva".

E’ dura convivere con il cognome di un padre così famoso?
"Sono un Simeone da quando sono nato, ma papà non è mai stato una presenza ingombrante nella mia vita. Ci siamo sempre confrontati ed ascoltati. Io so che, non solo nel calcio, lui è un interlocutore fantastico. Oggi, poi, che vive a Madrid ed io a Genova, lo sento ancora più vicino. Ci parliamo spesso, mi consiglia. Una delle storie più divertenti che mi ripete riguarda la sua prima esperienza in Italia da giocatore (nel 1990, ndr). Partì da Buenos Aires in inverno, con la sciarpa e gli abiti pesanti, sbarcando a Pisa in piena estate… Oggi, comunque, mi sento spesso anche con la mamma ed i miei fratelli".

Una scelta facile la sua, al momento di venire in Italia.
"Il presidente Preziosi e la sua famiglia mi hanno subito fatto sentire una persona importante. Anche Burdisso mi ha chiamato, non ho avuto dubbi ad accettare di vestire la maglia del club più antico d’Italia. Da quando ero bambino sognavo di venire a giocare in Europa".

La descrivono come un professionista maniacale.
"Certo, solo così sono riuscito a farmi trovare pronto quando è stato il momento. Pensavo che avrei avuto meno spazio, c’era Pavoletti, invece ho giocato contro Napoli e Juve…".

Lei si ispira a Radamel Falcao.
"Mi piace moltissimo, come Alexis Sanchez. Papà mi diceva di guardare Radamel, bravissimo a muoversi in area".

Papà e Juric hanno gli stessi occhi di tigre.
"Sono uguali, stessa intensità e determinazione. Hanno la garra, come diciamo in Argentina, gli artigli. Il mister mi piace: il primo difensore è l’attaccante, la pensiamo allo stesso modo".

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 08 dicembre 2016 alle 10:55 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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