Vincere aiuta a vincere. Questa la migliore notizia per l’Inter dopo la trasferta di Bari, che l’ha vista conquistare l’ormai tradizionale Trofeo Tim contro le rivali storiche Milan e Juventus. I nerazzurri hanno mostrato cose interessanti, ma hanno anche palesato la fase di rodaggio in cui si trovano. Gasperini sta lavorando con il gruppo che ha a disposizione in questo momento, anche se è evidente che la rosa abbia bisogno di almeno un paio di ulteriori innesti di qualità. Ma è ancora calcio estivo, quindi è presto per le sentenze, meglio dare spazio alle buone sensazioni che, al di là di qualche difficoltà di troppo, non sono mancate. Ma andiamo a evidenziare i più e i meno di questo Trofeo Tim.

PIU’ – Innanzitutto, il successo. Non è una vittoria che fa palmares, ma alzare trofei al cielo è sempre un piacere, qualsiasi valore essi abbiano. Poi, guai a perdere l’abitudine. Per quanto concerne il rettangolo di gioco, spicca la volontà dell’Inter di creare gioco, non limitandosi alle ripartenze o alle verticalizzazioni. Buono, in tal senso, il lavoro del centrocampo, soprattutto nei nomi di Thiago Motta, Cambiasso e Stankovic. È piaciuta la ricerca del gioco di prima, degli scambi rapidi e dell’ampio utilizzo delle fasce, a prescindere dagli interpreti. Contro la Juventus l’alto numero di corner ha esaltato la fisicità dei nerazzurri, che con i loro centimetri possono mettere in crisi qualsiasi difesa nel gioco aereo. Non è un caso se la rete sia arrivata con un’incornata di Ranocchia da calcio d’angolo. Nel derby, anche se a tratti, si è vista una buona fase di pressing alto, con buoni risultati nel recupero del pallone. Considerando i singoli, sono piaciuti Pazzini contro i bianconeri e Milito nella stracittadina (gran gol del Principe), vale a dire le due punte centrali, che evidentemente stanno metabolizzando i dettami tattici di Gasperini e traggono beneficio dai movimenti offensivi. Sufficienza per Jonathan, che pur timidamente ha mostrato buoni numeri, anche se Maicon, ad oggi, è ben altra cosa. Infine, la precisione dal dischetto: 6 reti su 7 tentativi contro un portiere reattivo come Storari. Non male.

MENO – Ribadendo il concetto iniziale, è calcio d’agosto quindi bisogna andare cauti con i giudizi. Però non può non essere considerato un po’ di ritardo nella condizione fisica, palesatosi soprattutto nel primo match. Ritmi troppo bassi, a tratti letargici, sottolineati dalla verve della Juventus, brava soprattutto nelle ripartenze rapide. In entrambe le sfide la difesa ha commesso troppi errori, figli di incertezze nei posizionamenti, che hanno permesso a Vucinic di andare in gol a tu per tu con Castellazzi e al Milan di sfiorare due volte la rete da due passi. Gap come questi vanno colmati, altrimenti la difesa a tre diventa un suicidio, in particolare quando gioca alta. Per quanto concerne la fase d’attacco, bene contro i bianconeri, così così nel derby, in cui è mancata la profondità e Milito si è fatto pescare troppo spesso in fuorigioco. Preoccupa anche, dal punto di vista tattico, la tendenza a fare confusione soprattutto sulle fasce, dove manca ancora la sincronia necessaria per esprimersi al meglio. Tatticamente, inoltre, spicca l’enigma Sneijder: nel primo mini-match l’olandese ha agito sul centro-sinistra della mediana, nel secondo è stato piazzato in mezzo a fungere da regista. Il giocatore svolge bene il compitino, ma la sua tendenza è più offensiva e pare sacrificato così lontano dalla porta. Per quanto concerne i singoli, insufficienze per Pandev e Alvarez: entrambi si sono visti poco, hanno commesso tanti errori (il macedone è l’unico che ha fallito il rigore) e hanno evidenziato una condizione fisica decisamente scarsa, che impedisce loro di dare il meglio. Il loro posto nel tridente offensivo è oggi a rischio, nonostante l’addio di Samuel Eto’o che, in teoria, libera spazio a una new entry.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 19 agosto 2011 alle 14:35
Autore: Fabio Costantino
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