E' una figura importante della storia, come anche della letteratura: quella dei fidi scudieri che ogni buon cavaliere porta con sé in ogni battaglia, perché gli han sempre dimostrato lealtà e capacità di sapersi sacrificare per la causa. E’ un discorso che bene o male permea anche il mondo del calcio, basti pensare a cosa dichiarò una volta José Mourinho a proposito di Lucio. E bene o male, è ciò che pensa Walter Mazzarri relativamente ad Hugo Armando Campagnaro, il difensore argentino che, dopo le esperienze con Sampdoria e Napoli, accompagnerà il tecnico di San Vincenzo anche nella sua avventura all’Inter. Acquisto annunciato da tempo e finalmente ufficializzato in questi giorni, l’argentino sarà una delle nuove colonne difensive dell’Inter, club al quale arriva dopo un’intera vita calcistica o quasi passata nel nostro Paese.

Campagnaro si forma calcisticamente nel Deportivo Moron, formazione di una città della provincia di Buenos Aires, militanza che gli varrà il soprannome di ‘Toro di Moron’, pur essendo lui originario di Cordoba. In Argentina hanno modo di ammirarlo essenzialmente come attaccante; sarà col suo arrivo in Italia che Campagnaro muterà posizione in campo. Arriva nel 2002 a Piacenza, formazione all’epoca in Serie A e oggi purtroppo finita nell’oblio delle categorie dilettantistiche:  con Andrea Agostinelli prima e con Luigi Cagni poi, Campagnaro sarà progressivamente arretrato fino a diventare esterno difensivo. Campagnaro si legherà ai colori biancorossi al punto da rimanere in Emilia anche nelle successive quattro stagioni in Serie B; in quel lasso di tempo, sarà definitivamente consacrato come difensore centrale. Non manca di fornire il suo contributo anche in zona gol: saranno 10 su 127 partite i suoi centri coi lupi biancorossi.

Nel 2007, arriva il primo incrocio col destino, o meglio, col tecnico che lo lancerà definitivamente, ovvero Walter Mazzarri: entrambi arriveranno infatti quell’anno alla Sampdoria, dove debutta con tanto di gol nel preliminare di Europa League contro l’Hajduk Spalato. Ci mette poco a farsi amare dal tifo blucerchiato, ma la sua ascesa viene fermata da un polpaccio maligno che lo costringe più volte a degli stop prolungati. Ritroverà continuità di rendimento a fine stagione 2008-2009, dove assaggerà il gusto della gloria e della polvere nello spazio di pochi giorni: dal gol nel derby col Genoa all’errore dal dischetto che condanna definitivamente la Sampdoria nella finale di Coppa Italia contro la Lazio.

Nel luglio 2009 Hugo lascia Genova e si accasa a Napoli; dove, ironia della sorte, qualche mese più tardi sarà raggiunto proprio da Walter Mazzarri, chiamato in sostituzione di Roberto Donadoni. Si ricompone il connubio e per Campagnaro sarà la svolta: diventa titolare inamovibile della formazione azzurra e cresce esponenzialmente di livello, trascinando la formazione partenopea negli anni più importanti della propria storia dopo l’epoca di Maradona, con la prima qualificazione in Champions League e la conquista della Coppa Italia a spese della Juventus, rivincita dopo la beffa vissuta tre anni prima. Fino alla convocazione con la Nazionale argentina, arrivata a 32 anni in occasione di un’amichevole contro la Svizzera. Dimostra poi grande professionalità quando, nonostante le prime voci di mercato sul suo conto, fino all’ultimo giorno onorerà la causa azzurra, chiudendo la sua esperienza con un’altra qualificazione diretta in Champions.

A 33 anni, Hugo Boss è pronto e carico per questa nuova avventura in nerazzurro: pronto a smentire chi storce il naso sull’utilità del suo arrivo, specie in relazione all’età. Su di lui, è ovvio, garantisce Walter Mazzarri, che non mancherà di fare affidamento sulle sue doti di difensore caparbio e tenace, bravo anche in fase di appoggio verso la mediana, e sulla voglia di stupire tutti, in un ambiente dove troverà molti connazionali suoi amici che di certo renderanno più agevole l’impatto con la nuova realtà. Grintoso e arcigno in campo quanto riservato e schivo fuori, poco amante della vita mondana, Campagnaro vuole far vedere di avere ancora tante frecce al proprio arco e di dimostrare che se il nuovo tecnico interista lo vuole sempre al suo fianco in ogni battaglia, un motivo indubbiamente c’è.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 07 luglio 2013 alle 11:20
Autore: Christian Liotta
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