L'agente Giovanni Branchini racconta per Calciomercato.com la trattativa che segnò l'estate del 1997, quella che portò Ronaldo Luis Nazario da Lima dal Barcellona all'Inter. Rivelando che il Fenomeno era già un nome che circolava da tempo in orbita nerazzurra: "Ancora ai tempi di Ernesto Pellegrini fui contattato da Marino Mariottini, il ds di allora. Ronaldo giocava nel Cruzeiro e non era neanche maggiorenne. Costava qualche centinaio di migliaia di dollari, una discreta somma comunque per un giovanissimo. Mariottini se ne era letteralmente innamorato durante un viaggio in Brasile. Poi non se ne fece nulla. La seconda volta era accaduto  appena dodici mesi prima. Ronaldo, che giocava ormai in Olanda, arrivò con la fidanzata a Milano per fare shopping. In quell’occasione Massimo Moratti venne a saperlo e chiese di conoscerlo. Glielo presentai negli uffici della Saras, andammo là per un breve saluto".

Ritornando a parlare di quel lungo ed estenuante dialogo tra l'entourage di Ronie e il Barcellona, Branchini aggiunge: "Purtroppo per Moratti e gli altri pretendenti raggiungemmo l’accordo coi catalani. Fu indetta immediatamente una conferenza stampa per svelare i dettagli. Tensione a mille. Prima parlarono loro: il rinnovo è cosa fatta, abbiamo trovato l’accordo su tutto. Avevamo patteggiato per un accordo tutto sommato accettabile: 85% dello stipendio sul contratto federale e un ragionevole 15% di diritto d’immagine, come da consuetudine in Spagna, di molto inferiore rispetto alle loro proposte iniziali. Venne il mio momento: mi chiesero se fossi contento e io risposi: 'Se quello che è stato detto a voce si trasformerà in contratto, sì'. Ripeto, non mi fidavo del Barcellona e il fatto che avessero indetto una conferenza stampa ancora prima di firmare mi lasciava qualche sospetto. Uscii dalla sala e chiesi di poter telefonare con un poco di privacy, dovevo chiamare Milano dove Moratti era in fibrillazione: lo informai del raggiunto accordo col club catalano, reagì da signore, come sempre, facendo buon viso a cattiva sorte. Non dev’essere stato semplice. Ci aveva fatto la bocca, ormai… Agenti e dirigenti andarono quindi a mangiare al ristorante mentre in città a Barcellona si festeggiava il rinnovo dell’anno".

Poi, improvvisa, arriva la svolta: "Tornammo in ufficio per scrivere verso le 21 e scoprimmo che era cambiato tutto all’improvviso. Quello che avevamo concordato solo tre ore prima non era più vero. Credevo di sognare. In realtà mi angosciai moltissimo, sapevo di dover fare il mio dovere fino in fondo e questo significava rompere il rapporto di lavoro con un club glorioso come il Barcellona. Rientrai in albergo con Pitta e Martins dopo mezzanotte e dopo una lite furiosa con avvocato e presidente del club, il solo vicepresidente Gaspar - sapendo che non stavamo bluffando - ha cercato fino all'ultimo di mantenere un filo di trattativa, ma la proverbiale prepotenza del Barcellona rese impossibile qualunque accordo. Distrutti chiamammo Ronaldo per aggiornarlo e condividere con lui le nostre scelte. Ci seguì in un minuto, molto risentito per come il club si era comportato in tutti quei mesi di negoziazione. Da quel momento il Barça apparteneva al suo passato. Quindi chiamai Moratti....". Alla fine, il Barcellona, appellatosi alla Fifa per invalidare il trasferimento, si vide riconoscere mesi e mesi dopo appena un milione e mezzo di dollari di penale aggiuntiva dall’Inter.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 16 luglio 2016 alle 16:40
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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