Un rapporto spesso equivoco, in bilico tra esigenze tecniche quando non di bilancio e voglia di tutelare quelli che sono i migliori rappresentanti, costellato di esempi a volte poco fortunati di giocatori che una volta andati via hanno trovato una loro dimensione fino addirittura ad esplodere ma anche di grandi promesse poi evaporate. Il rapporto dell’Inter coi prodotti del proprio settore giovanile è un tema diventato nel corso degli anni molto delicato, vista e considerata la sempre ricca e qualitativa produzione di talenti da parte delle squadre giovanili nerazzurre, talenti che poi però finiscono spesso a vivere in maniera critica i primi anni del passaggio al calcio dei grandi. La cantera non passa più inosservata nemmeno agli occhi dei tifosi, che seguono con crescente attenzione le vicende dei nerazzurrini e che giustamente prendono a cuore le loro sorti, al punto da preoccuparsi e chiedere conto del loro destino, anche al cospetto dei piani alti.
E’ accaduto anche oggi, quando Piero Ausilio, direttore sportivo del club nerazzurro, che si è sottoposto al fuoco di fila delle domande dei sostenitori interisti nel corso dell’appuntamento settimanale previsto da Inter Channel. Un modo per offrire trasparenza sulle attività del club e per dare il proprio punto di vista, schietto e senza schermi, sull’attuale situazione, mettendoci la faccia e rispondendo in prima persona. E ad Ausilio, che proprio dal vivaio è partito per arrivare a ricoprire il ruolo di uomo-mercato nerazzurro, è toccato rispondere a parecchie domande sul tema giovani, a testimonianza del fatto che il tema è tutto fuorché secondario. Ausilio ha colto l’occasione per lodare il lavoro del grande Pierluigi Casiraghi, uno che di talenti ne ha fiutati tanti, e per ricordare come Roberto Mancini sia stato già in passato fautore dell’esordio di tanti ragazzi in prima squadra, tendenza confermata anche in questa second life interista.
Ma soprattutto, Ausilio ha approfittato per chiarire quelle che sono le situazioni più interessanti, per il presente e per il futuro immediato. Partendo dal nome di Federico Bonazzoli, rientrato col ghanese Alfred Duncan in un’operazione da 10 milioni in cambio della proprietà del cartellino dei due giocatori girata al club blucerchiato. Una scelta per alcuni incomprensibile, che ha addirittura fatto gridare allo scandalo anche qualche addetto ai lavori, certo che con Bonazzoli l’Inter ha dato via l’ennesimo talentissimo a cuor fin troppo leggero; ma un’operazione che ha una base e soprattutto una logica. Il perché, lo spiega lo stesso Ausilio: “Dovevamo trovare le risorse per fare cassa per prendere Brozovic e Shaqiri. Bonazzoli però è un'operazione che mi fa stare tranquillo, perché se la crescita sarà quella che speriamo, con Massimo Ferrero c'è un agreement che ci permette di riportarlo all'Inter”.
Non ha voluto chiamarla clausola di riacquisto, o, con termine più alla moda, di recompra, semplicemente per un motivo burocratico, visto che formalmente in Italia non è contemplato questo tipo di operazione così come avviene in Spagna. Ma il diritto di ricomprare il giocatore nell’arco di tre anni è comunque una garanzia di lungimiranza e di volontà di tenere sotto la propria ala il campioncino bresciano, regalandogli una vetrina dove avrà tempo e modo di crescere e imporsi, e tornare alla base quando sarà ritenuto pronto ad un prezzo ragionevole. Sull’effettiva utilità anche nell’immediato di Bonazzoli anche per la prima squadra si potrà discutere all’infinito, quel che è certo è che l’Inter vuole consegnare al tifo interista un Bona in versione campione affermato, sapendo che magari adesso dovrebbe sudare tantissimo per prendersi il posto in pianta stabile.
Stesso progetto previsto per un altro pupillo del vivaio, quel Lorenzo Crisetig che tanto bene sta facendo in quel di Cagliari, convincendo gradualmente Gianfranco Zola dopo Zdenek Zeman. Il suo futuro è tinto di nerazzurro, Ausilio lo ha garantito; e magari potrà esserlo in pianta stabile anche quello di Marco Benassi, che dopo un inizio un po’ balbettante sta diventando un punto fermo del Torino di Giampiero Ventura. E poi, George Puscas che ha tenuto testa al Napoli, i nuovi arrivi Italo e Zé Turbo, e la Primavera di Stefano Vecchi che al Viareggio è partita col botto scoprendo le abilità in zona gol di Boris Rapaic, con un Gaston Camara sempre più ispirato. Senza dimenticare quell’accordo con il Prato per lo sviluppo dei talenti freschi di fine trafila. Insomma, il vivaio promette di continuare ad essere una risorsa valida e potenzialmente inesauribile, ma solo con una gestione oculata e responsabile come promette di essere quella nerazzurra si può evitare la dispersione e esaltare il talento.
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