Nella gara di ieri, cornice di un anno che ha per i nerazzurri qualcosa di speciale, l’Inter di Simone Inzaghi sottoscrive un ulteriore, ennesimo, banco di prova che dice tanto di se stessa, del lavoro che l'allenatore piacentino ha svolto fino a questo momento e del percorso che le si prospetta davanti. Bella e impossibile da superare questa 'corazzata' di cui oggi è semplice tesserne le lodi, come 'lamenta' elegantemente Inzaghi ai microfoni nell'immediato post-gara: "Normale che oggi fa comodo a tutti dire che l'Inter è una corazzata ed è la favorita, ma ricordo che a luglio i giudizi non erano così" sbotta l'ex Lazio che con tanto di sorriso si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Un gioco di 'depurazione da tutti i pesi' che parte già dai 94 minuti in campo durante i quali la squadra di Inzaghi si conferma squadra più in forma e matura del campionato.
SETTE CON LA MATTA - Nel periodo più adatto a tirar fuori le carte da 'giuoco', a tirare la carta migliore del mazzo è ancora la squadra campione d'Italia, sempre più padrona di sé stessa e della classifica: decimo gol nelle ultime tre partite, a fronte degli zero score incassati in campionato dal 27 novembre in poi, match vinto per 2-0 in casa del Venezia. Quarantanove le reti totali finora realizzate, contro i 15 subiti in totale, uno in più del Napoli di Spalletti che ieri è inciampato contro lo Spezia, regalando un vantaggio al Milan ma ha perso gas rispetto alla capolista, oggi a +7. Numero questo ricorrente per i campioni d'Italia in carica che oggi, all'alba del giorno dopo della settima vittoria consecutiva, festeggia anche un saldo di +14 rispetto proprio agli azzurri di Spalletti, un mese fa 7 punti più in alto rispetto alla Beneamata. Un mese dai numeri da capogiro per il Biscione che oggi fa inorgoglire anche e soprattutto l'addestratore che non ha sbagliato l'occasione di mettere in mostra tutte le sue raffinate e ricercate doti da incantatore. All'Inter di giugno scorso, consacrata dallo Scudetto, Simone Inzaghi incide tanto, plasmandone addirittura la struttura cromosomica, riportando alla luce quel tanto silenziato tratto di matta, talvolta borderline, squadra dalle mille sfaccettature. Sette con la matta.
BELLA E IMPOSSIBILE - Filosofia e gioco inzaghiani, ancora una volta sottolineati e incensati da Alessandro Bastoni che nel post-gara parla per l'ennesima volta dello "zampino" di un allenatore "che ci dà imprevedibilità che l'anno scorso magari ci mancava un po'". Imprevedibilità e bellezza, termini questi gettonati nelle disamine delle ultime settimane della Beneamata, che trovano il miglior alleato in esperienza, consapevolezza e maturità che lo scudetto e il percorso di crescita avuto la scorsa stagione ha portato alla squadra, dimostrati ieri contro il Torino. La squadra di Ivan Juric, come spesso accade con le sue squadre, si presenta a San Siro con la classica sfacciataggine juriciana che non arretra davanti a nessun avversario, campioni d'Italia compresi, talvolta mandati in difficoltà da una manovra ben impostata che ne asfissiava a tratti le trame. È proprio in questa occasione però che i nerazzurri mostrano la loro duttilità tattica e mentale, carta alla fine vincente contro il Toro che porta a casa i tre punti cornice di una squadra impossibile da battere anche quando poco bella, oltre che di anno sempre più bello e in crescendo.
SETTEBELLO - E non solo il risultato utile ancora una volta portato a casa: a mostrarsi in tutta la sua bellezza è il nerazzurro con il 7 sulle spalle. Entrato con il piglio dall'elettricità giusta per dare una scossa ai compagni, intrappolati in un soporifero ritmo di una partita che trova in Lautaro il meno in forma del match della squadra di casa. Per un Lautaro che non incide in uscita, un Sanchez elettrico in entrata, ma anche il cileno dal canto suo non trova attimo e guizzo giusto per incidere sulla gara. Ciononostante il suo ingresso in campo porta ossigeno, verve e quel tocco di bellezza mancata nei settanta minuti precedenti e che tanto è balzato all'occhio. Giocate che trovano nel palo preso in pieno all'88esimo l'occasione più nitida e ghiotta, sprecata per tanto così, che infondono qualche nota di bellezza ad un'Inter che contro i granata ha agito con tanto di freno inibitorio tirato che ha ne ha frenato gli estetismi a favore di una rara conservatoria ma sempre valida filosofia del 'fare ciò che va fatto'. Questa emblematica di un'Inter sempre più matura che sa fare di sé la gestione che vuole.
SETTE CON LA MATTA - Nel periodo più adatto a tirar fuori le carte da 'giuoco', a tirare la carta migliore del mazzo è ancora la squadra campione d'Italia, sempre più padrona di sé stessa e della classifica: decimo gol nelle ultime tre partite, a fronte degli zero score incassati in campionato dal 27 novembre in poi, match vinto per 2-0 in casa del Venezia. Quarantanove le reti totali finora realizzate, contro i 15 subiti in totale, uno in più del Napoli di Spalletti che ieri è inciampato contro lo Spezia, regalando un vantaggio al Milan ma ha perso gas rispetto alla capolista, oggi a +7. Numero questo ricorrente per i campioni d'Italia in carica che oggi, all'alba del giorno dopo della settima vittoria consecutiva, festeggia anche un saldo di +14 rispetto proprio agli azzurri di Spalletti, un mese fa 7 punti più in alto rispetto alla Beneamata. Un mese dai numeri da capogiro per il Biscione che oggi fa inorgoglire anche e soprattutto l'addestratore che non ha sbagliato l'occasione di mettere in mostra tutte le sue raffinate e ricercate doti da incantatore. All'Inter di giugno scorso, consacrata dallo Scudetto, Simone Inzaghi incide tanto, plasmandone addirittura la struttura cromosomica, riportando alla luce quel tanto silenziato tratto di matta, talvolta borderline, squadra dalle mille sfaccettature. Sette con la matta.
BELLA E IMPOSSIBILE - Filosofia e gioco inzaghiani, ancora una volta sottolineati e incensati da Alessandro Bastoni che nel post-gara parla per l'ennesima volta dello "zampino" di un allenatore "che ci dà imprevedibilità che l'anno scorso magari ci mancava un po'". Imprevedibilità e bellezza, termini questi gettonati nelle disamine delle ultime settimane della Beneamata, che trovano il miglior alleato in esperienza, consapevolezza e maturità che lo scudetto e il percorso di crescita avuto la scorsa stagione ha portato alla squadra, dimostrati ieri contro il Torino. La squadra di Ivan Juric, come spesso accade con le sue squadre, si presenta a San Siro con la classica sfacciataggine juriciana che non arretra davanti a nessun avversario, campioni d'Italia compresi, talvolta mandati in difficoltà da una manovra ben impostata che ne asfissiava a tratti le trame. È proprio in questa occasione però che i nerazzurri mostrano la loro duttilità tattica e mentale, carta alla fine vincente contro il Toro che porta a casa i tre punti cornice di una squadra impossibile da battere anche quando poco bella, oltre che di anno sempre più bello e in crescendo.
SETTEBELLO - E non solo il risultato utile ancora una volta portato a casa: a mostrarsi in tutta la sua bellezza è il nerazzurro con il 7 sulle spalle. Entrato con il piglio dall'elettricità giusta per dare una scossa ai compagni, intrappolati in un soporifero ritmo di una partita che trova in Lautaro il meno in forma del match della squadra di casa. Per un Lautaro che non incide in uscita, un Sanchez elettrico in entrata, ma anche il cileno dal canto suo non trova attimo e guizzo giusto per incidere sulla gara. Ciononostante il suo ingresso in campo porta ossigeno, verve e quel tocco di bellezza mancata nei settanta minuti precedenti e che tanto è balzato all'occhio. Giocate che trovano nel palo preso in pieno all'88esimo l'occasione più nitida e ghiotta, sprecata per tanto così, che infondono qualche nota di bellezza ad un'Inter che contro i granata ha agito con tanto di freno inibitorio tirato che ha ne ha frenato gli estetismi a favore di una rara conservatoria ma sempre valida filosofia del 'fare ciò che va fatto'. Questa emblematica di un'Inter sempre più matura che sa fare di sé la gestione che vuole.
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