Siamo tutti in attesa di una riconciliazione. E non importa se sarà pubblica o privata, basta che abbia luogo sul rettangolo di gioco o tra le mura di Appiano Gentile. Mourinho e Balotelli si sono scontrati nuovamente, durante il secondo tempo di Inter-Fiorentina di Coppa Italia. Apparentemente nulla di che, molti giocatori mandano a quel paese il proprio allenatore e non gli stringono la mano in occasione di una sostituzione poco gradita. Ma la differenza in questo caso è duplice: in primis, Mourinho è special, quindi non reagisce allo stesso modo degli altri allenatori. In secondis, Balotelli non è nuovo a comportamenti poco graditi al suo tecnico e spesso questo lo ha portato a chiudersi in sé stesso, salvo reagire in modo scomposto a determinate situazioni solitamente normali (applausi e gesti al pubblico che lo fischia, per esempio). Che SuperMario sia in preda a un nervosismo ingiustificato è evidente e anche ieri sera tale malcontento è esploso dopo un banale richiamo da parte di Mourinho. Il quale, tra l’altro, aveva perfettamente ragione chiedendogli di tornare in difesa a dare una mano ai compagni. Puntuale, poco dopo, è arrivata la sostituzione, una delle tante lezioni di vita impartite dal portoghese al giovane originario del Ghana.

L’insofferenza di Balotelli nel rapporto con Mou è iniziata a gennaio scorso, quando un mese di castigo lo spinse a chiedere la cessione in Premier League, dove Zola e il West Ham lo attendevano a braccia aperte. Da allora una serie di polemiche piccole e banali, che però hanno stuzzicato il carattere bellicoso del giovane talento. Poi, tra dichiarazioni improntate sulla gestione da psicologo e l’impiego di bastone e carota, ecco a novembre l’ennesimo episodio clou: Mario fa visita ai bambini del centro Don Gnocchi e tra il serio e il faceto dice di tifare Milan. Mourinho il giorno dopo non se la prende contro la sua passione calcistica, ma critica il fatto che il ragazzo si sia portato dietro i giornalisti. Un commento che, nessuno dubita, Balotelli non ha affatto mandato giù. Tra alti e bassi, si è arrivati poi alla trasferta di Verona, che ha visto l’attaccante protagonista del gol decisivo e di una dichiarazione poco gradita alla gente del posto, che lo ha persino costretto a una rettifica ufficiale. Mou nella fattispecie non lo ha stuzicato, ma di certo è difficile sostenere che siano solo i fischi a scatenare certe uscite di Balotelli.

Panchine e scampoli di gioco dopo, l’attaccante è arrivato a giocare titolare spesso, alternando grandi prestazioni a prove sottotono, come quella di ieri sera, conclusasi con i guanti lanciati a terra in segno di rabbia per la sostituzione. Insomma, neanche le frasi rassicuranti di papà Massimo Moratti, che ha spesso e volentieri auspicato una crescita personale del suo gioiello, associata magari a una pace interna con Mourinho, hanno smosso più di tanto la situazione, sempre in bilico. Due personalità così sono destinate a scontrarsi spesso, è inevitabile, ma ciò che conta è che remino nella stessa direzione per il bene dell’Inter. Balotelli di certo non verrà ceduto, Moratti è stato sempre chiaro in tal senso, ma deve essere lui a crescere dal punto di vista umano e accettare le regole del gioco. Reagire male alle circostanze poco gradite non serve a lui né ai compagni, che non gli fanno mai mancare il loro appoggio ma spesso anche qualche tirata d’orecchie (l’ultima di Materazzi, proprio ieri sera).

Il tempo gioca per lui, potrà fare grandi cose ma il talento da solo non basta. Ci vuole spirito di sacrificio e abnegazione, doti apprezzate da tutti gli allenatori e soprattutto da uno come lo Special One. Il quale, senza ombra di dubbio, dentro di sé stravede per la classe di questo 19enne con ampi margini di miglioramento, e sicuramente si dispare più di quanto dia a vedere quando lo vede sprecare il dono che gli dei del calcio hanno voluto fargli…

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 04 febbraio 2010 alle 20:20
Autore: Fabio Costantino
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