Un debutto da non perdere quello del direttore sportivo dell'Inter, Piero Ausilio, nella Prima Serata di Inter Channel. Si parte con i consigli pratici, quelli di un tifoso della Svizzera nerazzurra che sogna di fare un provino in un grande club, anche se proprio Ausilio spiega: "Un giocatore classe '95, come colui che scrive, difficilmente può avere la possibilità di accedere al calcio professionistico attraverso un provino. Di solito, entro i 14 o 15 anni, un giocatore deve avere già un percorso organizzato di crescita con una squadra di calcio e sfruttare poi lo scouting delle società italiane ed estere".
"Non esiste un parametro preciso che faccia capire a priori quando un talento è pronto, - continua Ausilio -, sicuramente l'età conta tanto. Nei ragazzi più piccoli cerchi di intravedere attitudini e possibilità, nei più grandi, più completi, ti dedichi ad osservare aspetti più specifici quali la fisicità, la personalità, il sapere stare in campo, particolari, atteggiamenti. Io sono un po' della vecchia scuola, quella di Casiraghi - il nostro maestro - e non mi piace vedere un giocatore che potremmo prendere troppe volte. Lui ha sempre detto che bisogna limitarsi a guardarlo per due, tre volte al massimo perchè altrimenti si rischia di concentrarsi sulle cose che non vanno mettendo da parte quelle che all'inizio ti hanno impressionato".
"Ho fatto il calciatore, centrocampista, o almeno ci ho provato: tutte le trafile alla Pro Sesto, fino a quando la mia carriera è stata interrotta ufficialmente per un infortunio grave e io dico sempre che è stata la mia fortuna. Ho fatto calcio in modo diverso, avrei voluto fare l'allenatore, ma hanno capito che pure lì non era il caso..(ndr, sorride)".
Attraverso il racconto esclusivo nella "Prima Serata" di Inter Channel, si arriva a scoprire dove l'attuale direttore sportivo dell'Inter, Piero Ausilio, abbia iniziato a muovere i primi passi nel mondo del calcio poco prima dell'arrivo della telefonata di Davide Aggio, colui che fu suo allenatore nei Giovanissimi e degli Allievi della Pro Sesto e che rivela: "Piero era un centrocampista alla Cambiasso, faceva già il dirigente in campo. Luca Castellazzi, attuale collaboratore di Leonardo, era vice-capitano di quella squadra. Qualcuno non crede al fatto che giocava a calcio? Certo, confermo tutto (ndr, sorride)".
La parola torna poi ad Ausilio, che spiega il percorso che lo ha portato a diventare l'attuale direttore sportivo del Club nerazzurro: "Non credo esista un solo modo per fare carriera. Ognuno ha la sua storia, per la maggior parte si tratta di giocatori che, chi più chi meno, hanno fatto carriera in serie A, B, C e poi in modo quasi naturale hanno trovato sbocco in questo senso. Che cosa deve fare un giovane che aspiri a diventarlo? Posso solo dire di dedicarsi con passione a quello che anche per me era un sogno. Ai tempi per me fu determinante il presidente della Pro Sesto (ndr, Giuseppe Peduzzi), io volevo allenare, lui era convinto che avevo delle qualità diverse e mi convinse, anche se non fu facile. Poi, ho cambiato percorso, ho iniziato a fare il responsabile del Settore Giovanile con Pierluigi Casiraghi che era responsabile tecnico, poi ho fatto anche esperienze vicine alla prima squadra della Pro Sesto e poi nel 1998 sono arrivato all'Inter come segretario. Non posso dire di non aver fatto gavetta...tra una cosa e l'altra sono quasi 20 anni che sono in giro. Questi sono sicuramente messaggi positivi, ce la si può fare anche al di là delle strade veloci".
"Noi ci impegniamo tutti i giorni, ma non è facile perchè bisogna anche considerare quella che è la concorrenza. Facciamo questo mestiere con grande passione e voglia, la grande spinta è data davvero dall'amore per questo lavoro. Com'è vivere l'Inter? Noi siamo innamorati di questa Società, di questo ambiente, è il piacere di stare insieme e vivere questo lavoro come la gioia più bella che ci potesse capitare".
E questo vale anche quando ci sono le critiche perchè - come spiega Ausilio - "quelle intelligenti possono anche essere costruttive, anche se le cose giuste fatte fino a qui sono state di più di quelle sbagliate. Poi, bisogna essere onesti, bisogna giudicare le operazioni messe a punto su un periodo medio-lungo, non si può pensare a una sola stagione o all'ultima. Quest'anno crediamo di aver fatto bene con le richieste che abbiamo avuto: pur dovendo andare a incidere sul taglio degli ingaggi, ad esempio, siamo riusciti a mantenere - se non addirittura migliorare - la competitività, grazie anche alla grande disponibilità e empatia che hanno dato e avuto i nostri giocatori con l'allenatore. Chiaro che possiamo migliorare, ma io credo che le operazioni fatte sono state fatte bene con un taglio del 50% sugli ingaggi".
Dal mercato al calcio giocato per scoprire che anche Piero Ausilio è un "sostenitore delle squadre B, da non confondere con un campionato riserve, che è in realtà soltanto un riportare la categoria della Primavera a quello che era il vecchio regolamento, dando quindi la possibilità a un '94 di avere anche un altro sbocco. La squadra B invece è quella che partecipa a un campionato, che affronta squadre in campo per fare risultato, per guadagnare a fine mese. Il meccanismo del campionato spagnolo è molto semplice, devi giocare, contano i punti, le vittorie.. Come si arriva in prima squadra dalla Primavera? L'anomalia sta nei percorsi di Mario Balotelli o di Davide Santon, passaggi così sono una casualità perchè ne ricordiamo due e in 15 anni averne due è già un successo. Il percorso più normale tra Primavera e prima squadra prevede un passaggio in campionati minori. I nostri giovani? Per ognuno di loro è stato fatto un percorso che tiene conto di tante cose: ci sembrava eccessivo ad esempio trattenere in prima squadra sia Samuele Longo che Marko Livaja, quest'ultimo sta riuscendo a trovare spazio, ma ci sembrava eccessivo sacrificarli entrambi. Avevamo avuto l'esperienza di Coutinho all'Espanyol e ci aveva soddisfatto a pieno. Trovare un club disposto a investire su un ragazzo senza avere risvolti economici, ma soltanto tecnici, non è facile".
Si parla anche di mercato: "La logica del migliorare la nostra squadra è sempre esistita e sempre esisterà. Quando si prende un giocatore si è sempre convinti di fare la scelta migliore, poi magari si sbaglia, ma io posso dire senza presunzione che all'Inter in questi anni le cose fatte bene sono state di più di quelle sbagliate. L'obiettivo è sempre migliorare e questa logica è la mia, quella di Marco Branca, del Mister e del Presidente Moratti. Jung? È un ragazzo giovane, non posso negare che lo stiamo seguendo, ma da qui a dire che abbiamo fatto dei passi decisivi ce ne passa".
Dalla fascia al centro della difesa dove tra i tre giocatori sullo schermo - Angelo Ogbonna, Vlad Chiriches, Igor Lichnovsky - Ausilio spiega che il giocatore maggiormente pronto quello "è sicuramente Ogbonna", mentre tra le opzioni mostrate a centrocampo il direttore sportivo parla "solo di Quintero perchè mi è già capitato di parlare di questo ragazzo. Su di lui abbiamo provato a fare qualcosa, il problema è quando ti trovi di fronte a dei giovani di talento con passaporti stranieri devi fare delle scelte legate al momento. Il Pescara ha sfruttato la possibilità di poterlo tesserare, noi ci abbiamo provato, avremmo dovuto strutturare l'operazione con la collaborazione di altre società, ma abbiamo dovuto lasciare perdere. Lo stiamo comunque seguendo e sono contento che sia arrivato in Italia perchè è un ragazzo di qualità, giovane e sta facendo bene".
Parlando di Pescara si arriva a parlare anche di Marco Verratti. A proposito dell'attuale centrocampista del Psg, Ausilio non nasconde che "è un ottimo calciatore, credo che nel suo percorso di crescita abbia avuto un momento determinante quando da Zeman è stato spostato di ruolo, giocava come trequartista, un po' come Pirlo, ma rispetto a lui questo percorso di arretramento l'ha fatto in età molto giovane. È stata poi un'invenzione di Carlo Ancelotti quella di schierarlo come vertice basso e oggi è diventato tra i migliori. Gli auguro lo stesso percorso di Pirlo, ha tanta qualità, ma nella vita ci sono dei momenti.
Quando abbiamo avuto noi la possibilità di parlare di questo ragazzo, nel luglio scorso, avevamo fatto un grande investimento con un giocatore che sarà il futuro dell'Inter e che è Guarin, poi sono arrivati con la formula del prestito Gargano e Mudingayi, che serviranno tantissimo alla causa dell'Inter, diversissimi da Verratti, ma con profili dei quali noi avevamo bisogno. Credo che la speranza su Verratti, non solo la nostra, fosse quella di guadagnare un po' di tempo, ma quando arrivano questo tipo di club come il Psg, come successo con Lavezzi o con Lucas, non puoi fare molto. Il Psg arriva sempre a comprare i nostri obiettivi dopo il nostro lavoro di scouting? È una curiosità che devo togliermi con Leonardo..(ndr, sorride). Ovviamente sto scherzando, lui è bravo".
Al direttore sportivo dell'Inter, i tifosi nerazzurri chiedono anche di Lazar Markovic, giocatore serbo del Partizan Belgrado: "È un ragazzo giovane, di talento, ma che deve ancora sicuramente crescere perchè non può bastare una partita, quella giocata contro di noi a San Siro, per dire che è quello giusto per noi. Mi dicono sia un ragazzo serio, che lavora, ma per lui vale lo stesso discorso fatto per Quintero perchè anche lui è un extracomunitario, la Serbia di fatto non è nell'Unione Europea e quindi Markovic è considerato come un brasiliano. Certamente è un profilo che continueremo a seguire".
Giocatori ai quali fa bene cambiare aria, vedi Lodi, Bergessio, Cigarini, "non sono stravaganze, - spiega Ausilio - perchè capita di avere a che fare con calciatori che in un determinato ambiente danno il meglio. Cigarini e Denis a Bergamo, ad esempio, possono avere un futuro importante, anche se io considero già tali le squadre dove sono attualmente".
Si fatica a concludere operazioni di calciomercato in Germania? Questo viene chiesto a Piero Ausilio ipotizzando un contatto con il difensore del Borussia Dortmund Mats Hummels per il dopo-Samuel. "La Germania in questo momento sta bene - dice il ds -, sta seguendo un progetto importante che comprende stadi, Settori Giovanili e oggi sta raccogliendo i frutti di questo lavoro".
La raffica di nomi continua con Funes Mori ("lo stiamo monitorando, ma non più di tanti altri. Certo che andare in Argentina e non vedere il River sarebbe strano...è una di quelle società che viene sempre seguita"), Giuseppe Rossi ("sta cercando di recuperare al meglio, è lontano dal campo da un anno e mezzo. Gli auguro ogni bene, intanto aspettiamolo, poi vediamo"), passa dall'ipotesi di un Nagatomo dal futuro alla Zanetti ("glielo auguro, è un giocatore utilissimo per la sua capacità di adattarsi mantenendo una performance di ottimo livello") e arrivando a spiegare infine come nacque l'operazione-Coutinho: "È sempre stato molto considerato in Brasile, un giocatore del quale già tutti parlavano e insieme a lui c'era Neymar. In quel momento parlare di uno in termini migliori dell'altro era difficile. La differenza è che con Philippe siamo riusciti a trovare le condizioni giuste per prenderlo, è rimasto due anni a giocare al Vasco per maturare e crescere, abbiamo trovato grande disponibilità e collaborazione del club brasiliano ed è arrivato in Italia poco prima dei 18 anni, nell'agosto 2010. Oggi sarebbe impossibile fare un'operazione del genere a quelle stesse condizioni economiche. La situazione di Neymar con il Santos era una situazione complicata, è un giocatore desiderato da tutta Europa e non credo si muoverà da lì prima del Mondiale del 2014".
E parlando di futuro, Ausilio spiega su quali linee proseguirà il lavoro della Società nerazzurra: "Noi siamo stati tra i primi in Italia - nel 2001/2002, con Martins e Pandev ad esempio -, precursori del concetto di Settore Giovanile internazionale. Abbiamo preso ad esempio Biabiany, allora non giocava neanche a livello professionistico, ma da un po' di tempo l'input che abbiamo intrapreso insieme con Roberto Samaden e Pierluigi Casiraghi - un po' diversamente rispetto al nostro passato - è quello di riscoprire il talento italiano. Grande scouting sui ragazzini più piccoli e tantissima presenza di calciatori italiani".
In chiusura a chi chiede al direttore sportivo dell'Inter di evitare polemiche ulteriori con la Juventus perchè non ne vale la pena, lui replica con poche e chiare parole: "Onestamente, noi parliamo davvero poco, non siamo certo famosi per essere persone particolarmente loquaci".
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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