Nome: Ricardo Gabriel. Cognome: Alvarez. Soprannome: Maravilla, come Alexis Sanchez, il grande sogno dei tifosi nerazzurri per quasi tutta l’estate. Con il cileno, però, al di là del nickname, l’argentino ex Velez ha poco in comune. Più centrocampista che attaccante, mancino, inesperto e forse ancora acerbo per il calcio che conta. Non a caso, pur trattandosi di un giovane talento, non era neanche titolare dell’undici che ha vinto il torneo argentino nell’ultima stagione. Gli stava infatti davanti quel Maxi Moralez che oggi fa la gioia dell’Atalanta. Ma quando entrava, Alvarez era in grado di mostrare mirabilie, le stesse che hanno entusiasmato Massimo Moratti (che per i mancini ha una sorta di predilezione), tanto da convincerlo a investire circa 13 milioni di euro per lui per soffiarlo a Roma e Arsenal. E di questi tempi si tratta di una cifra importante in casa Inter.

Entrato in punta di piedi, caricato di aspettative, nell’ambiente nerazzurro, Alvarez sta facendo ancora fatica a capirlo. L’impegno e la professionalità non mancano, resta però qualche perplessità sul suo inserimento, sulle sue caratteristiche fisiche (longilineo, non è un fulmine di guerra in velocità), sulla sua capacità di apprendimento tattico. Strano, visto che in teoria Ricky Maravilla sarebbe la duttilità fatta a calciatore: centrocampista centrale, laterale, ala, seconda punta, trequartista. Insomma, dove lo metti sta. Ma con quali risultati? Finora del suo talento si è visto poco e Gasperini gli ha concesso solo scampoli di partita, dopo averlo fatto esordire da titolare nel derby di Supercoppa. A Palermo è entrato nella ripresa e si è posizionato a centrocampo durante la concitata fase finale del match. Contro il Trabzonspor è entrato sullo 0-0, dopo un quarto d’ora del secondo tempo, senza tuttavia incidere e guadagnandosi, da nuovo arrivato, i fischi del pubblico che sembra non intravedere in lui la conferma delle aspettative estive.

Poi, la tribuna contro la Roma, in favore di Muntari, che agli occhi di molti è parsa una sonante bocciatura. Gasperini nel dopo-gara ha spiegato che aveva bisogno di un centrocampista con le caratteristiche di Muntari e ha portato in panchina con sé il ghanese. Scelta che, i ben informati sostengono, non è stata gradita da Moratti. Il presidente, che lo ha accostato addirittura a Mariolino Corso, considera Alvarez uno dei suoi gioielli e vorrebbe vederlo valorizzato. Ma il desiderio del numero uno di Corso Vittorio Emanuele al momento si scontra con le necessità tecnico-tattiche di Gasp, che prima di crescere i giovani deve pensare a vincere e consolidare la propria posizione in seno al club. Poi ci sarà tempo per i vari Alvarez, Castaignos, Coutinho e via discorrendo.

Non è dato sapere se per domani a Novara l’argentino, ‘protetto’ dal clan dei connazionali, soprattutto da Zanetti, sarà convocato, ma tutto lascia presagire che, dopo l’impatto di Muntari con il pubblico, difficilmente Gasperini ripeterà l’esperimento. Darà pertanto fiducia a Ricky Maravilla, facendo la gioia di Moratti e di chi crede si tratti davvero di un campione, ancora da far esplodere. Potenzialmente non gli manca nulla in teoria per diventare un grande, il suo sinistro gli consente di fare cose per altri difficili anche solo da immaginare, ma questo non basta per sfondare. La storia di Recoba insegna che essere il pupillo del presidente non è garanzia di leadership nel gruppo, quindi Alvarez dovrà lavorare sodo per convincere anche l’allenatore a dargli fiducia. Altrimenti, oltre alla delusione per un caso Recoba-bis, Moratti dovrebbe ingoiare un altro boccone amaro, vale a dire un investimento (cospicuo) sprecato. Inaccettabile, di questi tempi.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 19 settembre 2011 alle 13:00
Autore: Fabio Costantino
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