E' bastata una partita per definire l'Inter una squadra cattiva. Dopo il match contro la Roma si è letteralmente sollevato un polverone, spinto soprattutto dalla sponda giallorossa e dalle parole di Ranieri nello specifico, che ha preso di mira gli uomini di Mourinho, rei di usare la prepotenza fisica per intimidire l'avversario. Uno sfogo che, a ragione, il presidente Moratti ha definito antipatico, evidenziando come la rudezza e la cattiveria agonistica non facciano parte delle caratteristiche della squadra campione d'Italia. De Rossi ha avuto la peggio e in campo i contrasti sono stati frequenti, nulla da dire. Ma da qui a etichettare violenti dei giocatori che puntano sulla tecnica in primis ce ne passa.

Tuttosport, per esempio, dopo un'attenta e dettagliata analisi dell'incontro evidenzia come, a causa della serata storta dell'arbitro Rocchi, sul suo taccuino manchino almeno 2 espulsioni e diverse ammonizioni a carico dei nerazzurri, che hanno letteralmente e sistematicamente usato le maniere forti sul portatore di palla avversario. Posto che i falli non sono stati commessi solo dai padroni di casa e qualche intervento ruvido è partito anche dall'altra parte, sarebbe il caso di prendere d'esempio le parole di Totti, che ha sì sottolineato come in campo gli interventi fallosi siano stati molti e spesso duri, ma ha voluto giustificare quanto accaduto dicendo che fa parte del gioco. E se lo dice lui che è spesso preso di mira dai difensori avversari, forse un po' di credito lo meriterebbe.

Mourinho a fine gara si è lamentato del fatto che i giocatori della Roma erano sempre a terra. Qualche volta ne avevano tutte le ragioni, ma molte altre si trattava di pura gestione del cronometro, i classici 'svenimenti' che rosicchiavano secondi preziosi per una squadra a cui il punteggio andava bene e che scatenavano l'ira del pubblico, aumentando di conseguenza la tensione in campo. E' accaduto più di una volta, infatti, che dopo l'intervento della barella, una volta fuori dal rettangolo di gioco, le 'vittime' dei falli erano pronte a chiedere il permesso di poter rientrare. La perdita di tempo classica, che rapresenta anche un insulto all'intelligenza dell'arbitro, indotto a reclamare l'intervento dello staff medico salvo poi rendersi conto che non ce ne sarebbe stato bisogno. Non a caso, lo stesso Rocchi a un certo punto del match ha invitato i giocatori a terra a rialzarsi immediatamente, minacciandoli con una possibile ammonizione.

Siamo sempre nel campo della lealtà sportiva, quella che ignorano coloro i quali rimangono stremato al suolo per impedire all'avversario di andare in contropiede, chiamando in causa la sua coscienza sportiva. Trucchi e nulla più, quelli che rendono il calcio un gioco dove i furbi la spuntano sugli onesti, un comportamento che è ben più grave degli interventi da tergo ruvidi che, come dice Totti, fanno parte del gioco. Se Rocchi avesse tenuto in mano le redini del match, forse lo stesso si sarebbe svolto con maggiore serenità. Bastava chiamare in campo qualche barella in meno ed estrarre inizialmente qualche giallo in più. Però, a questo punto, dire che l'Inter è una squadra prepotente (nessun avversario si è mai lamentato di questo, ndr) significa allontanare il mirino da altre responsabilità di pari peso.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 10 novembre 2009 alle 10:56
Autore: Fabio Costantino
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