Quattro gol sono tanti, troppi. E potevano essere addirittura 5, se Handanovic non avesse neutralizzato il rigore più ininfluente della sua carriera. L’Inter se l’è giocata alla pari, a tratti anche meglio contro il Napoli al San Paolo, e questo è il bicchiere mezzo pieno. Poi, però, resta solo quello vuoto, un quinto posto in classifica e un meno 7 dalla terza piazza, che vale un posto Champions. Mazzarri parla di sfortuna, di danni arbitrali, e non ha torto. Parla di crescita sul piano del gioco, e anche in questo caso ha ragione. Ma anche lui ha qualche responsabilità su una sconfitta troppo pesante rispetto ai valori visti sul rettangolo di gioco.

EFFETTO BOOMERANG - Al di là degli errori dei singoli, su cui un allenatore non può nulla soprattutto quando a tradirlo sono due punti fermi (Nagatomo e Campagnaro), è l’impostazione tattica dell’Inter che alla lunga è costato questa sconfitta. Paradossalmente, il pregio della serata, l’atteggiamento propositivo e colmo di personalità, ha sortito un effetto boomerang che si è ritorto sulla prestazione dalla cintola in giù. Bene nella metà campo avversaria, male, malissimo dietro dove i tre centrali, quando non si fanno male da soli, vengono supportati con il contagocce dal centrocampo. Non è un caso se il migliore dei mediani, Cambiasso, ha fatto la differenza in attacco ma non in difesa, dove si è visto poco nelle ripartenze partenopee. Taider e Alvarez, al contempo, si sono eclissati abbandonando i tre centrali e gli esterni, quando capaci di rientrare, al loro destino. Provare a imporre il proprio gioco a Napoli, affrontando contropiedisti di primo livello come Insigne, Mertens e Callejon, alla lunga si è rivelato un autogol.

COME NEL 2011 - Altro paradosso della serata, è che il Napoli ha vinto con le armi tipiche di Mazzarri: difesa (piuttosto fragile) e contropiede, favoriti dalla spaccatura a centrocampo palesata dai nerazzurri. Si pensi che nel solo primo tempo, oltre a tre reti, i padroni di casa hanno colpito un palo e in avvio di ripresa solo un miracoloso Rolando ha negato a Higuain la a ripartenza del 4-2. In parole povere, ogni volta che il Napoli superava la metà campo seminava il terrore tra gli avversari. La serata di ieri riporta alla mente un altro match della recente storia nerazzurra: Milan-Inter del 2 aprile 2011, partita spartiacque nella corsa scudetto. Allora Leonardo impostò una squadra tremendamente sbilanciata, con il solo Thiago Motta a protezione della difesa, contro avversari privi di Ibrahimovic e obbligati a puntare tutto sul contropiede. Ne venne fuori una disfatta (3-0) che mise fine ai sogni di Leomuntada.

WALTER & LEO - Cosa hanno in comune questi due incontri, a parte la scelta di entrambi i tecnici di giocarsela a viso aperto contro una diretta concorrente per l’obiettivo in corso? Il passato dei due allenatori. Sia Mazzarri sia Leonardo affrontavano infatti, per la prima volta, il loro recente passato, intenso e con più di uno strascico polemico. Probabilmente la voglia di dimostrare di aver fatto la scelta giusta, di zittire i fischi e di provare non solo a vincere, ma a stravincere, è costata una sonora batosta. In entrambi i casi, le partite sono state caricate, anche involontariamente, di contenuti extra calcistici, più strettamente personali a chi le ha preparate, e sul campo l’impostazione scelta è stata pagata a caro prezzo. Si tratta di una delle tante chiavi di lettura, ma è chiaro che quel derby per Leonardo così come la trasferta a Napoli per Mazzarri non erano partite normali per i due allenatori. L’allenatore di San Vincenzo si è detto comunque soddisfatto della prestazione, ma il saldo punti piange e in campo si continuano a denotare scompensi preoccupanti. Gli stessi evidenziati solo una settimana prima contro il Parma a San Siro e che avrebbero dovuto far suonare un campanello d’allarme. Nel 2011 Leonardo aveva già goduto di una campagna acquisti importante, che aveva raddrizzato una rosa non all’altezza. Mazzarri spera di avere, con il brasiliano, anche questa aspetto in comune.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 16 dicembre 2013 alle 11:48
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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