A due giorni dalle sentenze di Napoli, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano appare l'opinione di tre editorialisti, tra cui quella di Marco Travaglio: "Il calcio italiano era nelle mani della Juventus di Moggi e Giraudo e del Milan di Berlusconi e Galliani, che facevano il bello e il cattivo tempo attraverso manutengoli come il vicepresidente della Figc Mazzini, i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo e un harem di arbitri e guardalinee di fiducia. Il presidente Carraro fingeva di non vedere. Così come la giustizia sportiva e gli altri organi di controllo. Chi si sottometteva alla Cupola (la Lazio, la Reggina, la Roma da una certa fase in poi e altri) aveva diritto di esistere; chi si ribellava, come inizialmente la Fiorentina dei Della Valle, o era fuori dal giro, come Moratti e Gazzoni Frascara, veniva bastonato".

Travaglio aggiunge: "I Della Valle, secondo l’accusa, vedendo la loro Fiorentina perseguitata dagli arbitri, andarono a baciare la pantofola dei Mazzini e dei Moggi, e i viola si salvarono in extremis a scapito del Bologna di Gazzoni. L’Inter intanto continuava a spendere e spandere senza toccare palla. Finché Facchetti tentò anch’egli di entrare nel giro, ma con scarsi risultati. Tutti sapevano come andavano le cose, ma nessuno denunciava (a parte Zeman, Baldini e pochi altri outsider, subito messi fuori gioco). Anche molti giornalisti sportivi e moviolisti, che infatti Moggi curava amorevolmente con regali e scoop-omaggio. Gli arbitri che sbagliavano nella direzione giusta venivano premiati, gli altri finivano anzitempo la carriera".

Alla fine si sottolinea come "le mirabolanti intercettazioni sfoderate dalla difesa dimostrano al massimo che l’Inter tentò di entrare nel giro, non che ha commesso reati". Conclusione sulla figura di Moggi: "Quando Umberto Agnelli lo ingaggiò, Moggi era imputato a Torino per aver fornito prostitute ad arbitri per le partite di Uefa del Torino. Quindi fu assunto proprio perché si sapeva chi era e come operava. Moggi aggiunge che le schede telefoniche estere da lui usate le pagava la Juventus, per aggirare lo “spionaggio industriale Telecom-Inter”: e allora perché le passò ai designatori Bergamo e Pairetto? (...). Ora, con la sentenza di Napoli e i messaggi di Moggi, ha quel che si merita. Forse, anziché vellicare gli istinti peggiori della tifoseria peggiore, farebbe bene a guardare al futuro. A farsi spiegare lo “stile Juventus” da chi ancora sa cos’è come Boniperti, Trapattoni, Zoff e Platini. E magari a costruire stadi più sicuri".

Sezione: FOCUS / Data: Gio 10 novembre 2011 alle 15:40
Autore: Redazione FcInterNews
vedi letture
Print