Francesco Toldo, intervenuto a Casa Sky Sport in compagnia di Massimo Ambrosini e Luca Marchegiani, con il quale ha disputato un derby amichevole a suon di curiosità e passato.
Quanto sognate quei derby in cui vi scontravate?
“Mi manca tantissimo. Ma non solo il calcio, ultimamente seguo lo scii di fondo, la bicicletta e un po’ la corsa anche se le ginocchia non sono quelle di una volta, ma mi diverto”.
La partita più bella in cui vi siete incontrati?
“Il Derby di ritorno della semifinale di Champions sicuramente proprio per quello che rappresentava la gara, purtroppo è passato il Milan per differenza reti, però una partita memorabile. Sheva mi venne addosso con i tacchetti e mi fece male. Purtroppo non ho vinti molti derby, pareggiati e persi. Sono stati tutti bei derby, molto combattuti”.
Cosa ne pensi della ripresa?
"Dovranno abituarsi immediatamente allo stadio vuoto e i tifosi solo da casa. Il tifoso la vede volentieri a casa quindi il tifoso c'è comunque però personalmente sono contrario a far ripartire il campionato. Il calcio viene molto dopo. Credo che gli italiani abbiano altre priorità. Si rispettano le gerarchie economiche in cui i presidenti hanno investito molto e quindi i campionati vanno finiti però è necessario che venga presa una decisione comune”.
La tua parata più bella all’Inter?
“La parata più grande è stato il gol che ho fatto alla Juventus. Era l’ultimo minuto, sono salito e con la complicità di Bobo Vieri, ho segnato d’istinto e quella è stata l mia parata più bella”
Sei mai stato vicino al Milan?
“Sì, da lì sono andata a fare esperienza al Verona, Trento, Firenze… In quegli anni c’era un certo Sebastiano Rossi che aveva sbarrato la porta a chiunque passasse davanti a lui, non avevo voglia di fargli la guerra. Sono rimasto alla Fiorentina che ha comprato il cartellino, e lì ho trascorso anni bellissimi, poi mi ha acquistato l'Inter".
Agli Europei del 2000 chi era il piu talentoso?
“Fra tutte le Nazionali a me è piaciuto Francesco Totti. Credo che in quell’europeo avesse l’età e la spavalderia per fare delle cose bellissime come il cucchiaio nato da una serenità interiore. Poi da fuori ce n’erano tanti: Seedorf, Trezeguet…”
Ti ripetevi di pararlo, ma mantenere la calma?
“Sì, innanzitutto è successo vent’anni fa, è piacere rivedersi. La sera prima avevo immaginato già tutto, ero in un momento fantastico della mia carriera e mi sono immaginato che saremmo andati ai rigori e che avremmo fatto strage. Parare cinque rigori su sei... Lì il condizionamento agli avversari è stato tutto e la prova è De Boer che ne ha sbagliati due su due. Credo sia stato una delle partite più emozionanti della mia carriera. È stato bellissimo, con i tifosi dietro la porta in un ambiente tutto olandese, l’arbitro che patteggiava per loro, è stato ancora più bello. Sembrava scritto che dovessero andare in finale loro e invece l’umiltà paga sempre e gli abbiamo dato una lezione”.
La finale persa contro la Francia nel '98 è stato il ripianto più grande?
"È stata dura da digerire perché a due minuti dalla fine pensavamo di aver vinto e in realtà la Francia era di quelle squadre che a metà partita cominciava ad ingranare, noi invece eravamo in difficoltà, avevamo meno giorni di loro per recuperare... È stato pesantino, uno dei più grossi rimpianti sicuramente. Però dico sempre che gli atleti quando arrivano secondi o terzi sono felici, chiaramente volevano vincere però non vedo una distruzione incredibile e io vorrei fosse così anche con il calcio, dove il secondo invece di affligge. Abbiamo fatto un gran mondiale ma abbiamo perso la finale".
C'è una partita che vorresti rigiocare?
"Quella finale sicuramente ma altre direi di no".
Cosa pensi della nuova regola che riguarda i portieri di restare con entrambi i piedi sulla linea?
"Ma anche prima era così. Anche prima dovevi stare sulla linea fino all'ultimo minuto, poi ti staccavi un attimo per prendere il tempo... Però era già così. Il portiere negli ultimi anni è penalizzato, il rosso dopo il rigore per esempio è una doppia sanzione. Però che la categoria dei portieri si sta ravvedendo in modo veloce e cerca di mettersi al pari con le regole. A parte questa sul rigore, devo dire che devono fare attenzione a questa categoria a non snaturarla".
Torneresti a fare l'allenatore dei portieri?
"È stato divertentissimo. Di Biagio me l'ha chiesto ed è stata una cosa bellissima. Purtroppo però non mi va di tornare alla vita di prima, con quei ritmi. Ne vale la vita famigliare. Anche se credo che è un ruolo bellissimo, magari in futuro torno a farlo ma per divertirmi, non per fare carriera".
Puoi fare il commentatore...
"Ma ci vuole la dizione... Io ho quella veneta".
Giocatore più forte?
"Ai nostri tempi ce n'erano tanti. Però credo Ronaldo e mi spiace che quell'infortunio l'abbia penalizzato. Direi anche Ibrahimovic, a me piace molto ma direi anche Batistuta, Eto'o..."
C’è qualcosa che avresti voluto di Marchegiani?
“Sì, la tranquillità e il sangue freddo. È stato uno dei portieri maestro nelle uscite alte".
Il gol alla Juve?
"L'ho fatto io, Vieri l'ha voluto per la classifica dei cannonieri. Io negli spogliatoi prima della partita lo avevo detto a Cuper, se dovessimo perdere io salgo e provo a far gol. Io dissi aspetta non lanciarla, secondo me Vieri non l'ha neanche toccata, lui dice di sì, però il gol è mio. Ma è stato il contesto a rendere la cosa unica: contro la Juve a San Siro. Con Vieri comunque ci scherziamo sempre".
Com'è, da portiere, vedere un'azione da lontano?
"No, è essere diversi da tutti. Pensi e agisci con la tua testa. Fai gli esercizi in allenamento e poi in gara ti vengono automatici. La concentrazione deve sempre essere al massimo perché può capitare che non vieni coinvolto per molto tempo. Vent'anni fa, poi, non era come adesso. Poi arrivò Sacchi e il ruolo del portiere diventò un po' più simile a quello di un difensore, ma di base sei da solo e fai ciò che pensi".
Cosa pensi di Gigi che continua ancora a giocare?
"Essendo un portiere devi sentriti dentro cosa fare. Nessuno può giudicare dall'esterno. Trovo veramente originale che Gigi giochi ancora, però se se la sente lui, siam contenti tutti perché è il simbolo dei portieri degli ultimi vent'anni. Però se la deve sentire con testa e fisico perché una stagione è lunga".
Donnarumma ti somiglia?
"Donnarumma sì, forse un po'. Handanovic mi somiglia come modo di porsi. I portieri siamo tutti originali, puoi abbinare il fisico o il modo di camminare, ma siamo tutti originali. Di Marchegiani dicevo che era un portiere elegante, come lo è Meret e spero faccia bene in futuro come sta già facendo".
Secondo te chi sarà il successo di Handanovic?
"Ma io non penso a un post Handanovic, ma perché c'è ancora lui, è ancora giovane, è il migliore al mondo, non perde un colpo nonostante le polemiche, i cambi dei compagni e delle società. Sicuramente quando sarà ora di pensarci, l'Inter saprà trovarlo un successore ma c'è lui e non vedo perché debba pensare al dopo Handanovic".
C'è un allenatore che ti ha cambiato la carriera?
"Se vuoi un nome su tutti ti dico Mourinho, se vuoi nella gioventù credo che all'inizio ti segnino al punto da portarteli dietro per tutta la vita. C'è un signore che si chiama Franco Caporello che allena ancora i bambini e se superi un suo allenamento, puoi fare il portiere. Credo che Mourinho abbia sempre trattato tutti allo stesso modo, da quello che giocava tutte le partite a quello che ne ha giocata una soltanto, passando dal magazziniere. Questa è una grande cosa".
Sei rimasto legato alla Fiorentina?
"Ho diviso la mia carriera, 8 stagioni alla Fiorentina, 9 all'Inter. La Fiorentina la adoro perché è stata la mia prima esperienza nel calcio che conta. All'Inter ho cercato di fare del mio meglio e mi sono legato a quei colori che adoro. Inter-Fiorentina? Le guardo sempre distrattamente, spero sempre in un pareggio anche se non aiuta a nessuno. L'Inter è in gran ripresa, sta prendendo il suo posto sperando che resti lì in alto, esattamente dove merita”.
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