Ottantatre tiri. Tanti sono stati necessari ad Antonio Candreva per ritrovare la rete, 504 giorni dopo l’ultima firma messa nel pareggio 2-2 con il Milan. Il recupero rossonero in extremis firmato Romagnoli-Zapata aveva cancellato il sorriso dal volto dell’ala romana, protagonista di un’ottima prova come spesso gli capita contro gli “adorati” cugini. Poi l’hannus orribilis: 0 reti, la porta che sembra rimpicciolirsi ogni volta che il classe ’87 calcia, le brutte prestazioni. In un anno, il tifoso interista e non solo sembrava essersi dimenticato che quel ragazzo barbuto caracollante sulla fascia, un tempo, era stato capace di fare tre stagioni in doppia cifra alla Lazio e 6 alla prima in nerazzurro (senza rigori).

FEELINGS – Questione di sensazioni. I segnali c’erano, nell’aria, prima della gara del Dall’Ara: bastava solo coglierli. E mentre tutti attendevano al varco Lautaro Martinez, chiamato a replicare a Bologna quanto fatto negli anni da Ronaldo, Gabigol e Karamoh, il Toro decideva suo malgrado di lasciare spazio a Core de Roma. Contrattura alla coscia, e uno in meno là davanti. Icardi fa peggio del suo compagno di giochi, trascinandosi abbattuto in tribuna poco prima del fischio d’inizio. Complice anche l’arrivederci di Karamoh, Spalletti è costretto a schierare una formazione rimaneggiata, con quasi tutti i terminali offensivi a disposizione in campo. Quasi, perché ne mancava giusto uno. Lui, Antonio.

PER ASPERA AD ASTRA – Sempre sorridente, mai un gesto di protesta. Candreva si siede in panchina in attesa del suo turno. Sa che arriverà. Lo fiuta, lui i segnali li ha colti, letti, interpretati. Ha lavorato duro nelle ultime settimane, ignorando chi lo vedeva già fuori dai cancelli della Pinetina con un cartello bianco con una scritta nera. Spalletti non è Mancini né Mourinho: a differenza degli altri due tecnici, più testardi e, forse, permalosi, lui una seconda chance la dà a tutti – anche una terza, quarta e quinta nel caso di un certo terzino brasiliano. E così, intorno al minuto 70 della sfida del Dall’Ara, Antonio sente una voce da toscanaccio DOC distorglielo dai suoi pensieri: “Candreva, scaldati. Tra poco tocca a te”. Il resto è storia recente: 3 minuti e gol, gli altri 504 giorni sono il passato.

E ADESSO LA CHAMPIONS – Le ore successive alla gara sono state ricche e intense. Mentre Federico Pastorello, il suo agente, lo esaltava su Instagram (non è forte, è fortissimo!), Luciano Spalletti faceva di lui il primo giocatore certo di far parte della lista Champions nerazzurra. In conferenza, l’annuncio, motivato sia da scelte tattiche che da obblighi con la UEFA. E chissà, allora, che Candreva non possa ritrovarsi ad essere l’arma in più dell’Inter. Con tre competizioni da affrontare, spazio ce ne sarà: starà a lui ritagliarsene sempre di più, ma intanto il destino ha mandato un chiaro segnale. Per un Candreva che, ora che si è sbloccato, punta a diventare l'uomo in più della banda nerazzurra.

Andrea Morabito

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Sezione: Focus / Data: Lun 03 settembre 2018 alle 18:27
Autore: FcInterNews Redazione
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