Arrivano altre dichiarazioni di Giuseppe Di Carlo, l’avvocato che sta assistendo Mauro Icardi e Wanda Nara nell’arbitrato contro l’Inter. Il legale molisano, che ha già difeso la showgirl facendola assolvere dall’accusa di aver diffuso sui social mail e numero di telefono dell’ex marito Maxi Lopez, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport.

Avvocato Di Carlo, perché non avete aspettato la fine del mercato per “dichiarare guerra” all’Inter?
"Prima di arrivare a questo punto, a inizio agosto (11, ndr) avevo inviato al club una diffida perché Icardi fosse reintegrato pienamente negli allenamenti. Come risposta ho ricevuto una nota formale della società che affermava che è integrato nel gruppo, mentre è noto a tutti che non svolge le esercitazioni tecnico-tattiche. E’ unilateralmente considerato sul mercato nonostante un contratto fino al giugno 2021 e la sua dichiarata volontà di rispettarlo".
 
L’Inter ha adottato questa linea anche con Joao Mario per esempio...
"Si tratta di una prassi consolidata anche da parte di altri club, ma io mi domando: è corretta? Questo arbitrato può trasformarsi in una questione di diritto per il futuro. Puntiamo a dimostrare che un calciatore, in questo caso Icardi, non può essere demansionato o messo da parte così. Trattandosi di un giocatore non si può rivolgere alla giustizia ordinaria e far causa per mobbing".
 
Perché avete chiesto il reintegro e non la risoluzione del contratto?
"A mio avviso non ci sono le condizioni per chiedere la risoluzione, ma è giusto esigere un trattamento paritario agli altri calciatori dell’Inter. Ora vediamo che tipo di pronuncia ci sarà. Se Icardi cambierà maglia, il procedimento terminerà. Altrimenti...".
 
Che tempistiche prevede per il “verdetto”?
"Dipenderà da quanto i due arbitri (uno nominato per parte, ndr) impiegheranno a scegliere il terzo (il presidente, ndr). Se lo faranno in breve, in 2-3 mesi si può chiudere tutto. Se invece non ci sarà un accordo e sarà necessario rivolgersi al Tribunale di Milano, i tempi saranno più lunghi".
 
Per Icardi, che si è sempre detto profondamente interista, arrivare a “denunciare” il suo club non deve essere stato facile.  
"Non lo è stato affatto, ma lui soffre per questa situazione dal punto di vista psicologico. Non è normale subire una discriminazione come quella che sta subendo lui: tralasciando la vicenda della fascia, l’assenza nelle foto e il numero tolto, c’è la questione degli allenamenti".
 
L’Inter sostiene che Mauro è fuori per scelta tecnica e che non svolge quelle parti di allenamento perché propedeutiche alla preparazione del match successivo.
"Io credo che lui debba essere trattato come tutti i giocatori dell’Inter e anche lui lo pretende. Questo abbiamo chiesto nel documento inviato al club. Ora ci saranno tre arbitri che decideranno: se ci daranno ragione, l’Inter dovrà ottemperare alla nostra richiesta, altrimenti potrà continuare a fare ciò che ha fatto finora".
 
Perché avete chiesto un risarcimento danni da 1,5 milioni?  
"Siamo stati obbligati dall’accordo collettivo. E’ una conseguenza necessaria in caso sia accertato un comportamento discriminatorio. Non è una scelta né mia né del calciatore. Icardi non fa tutto questo per una questione economica: a lui interessa di essere parte integrante del progetto Inter. E siccome in 2 mesi non ha giocato neppure un’amichevole, non è parte del progetto". 

Sezione: Focus / Data: Dom 01 settembre 2019 alle 08:29
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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