Un tempo si chiamava Zaire, e calcisticamente si fece notare solo quando nel 1974 portò l'Africa per la prima volta ai Mondiali in calcio, nella prima edizione dopo l'assegnazione della Coppa Rimet al Brasile: edizione disputata in Germania, Leopards inseriti nel girone del Brasile e capaci di far parlare di sé per i 14 gol subiti e nessuno fatto (nove solo dalla Jugoslavia) e perché uno dei suoi giocatori, tale Ilunga Mwepu, durante il match coi verdeoro, nel corso di una punizione uscì dalla barriera per anticipare Rivelino, partì a velocità supersonica verso l'area avversaria e tirò in porta, tutto a gioco fermo. Di acqua sotto i ponti, da quell'episodio, ne è passata tanta: in primis, la nazione non si chiama più Zaire, ma Repubblica Democratica del Congo; poi, il calcio africano, da quel Zaire un po' naif, si è evoluto in maniera impressionante, al punto da portare una squadra a un passo dalle semifinali Mondiali (in Ghana) e soprattutto una squadra in finale nel Mondiale per Club, la prima capace di rompere il duopolio Europa-Sudamerica: viene proprio dalla R.D. del Congo e si chiama Tout Puissant Mazembe.

Viene da Lubumbashi, città più importante della regione del Katanga, la squadra capace di scrivere la pagina forse più bella della storia del calcio africano a livello di club: con la sorprendente vittoria ai danni dell'Internacional Porto Alegre, il Mazembe è arrivato a contendere all'Inter il Mondiale per Club 2010, giocandosi il tetto del mondo dopo che la prima partecipazione, nel 2009, non fu particolarmente memorabile (sconfitte con Pohang e Auckland City). Il Mazembe venne fondato nel 1931 da un gruppo di monaci benedettini appartenenti all'istituto scolastico Bonifacio di Élisabethville di Lubumbashi. Qualche anno dopo, l'ingresso di alcuni elementi stranieri nell'istituto scolastico spinse i monaci a lasciare la gestione della squadra: a quel punto il club prese il nominativo di F.C. Englebert, dal nome del loro primo sponsor ufficiale, una ditta produttrice di pneumatici. I primi successi arrivarono sul finire degli anni '60, grazie al titolo nazionale del '66 e alle due CAF Champions League vinte nel 1967 e nel 1968; di campionati il Mazembe ne ha conquistati altri nove, mentre negli ultimi due anni ha dominato a livello continentale conquistando altrettante Champions africane.

Tutto questo fino ad oggi, quando i Coccodrilli, come l'animale che appare sullo stemma del club, (i giocatori del Mazembe sono noti però principalmente come 'corbeaux', corvi) vivranno forse il loro sogno più grande, quello di giocarsi il tetto del mondo del calcio. Lo faranno grazie a una formazione atleticamente importante, che forse deficita un po' sul piano tecnico ma con grinta da vendere soprattutto in fase difensiva. E dove gli elementi validi non mancano: a partire dal simpatico portiere Kidiaba, divenuto famoso per il 'Kikibouaky', l'esercizio fisico divenuto modo di celebrare un gol o una vittoria della propria squadra (cosa che ha indispettito non poco Julio Cesar); passando dal difensore centrale Kimwaki, uno che sui colpi di testa non sembra essere secondo a nessuno; fino al centrocampista camerunese Ekanga e ai due centravanti Kaluyituka e Kabangu, i due castigatori dell'Internacional. Curiosità: c'è anche qui un Mwepu, si chiama Patient e promette di avere decisamente ben altre doti rispetto al suo 'illustre' predecessore.

Sulla carta, l'Inter parte come strafavorita, ma ricordiamo che anche l'Inter brasiliana, forse, pensava di poter portare a casa la vittoria in carrozza ed è finita travolta; ha ragione Benitez quando chiede di avere massimo rispetto per il Mazembe, una squadra che gioca sulle ali dell'entusiasmo di un intero popolo e che ha capito bene che sognare, in fondo, non costa nulla...

 

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Sezione: FOCUS / Data: Sab 18 dicembre 2010 alle 11:05
Autore: Christian Liotta
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