Simone Benedetti ha parlato a TuttoSport in una lunga intervista. Il giovane difensore del Gubbio ha un futuro da protagonista davanti a sé, e nella chiacchierata c'è stato ampio spazio anche per parlare di Inter, il club che ha creduto in lui.
«Tanti mesi fa Gigi Simoni mi disse: sei proprio un bravo ragazzo. Con quel tono di voce pacato che mille volte avevo sentito in tv. Un modo di fare che ti conquista in due minuti. D'altra parte se noi del Gubbio siamo ancora in corsa per la salvezza, il merito è di Simoni. Ci ha trasmesso a tutti tranquillità, fiducia, equilibrio. Se finora abbiamo espresso il nostro potenziale quasi al massimo è proprio perché lui ha cercato fin da subito di toglierci le tensioni della B. D'accordo, in questo ultimo periodo le cose non sono andate bene. Alessandrini è durato solo due partite, ora abbiamo Apolloni. Ma come dice Simoni, stiamo facendo un mezzo miracolo. E' già un successo il fatto che la nostra squadra... per tanti aspetti inesperta... abbia ancora le carte in regola per conquistare la salvezza. Siamo lì che ce la giochiamo. Crediamo in Apolloni, in quello che ci potrà dare. E crediamo anche nellaffetto dei tifosi. Nel loro aiuto».
Belle parole, Benedetti. Ma i vostri tifosi a momenti ve le suonavano, dopo la sconfitta per 6-0 a Torino.
«Sono arrabbiati, ci sta, li capiamo. Ora sono un po' diffidenti. Ma è vero che stiamo dando il massimo».
Ha appena compiuto 20 anni. Per il Gubbio doveva essere un rincalzo. Invece già 30 presenze. Una colonna. Il giovane più bravo.
«Ero partito con lidea di fare di tutto per conquistare un po di spazio. Ma in effetti non pensavo tanto. Fatemi ringraziare anche Cottafava: ha tanta esperienza, mi aiuta molto».
Lei è un caso più unico che raro: sono pochi i difensori che perdono 6-0 e ricevono ugualmente dei complimenti. In tribuna a Torino cera il ds dell'Inter, Ausilio.
«Lo so: e nei giudizi mi ha salvato, mi è stato detto. Già dopo la partita di andata col Toro - ma lì vincemmo - mi riempì di complimenti. Spero di ripagare l'Inter di tutta la fiducia».
L'Inter crede molto in lei. Lo ha dimostrato subito, prendendola in comproprietà non appena possibile.
«Comunque io porterò sempre nel cuore anche il Toro. E stata la mia casa, mi ha cresciuto fin da bambino. E' chiaro che adesso il mio sogno è conquistare la maglia nerazzurra. Ma della prima squadra, dopo aver meritato quella della Primavera, nella scorsa stagione. La vera difficoltà non credo che sia tanto arrivarci. Ma rimanerci, confermarsi a livelli così alti, importanti. Comunque proverò sempre gratitudine per il mondo granata. Un giorno, spero presto, mi piacerebbe ritrovare il Toro in A: tutti e due promossi, in modi diversi».
I tifosi granata la rimpiangono. Pensano a lei come a un talento perduto scioccamente dalla società.
«Mi dispiace che ci siamo dovuti separare. Ma preferisco stare nel Gubbio e crescere, che non giocare mai nel Toro».
Ma con un allenatore come Ventura lei avrebbe avuto di sicuro le sue occasioni per crescere.
«Però il mio destino si è giocato due anni fa, non l'estate scorsa. Nel 2010 giocavo nella Primavera del Toro e avevo il contratto in scadenza nel 2011. Io ero disposto a restare, però con un contratto rinnovato e a fronte di una chiara volontà da parte del Torino di puntare su di me. Da gennaio in avanti aspettai invano il rinnovo. Poi partii anche per il ritiro estivo, con la prima squadra. C'era Lerda. Bastava che mi proponessero le cose giuste al momento giusto. Hanno avuto tanti mesi per farlo. Quando ancora l'Inter non c'era. Avrei detto sì. Il Toro lo lasciai soltanto dopo aver fatto quasi tutto il ritiro di Norcia».
L'Inter sfruttò la breccia che si era creata. Erano giorni in cui Petrachi le diceva che sarebbe stato il 5° difensore. Persino dietro al mistero Carrieri: una presenza in granata, poi 3 in C1. Ora è a Varese: zero partite.
«Sì, Petrachi mi disse che ero l'ultimo della fila in difesa. E il contratto era sempre in scadenza. Mi smontò definitivamente. Dopo le sue parole persi le ultime speranze che ancora potevo avere. Gli risposi: se le cose stanno così, allora preferisco andare a giocare. Foss'anche tornare in Primavera. Fu in quel frangente che l'Inter sinserì con decisione, all'improvviso. Ero felice, almeno loro credevano davvero in me. Il Toro in extremis tentò di rimontare. All'ultimo: per cercare di riconquistarmi, mi dissero che magari sarei potuto diventare anche il 3° difensore. Ma non ci credevo più, dopo tutto quello che era successo. Io volevo solo avere una chance concreta, farmi le ossa, continuare a crescere in un ambiente che avesse fiducia in me. Quello che mi garantiva l'Inter. Anche per questo dissi subito sì ai nerazzurri».
Polemica?
«Ma non scherziamo! Ho solo risposto alle domande. E fatto chiarezza, se ancora ce ne fosse stato bisogno. Al Toro devo dire grazie per tutto quello che ho ricevuto in tanti anni. Ora lo voglio vedere in A. Al più presto. Con il Gubbio salvo».
Autore: Alessandro Cavasinni
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