Piero Ausilio risponde. Nel giorno della consegna del Tmw Awards, il direttore sportivo nerazzurro, premiato come migliore dirigente italiano del 2014 dai lettori e dalla giuria di qualità di Tuttomercatoweb.com, interviene in diretta su SportItalia per rispondere alle curiosità degli spettatori. Ecco le risposte del diesse:
Premio - "I nomi dei dirigenti che hanno vinto questo premio sono importanti: spero di poter essere all'altezza e spero di ripercorrere la carriera di queste persone. Sono nel calcio da un po' di tempo e so da dove arrivo: ho dovuto mettere il sacrificio per essere direttore sportivo dell'Inter. Una soddisfazione ricevere questo premio"
Dedica - Scontato dire la mia famiglia perché so i sacrifici che hanno fatto loro. Per sei-sette anni l'ho fatto per passione più che per interesse economico. Poi lo dedico a mia moglie che sopporta la mia quotidianità. Sportivamente, invece, ho un'altra dedica: chi mi ha dato questo indirizzo è stato il presidente Peduzzi, che ha intuito le mie capacità. Togliendomi dal campo, ha fatto un favore a tanti giovani, aiutandomi a scegliere questo percorso".
Gavetta - Sono state tante le esperienza che ho fatto, però le ricordo tutte come formative. Le ho vissute tutte al 100 per cento. Ho iniziato come segretario del settore giovanile all'Inter, ma sapevo dove sarei volito arrivare. Oggi mi porto dietro 17 anni di esperienza: oggi non sarei lo stesso se non avessi fatto tutto quello che ho fatto".
Il momento più difficile da dirigente - "Dico tutti i giorni, non solo ultimamente. Quella che abbiamo intrapreso è una strada difficile, ma quando arriveremo a vincere sarà un gioia immensa. Madrid l'ho vissuta da dirigente e riuscii a dare una mano per costruire quella squadra: c'era altri che avevano più meriti di me. Scoperta più bella? I primi che vengono in mente son Bonucci, Santon, Balotelli, Destro, Siquieira, Martins e Pandev. Ma magari mi scordo di Bolzoni, Meggiorini, di quelli più recenti ed è bello non riuscire a ricordarli tutti".
Balotelli - "La sua operazione la definii in un giorno: lui era destinato a trasferirsi al Bellinzona, ma io lo convinsi a sposare il progetto Inter. Già allora era talentuoso e vivace e così proposi al Lumezzane un prestito con diritto di riscatto. Partì dagli Allievi, poi passò alla Primavera e quasi subito dopo in Prima squadra"
18. 24 - Criscitiello conferisce il TMW Award come migliore direttore sportivo dell'anno a Piero Ausilio.
Perché il premio a un direttore di una squadra che non sta facendo il massimo? "Si deve contestualizzare il momento, soprattutto quella estivo. Tutti sanno che avevamo dei paletti finanziari imposti dall'Uefa e quindi il mercato è stato fatto con degli obblighi che derivavano da queste difficoltà. Abbiamo puntato su giocatori che possono essere definiti delle scommesse dal punto di vista caratteriale: si veda Osvaldo, che comunque nei primi mesi di Inter ha dimostrato di essere un giocatore di valore. Poi si è rotto qualcosina, ma non rinnego la mia scelta. Abbiamo preso Medel, protagonista al Mondiale, come unico investimento vero e proprio. Le altre situazioni, invece, sono state particolari: vedremo tra due anni se riscattarli".
Il mercato di gennaio - "In questo caso abbiamo avuto la possibilità di prendere giocatori che già seguivamo da tempo: abbiamo colto le occasioni di Shaqiri, che non era contento al Bayern, e Brozovic che ambiva ad un club che poteva darli di più".
Direttore sportivo dell'Inter nella situazione econimica peggiore del club - "Con Branca ho avuto la fortuna di lavorare per alcuni anni, poi ho avuto la fortuna di costruire una squadra che è arrivata in cima al mondo. Ora bisogna avere più fantasia, prendere giocatoriche possono diventare top player, pensando alle esigenze del club".
Rinnovo Icardi - "Mauro è un ragazzo istintivo e fa delle cose impensabili per qualsiasi giocatore. Rende facile quel che per altri è difficile anche da pensare. Se non gioisce non c'entra il rinnovo. Per me ha ragione Mancini: non deve privarsi della felicità di esultare".
Cessione Icardi o adeguamento del contratto - "Non è un problema per noi, e credo neanche per lui: normale, non esiste un giocatore contento di guadagnare meno di quello che pensa di meritare. Lui è un ragazzo serio, più maturo dell'età che ha: si dedica completamente alla famiglia e negli allenamenti si impegna molto. Noi ci siamo già visti due tre volte con il suo agente e intanto dico che ha firmato un contratto di 5 anni: nessuno sapeva cosa sarebbe potuto diventare. La scadenza non è così vicina per preoccuparsi, e poi ha un agente che non vive a Milano e che non possiamo vedere ogni giorno. Anche se facciamo passi piccoli, uno al mese, non bisogna preoccuparsi. Mauro sta bene all'Inter, ha scelto noi, ha sposato il nostro progetto e se glielo chiedete oggi vi risponderà esattamente quello che vi sto dicendo".
Mancini - "Lo dico sinceramente: potevamo scegliere una strada più veloce e invece abbiamo deciso di optare per la situazione che non paga da subito, ma che al momento di fare i conti ci darà soddisfazione. Le idee di Mancini era giusto portarle da subito, di modo che i giocatori le seguissero immediatamente: quello di positivo che c'è in tutto questo è il gioco e la crescita della squadra. A Napoli abbiamo fatto una buona partita e abbiamo perso all'ultimo su un errore di reparto; col Torino abbiamo preso gol all'ultimo, e poi sono arrivate anche le belle prestazioni col Genoa e col Palermo".
Podolski - "E' partito male, ma come succede per tutti lo valutaremo solo alla fine. Con la Juve ha fatto una grande prestazione. Ora si sta allenando bene, lui è un campione del mondo che non ha dimenticato come giocare a calcio. Quello che dovrà dare lo vedremo presto".
Differenza Moratti e Thohir - "La quotidianità di Moratti la respiri anche fisicamente. è un appassionato che vive l'Inter oltre la logica di un uomo d'affari. Thohir, invece, si sta appassionando e spesso fa pervenire i suoi messaggi dimenticandosi del fuso orario. Lui tornerà per la partita di ritorno col Celtic".
Sulla polemica del fuorigioco tra Milan e Juve - "Io sono laureato in Giurisprudenza. Quando si parla di Milan e Juve sbagliano entrambe, ma dico che non bisogna mai dimenticare lo stile. Una cosa che l'Inter ha sia quando ha vinto che quando ha perso. Io personalmente cerco di mantenere i toni giusti perché quando parliamo abbiamo la responsabilità di fronte a molte persone: non bisogna mai dare il cattivo esempio".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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