«Con l’Italia vedrete una Nazionale in cui l’80% dei convocati è titolare in Europa. Ho detto a Bradley (Chievo, ndr) che m’aspetto di vederlo presto in Inter, Milan o Juve. Ancora non siamo a questo punto. Però...». Jurgen Klinsmann parla alla Gazzetta del suo incarico come Ct degli States e del suo passato italiano all'Inter.

Lei Balotelli come lo avrebbe gestito?
«Un giocatore è il risultato dell’ambiente in cui cresce. Qualsiasi ragazzino ha difficoltà a diventare un pro se l’atmosfera che lo circonda non è serena: il calcio non dà un’educazione».

L’Italia che cosa le ha insegnato?
«Mi ha dato una lezione di vita: prendere le persone per come sono, non per come vorresti fossero. Dura all’inizio per un tedesco che crede nella perfezione. Ho imparato che perdere 5 minuti in un bar per bere un espresso è inestimabile. Ricordo Trapattoni che mi prendeva a braccetto e mi trasmetteva tranquillità. Il presidente Pellegrini che mi trattava come un figlio».

Ha ancora amici a Milano?
«Un sacco, da Berti a Serena. E Pellegrini sarà a Genova per vedermi. Quando mi riconoscono mi fanno tante feste: una volta un casellante interista non mi ha fatto pagare l’autostrada».

Si ricorda come la chiamavano a Milano? Ride:
«KataKlinsmann. E Pantegana bionda, ma non ho mai capito perché».

I tecnici che stima di più?
«Ho avuto tanti maestri. Ho imparato molto anche da Orrico, pur se non gli diedero il tempo: era avanti almeno 10 anni. Ora ammiro il modo in cui Guardiola gestisce il Barcellona».

Il nostro calcio ha meno appeal?
«No, perché i giocatori di tutto il mondo hanno sempre un occhio alla Serie A. Ma quanto a infrastrutture avete perso il treno con Italia ’90. Ormai ci vogliono stadi adeguati e l’esempio positivo della Juventus è sotto gli occhi di tutti».

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mar 21 febbraio 2012 alle 10:21 / Fonte: Gazzetta
Autore: Alessandro Cavasinni
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