Dagli inizi alla guerra, fino alle ultime panchine di Milan e oggi Torino. Sinisa Mihajlovic si racconta al Corriere dello Sport senza dimenticare qualche aneddoto in salsa nerazzurra. "La guerra mi ha portato via molti amici, nella vita combatto. Con Berlusconi non è andata perché in campo decido io", sottolinea il tecnico serbo.

Chi è stato l’allenatore più importante della sua vita?  
"Io penso che ogni allenatore sia stato importante, in un certo senso. All’inizio sicuramente Petrovic che mi ha preso da una squadra di serie C e mi ha portato in serie A. Poi Boskov che mi ha dato la possibilità di venire in Italia ed Eriksson che mi ha fatto diventare difensore centrale allungandomi la carriera, e poi Mancini, perché grazie a lui faccio questo lavoro...".  
 
Con Mourinho non si è trovato?  
"Ci siamo trovati uno contro l’altro". 
 
Che tipo è? 
"Mah, io ho litigato anche con lui. Fu quando allenavo il Catania. Noi vincemmo 3 a 1, era l’anno del triplete. Ora non ricordo bene, ma deve essere successo qualcosa sui giornali e allora ho detto che non potevo parlare di calcio con uno che non aveva mai giocato al calcio. Lui ha risposto ricordando una volta che avevo sputato a un avversario, ci siamo presi un po’. Poi ci siamo visti in una riunione ed è venuto lui a salutarmi. E’ finito tutto là, poi sono anche andato a vedere i suoi allenamenti, mi interessavano. E’ un tipo, a me piace come allenatore, quello che fa, è un po’ sopra le righe però lo fa sempre in modo giusto. E’ tutto il contrario di Guardiola. Poi Mourinho o lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo. Mourinho è Mourinho. Anche se adesso ha un po’ di problemi, è stato ed è uno dei più grandi allenatori in circolazione". 
 
Con il Milan che è successo? Perché stava facendo bene… 
"Loro quando mi hanno preso volevano un allenatore di personalità e quando uno prende Mihajlovic sa a cosa va incontro. Perciò tu non puoi prendere Mihajlovic e pensare di far fare come vuoi te. Ci si può parlare, ci si può confrontare, però sono sempre io quello che deve decidere. Quando sono arrivato al Milan ho cercato di ridare nello spogliatoio la cultura del lavoro. E ci sono riuscito. Abbiamo ridotto molto gli infortuni, per esempio Alex, che non aveva mai giocato l’anno prima, con me ha fatto tutte le partite. Le prime sette, otto giornate abbiamo perso tempo perché volevamo provare a giocare quattro tre uno due come voleva Berlusconi, anche se si capiva che non si poteva stare in campo in quella maniera. Poi con il Napoli si è perso e allora ho detto a Berlusconi che io non volevo più giocare così: “Io voglio fare di testa mia, voglio provare io, poi se a lei va bene, va bene a tutti, sennò mi mandi via”. I risultati sono cominciati ad arrivare. Quando sono stato esonerato li ho lasciati in Europa League e in finale di Coppa Italia, dopo la partita con la Juve, che forse è stata la migliore della stagione".  

Le va di parlare della vicenda di Vieira? Che successe allora? 
"In primo luogo devo dirle che dopo quella storia io e Vieira siamo diventati amici. Tanto è vero che lui, anche se era infortunato, è venuto alla mia partita d’addio al calcio. Una bella prova di amicizia, dopo quello che c’era stato tra noi. In una partita lui mi ha detto zingaro di merda e allora io non gli ho detto negro di merda, gli ho detto nero di merda. Io penso che tutto quello che succede in campo deve rimanere in campo e poi deve passare. Poi lui quando è tornato in Inghilterra ha detto che io gli ho detto negro di merda.Io potevo dire tranquillamente che non era vero. Io non sono fatto così e ho confermato: sì, gli ho detto nero di merda. Ma la mia offesa non era nero ma era merda. Perché nero di merda è razzismo e zingaro di merda non è razzismo? Che cambia? Non cambia nulla. Io ho tanti miei amici che sono neri. Io comunque con tutti sono in buoni rapporti e quando ho avuto qualche problema ho sempre detto le cose in faccia e sempre affrontato i problemi da uomo, e non da codardo". 

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Sab 19 novembre 2016 alle 12:32 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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