"L’Inter era la mia squadra del cuore, che io, mio padre e i miei fratelli abbiamo sempre sostenuto. Quando sono arrivato mi hanno dato anche lì la numero dieci indossata da Beccalossi e Bergkamp prima di me. Avevo 24 anni e indossavo la maglia più pesante della mia squadra del cuore: era meraviglioso". A parlare è Benito Carbone, nerazzurro per una sola stagione, nel 1995/96: "Nella mia carriera ho commesso tanti errori, quello che non mi perdonerò mai è stato aver forzato la mano per andar via dall’Inter a 24 anni perché non andavo d’accordo con l’allenatore Roy Hodgson che mi faceva fare un ruolo diverso dal mio. Mi faceva correre su tutta la fascia. A distanza di anni dico che lo avrei dovuto fare perché è inconcepibile andare via dall’Inter a 24 anni: giocavo titolare. Avrei dovuto avere pazienza perché 6 mesi dopo sono arrivati Gigi Simoni e Ronaldo ed è cambiato tutto. Ho commesso un grandissimo errore, quello di cui mi pento di più" racconta ai microfoni de Ilposticipo.it.

Se lei fosse rimasto all’Inter la sua carriera sarebbe andata diversamente? In quali termini le è costato andare in Inghilterra?
"Sì, la mia carriera in Italia sarebbe cambiata. Andare a giocare fuori allora non era come adesso: oggi i giocatori italiani vengono seguiti anche se vanno in Cina e vengono chiamati dalla Nazionale. All’epoca quando andavi all’estero eri fuori dai giochi. Dopo essermi trasferito in Inghilterra non ho più visto la Nazionale. Quando sono arrivati Zola e Ravanelli gli è successa la stessa cosa".

Che cosa ne pensa dell’Inter di oggi?
"È un’altra storia rispetto a qualche anno fa. Marotta e Conte hanno vinto tanto alla Juve e hanno portato all’Inter la stessa voglia, la stessa fame e la stessa conoscenza calcistica. Vedo un’Inter forte, che cresce come gruppo. In passato avevo la sensazione che qualcosa potesse sfuggire di mano, quest’anno invece li vedo compatti, vanno tutti quanti nella stessa direzione".

Vedrebbe bene anche Vidal in questa Inter?
"Sì, molto. Conte lo conosce molto bene e se lo vuole all’Inter significa che lo vede bene nella struttura della squadra. Quest’anno l’Inter si giocherà il campionato fino alla fine e secondo me tra 2-3 anni diventerà la società da battere in Europa anche perché è forte economicamente e può comprare giocatori importanti. Con un allenatore e una dirigenza così l’Inter non può non pensare in grande".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Ven 03 gennaio 2020 alle 16:52 / Fonte: ilposticipo.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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