Mancano ormai poco meno di ventiquattro ore al fischio di inizio di Inter-Juventus, una partita che per sua natura è carica di significati e di rivalità ataviche, non a caso definita derby d'Italia. Quello che andrà in scena domani a San Siro, però, non è un Inter-Juve qualunque perché se la contrapposizione tra la Beneamata e la Vecchia Signora è una dei capisaldi del calcio italiano, laddove tutto ciò che è Inter non è Juve e tutto ciò che Juve è in antitesi ad Inter, quello di domani sembra assumere tutti i toni di una sintesi. Passato in cavalleria il famoso 1961, dimenticato dai più, il moderno astio tra le due compagini, o meglio tra i due club, trae la sua radice nel 1998, quando ancor prima della Coppa UEFA ci si ricorda delle vicende del Delle Alpi, altresì note come la partita del fallo di Iuliano su Ronaldo. Proprio quell'anno lì, la spaccatura fra Juventus e Inter fu inesorabile e insanabile. Ma proprio in quella Juve lì, un tale Antonio Conte non macinava km nell'area tecnica, non si faceva ammonire per proteste reiterate da Skomina e soprattutto non vestiva la maglia nerazzurra bensì quella bianconera e, come se non bastasse, ne indossava persino la fascia da capitano. Da quel giorno tante cose si sono succedute e tante altre cambiate: dal 5 maggio a calciopoli, dal Triplete agli otto scudetti di fila. Soddisfazioni e dispiaceri, per una e per l'altra. Tante cose appunto sono cambiate, a partire proprio Antonio Conte, passato da capitano bianconero a condottiero nerazzurro, che dopo anni si ritrova dall'altra parte della barricata e per la prima volta faccia a faccia con il suo passato. Per l'occasione abbiamo intervistato uno che da quel rimescolamento di carte di cui sopra ne è uscito 'indenne': Ciccio Colonnese, uno dei protagonisti di quell'Inter tanto penalizzata dalle contingenze e di quel '98 padre della rivalità tra Inter e Juventus e che oggi, a distanza di vent'anni, vive ancora l'Inter con la stessa viscerale passione.
Derby d’Italia, una parola che racchiude già di per sé un significato tutto suo. Prima di partire dall’attualità, cosa significa questa partita per un interista come te?
"È una partita particolare, chi ha giocato nell’Inter e ha fatto quelle partite così importanti come sono state quelle tra Inter e Juve di quegli anni, sa benissimo che tipo di rivalità c’è ed è una rivalità che parte negli anni in cui ho giocato io. Lo dice anche Moratti, è una rivalità nata nel ’98, poi è continuata, ma nasce da quel periodo lì perché quell’Inter meritava più di quello che ha raccolto".
Proprio tu eri uno di quelli in campo quel 26 aprile 98, quel derby d’Italia emblema della rivalità bianconerazzurra. Sull’altro fronte c’era un certo Antonio Conte, capitano di quella Juve. Per uno come te, che effetto fa, vederlo sulla panchina nerazzurra, domani più che mai?
“Fa un effetto sicuramente strano, non era pensabile che vent’anni dopo sarebbe stato proprio lui a cercare di riportare l’Inter a vincere. Però ha dimostrato di essere molto preparato e valido. La scelta di puntare su di lui, insieme a Marotta, ha fatto sì che l’Inter avesse di nuovo quella voglia di ritornare a vincere e vedere in lui questa stessa voglia è una cosa molto bella. È una cosa che non fa pensare a chi era lui prima. Lui è molto coinvolto in questa avventura e questo fa molto piacere a chi è rimasto legato a questa squadra, ai tifosi. Ha capito che l’ambiente Inter è molto passionale e unico e lui si è fatto molto prendere da questi sentimenti”.
I suoi meriti da allenatore e la scelta convinta dell'Inter di puntare su di lui legittimano i tifosi al mettersi così facilmente alle spalle quella parentesi così tanto pesante che il suo passato bianconero rappresenta?
“Sì, certo. È stato accolto bene perché ha dimostrato con i risultati di dare qualcosa in più a questa squadra e poi nel calcio conta quello, contano i risultati in campo e quei risultati hanno dimostrato che è stata costruita una squadra nella giusta dimensione. Poi i tifosi vogliono questo, dopo tanti anni che non vince vogliono vedere questa voglia di spaccare tutto, come dice lui, ed essere coinvolti in campo al 100%”.
La fame di vittorie e di titoli del tifoso nerazzurro ha attutito in qualche modo il disorientamento per l’arrivo in panchina del capitano della Juve più contestata di tutti i tempi?
“No, secondo me è questo inizio importante che ha messo tutto in secondo piano. Non è la fame perché l’Inter negli scorsi anni è arrivata terza e quarta, non ha vinto nulla ma è arrivata in alto. È l’impatto che ha dato personalmente Conte a tutto l’ambiente, la voglia di cambiare passo, idee, motivazioni, l’attenzione ai minimi particolari. Lui ha portato qualcosa che negli ultimi anni non c’era più. L’Inter dell’anno scorso era un’Inter diversa, problematica. Lui ha voluto azzerare tutto e partire da zero ha voluto fare tabula rasa giustamente e adesso si vede il frutto del suo lavoro”.
Ti aspettavi un inizio così?
“Io dico sempre che l’inizio è dovuto anche alla costruzione che si fa in ritiro a differenza di quello che dicono in molti che il pre-campionato non conta. Conta eccome. L’Inter nel pre-campionato ha fatto molto bene, aveva quest’atteggiamento, questa voglia ed ero certo che sarebbe partita bene xk ho visto Conte costruire una squadra di un determinato tipo e quando la squadra viene costruita di pari passo con l’allenatore i risultati si vedono. Lui voleva certi giocatori che si potessero adattare al 3-5-2 e li ha avuti in armonia con la società senza alcun tipo di problematica tra le parti e la sintonia c’è, conta molto e si vede".
Uno di questi risultati è la partita al Camp Nou? Quella di mercoledì ha sottoscritto la forza mentale e non solo di un’Inter che può giocare a viso aperto con tutti?
“Sì assolutamente. L’Inter è molto forte, può giocare con tutti, ha qualità davanti, a centrocampo, in difesa. È una squadra molto forte, il club ha speso i soldi perché ha fatto una gran bella squadra, sono andati via giocatori importanti perché non potevano stare nell’ambiente però sono arrivati altrettanti giocatori importanti che si sono ben inseriti, Barella e Sensi su tutti. Loro due stanno trasferendo quell’impeto in più, sono sempre carichi e hanno tanta qualità".
Per la filosofia contiana incontrare la Juve subito dopo la deludente sconfitta di Barcellona è più un bene che un male?
“Certamente è un bene perché c’è sicuramente tanta voglia di rivalsa. L'Inter sarà avvelenata, Conte avrà caricato tutti dopo la sconfitta immeritata e ingiusta come quella di Barcellona dove l’Inter non meritava di perdere e dove è passato in secondo piano un episodio quale il rigore evidentissimo non dato a Sensi. Ma purtroppo il calcio è così, quando ci sono individualità come Suarez e Messi poi non si danno importanza a certi aspetti fondamentali come quel rigore. Ma la cosa più bella è stata vedere l’Inter giocare in quel modo sensazionale per un’ora".
C’è un po’ di rammarico per non aver raddoppiato il risultato nel primo tempo sprecando qualche occasione di troppo?
“Certo, c’è rammarico perché chiaramente il Barcellona il gol può farlo sempre perché ha tanta qualità come poi è successo. Però il rammarico c’è perché hai avuto tante occasioni e non hai raddoppiato però alla fine una partita in cui il pari sarebbe pure potuto essere giusto e poi prendi la beffa di perderla secondo me è ingiusto, perché l’Inter non meritava di perdere".
Sanchez domani grande escluso per quell’ingenuità di Genova, sarebbe tornato utile domani con la sua garra?
“Sì perché Sanchez è un gran giocatore, un talento vero. Viene da un anno difficile però è un campione, ha gamba, velocità, gol. Si è visto anche col Barcellona, è un campione vero e non a caso giocava dove ha giocato. È sicuramente un’assenza pesante ma l’Inter ha giocatori molto forti: Lukaku, Martinez che è fortissimo. Conte ha sicuramente altre soluzioni per non sentire la sua mancanza".
Sensi e Barella sono la svolta che sta facendo la differenza quasi più di Lukaku che è il top player dichiarato?
“Sicuramente sì, loro due sono assolutamente la svolta. Sono giovanissimi e sono italiani perché poi le colonne portanti sono gli italiani. Parlo degli ultimi anni, le vittorie della Juve degli ultimi anni fatte da italiani, quelle del Milan di Maldini e Costacurta, noi anche se non abbiamo vinto ma eravamo tantissimi italiani. C’era Pagliuca, Bergomi, Moriero, Galante… E gli italiani sono quelli che poi trainano e loro in tal senso stanno facendo benissimo".
Che Inter-Juve ti aspetti, tatticamente parlando?
“Sarà una partita tatticamente molto bella, l’Inter sarà aggressivissima con questo bellissimo 3-5-2 che in fase di possesso diventa un 3-1-3-2. Mentre dall’altra parte ci sarà questo nuovo modulo di Sarri che non faceva da tanti anni, a Napoli ha giocato con il 4-3-3, invece ora con questo 4-3-1-2 che è un po’ più corto. Sarà una partita con molti duelli soprattutto in mezzo al campo, sugli esterni o in difesa, con l’attacco dell’Inter con Lukaku e Martinez e che in difesa dovrà essere brava con Godin dalle parti di Ronaldo che è molto veloce ed è lì che si può decidere molto”.
Oggi Conte in conferenza ha contestato Andrea Agnelli che ha preso le sue difese circa la petizione di togliere la sua stella davanti allo Stadium. Sei d’accordo con Conte che avrebbe preferito il silenzio o credi sia una presa di posizione legittima e carina quella del presidente bianconero?
“Non lo so, io voglio pensare all’Inter e basta. Dico che in Italia si parla troppo, si caricano troppo le partite fuori dal campo e bisogna cercare di vivere le partite con grande conflittualità ma non caricarli eccessivamente perché non è necessario aggiungere tensione in più. Queste sono domande che prima di una partita non vanno fatte. Credo che un giornalista che fa questa domanda voglia più bene alla Juve che all’Inter e voleva portare un po’ di nervosismo”.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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