Tarcisio Burgnich, storica bandiera della Grande Inter, si è raccontato ai microfoni di FcInterNews.it parlando del suo passato trascorso in nerazzurro e anche della situazione attuale della Beneamata.
Partiamo da quando tutto ebbe inizio: squilla il telefono, è Helenio Herrera. Lei cosa risponde?
"Fu la svolta della mia carriera, una sorpresa per me. A vent’anni dalla Juve passai al Palermo, ero amareggiato per aver perso il posto in una big. Ma l’approdo ad Appiano mi ha permesso di riemergere. È vero, mi volle Herrera. Gli piaceva il mio spirito da combattente".
Il suo rapporto con il tecnico spagnolo?
"Ottimo. Mi ha sempre aiutato e sostenuto. Era uno che badava alla sostanza, di un giocatore guardava principalmente le doti caratteriali. Spesso mi diceva: ‘Tarcisio, trasmetti la tua aggressività ai tuoi compagni’. Mi amava per questo, perché in campo ero un gladiatore. Ed è sempre stato al mio fianco".
A tal proposito, cosa ne pensa della targa del ‘Mago’ divelta nei giardini a lui dedicati in piazza Axum?
"Questi episodi sono lo specchio di un paese ignorante, oramai irreversibile sotto questo punto di vista".
La vittoria più bella legata ai colori nerazzurri?
"Quella sul Benfica in finale di Coppa dei Campioni, il 27 maggio 1965. Si giocò a San Siro, finì 1-0 per noi con gol di Jair".
Quale prestazione le ha dato maggiore soddisfazione a livello individuale, considerato lo spessore dell’avversario che aveva davanti?
"Senz’altro la notte di Vienna, quando battemmo il Real Madrid e conquistammo il primo trionfo europeo. Dinnanzi a noi c’erano Puskas e Di Stefano, due fuoriclasse: è come se oggi Messi e Ronaldo giocassero insieme. Vincere contro la loro squadra per un difensore è il massimo".
Per Lei grandi gioie anche in Nazionale: quale ricordo di Italia-Germania?
"Non sbagliano a chiamarla ‘Partita del Secolo’. È stato un incontro alla Scapoli-Ammogliati: ciascuno tirava fuori l’orgoglio della propria Nazione, non c’erano tattiche. E lo dimostra il fatto che all’Azteca io abbia segnato uno dei pochissimi gol della mia carriera. Raggiungemmo la finale della Coppa del Mondo".
E poi, è arrivato Pelé…
"Eh sì, che ci vuoi fare. A Città del Messico non riuscii a fermarlo: era immarcabile per chiunque, la sua carriera l’ha testimoniato. È il più grande della storia del calcio, senz’ombra di dubbio".
Per concludere il discorso azzurro: l’Italia è fuori dal Mondiale.
"Eh già, brutto colpo. Non abbiamo alcun giocatore che sappia fare la differenza. Tra i responsabili di questo paradosso c’è di mezzo anche la Federazione: nei nostri settori giovanili giocano solo stranieri, tra pochi anni diventeremo come la Francia".
Cosa è stato Giacinto Facchetti per Lei?
"Ho vissuto con lui tanti anni, sia all’Inter che in Nazionale. Siamo sempre stati compagni di camera. Nella mia carriera in pratica ho dormito più con lui che con mia moglie (ride, ndr). Può immaginare qual era il rapporto umano".
La famosa filastrocca ‘Sarti, Burgnich, Facchetti…’
"Negli anni è diventata come un rosario (ride, ndr). La nostra Inter ha vinto tutto, è stata una grandissima squadra. Forse addirittura la migliore della storia del calcio".
Trasferendo il discorso all'Inter attuale, secondo Lei i nerazzurri possono ancora puntare allo scudetto?
"A mio avviso, in quanto a qualità, sulla carta questa squadra ha tutte le credenziali per poter concludere in vetta il campionato. Fin qui credo che i risultati racimolati dall’Inter siano inqualificabili in confronto al valore della rosa".
Quando è fattibile il raggiungimento della Champions League?
"Non parlerei tanto di obiettivi, quanto piuttosto di potenzialità. Questa Inter può far strada. Alla lunga, però, fa la differenza la serietà della società. Vedi la Juve: Bonucci ha spaccato lo spogliatoio, è stato mandato via. A Milano ci sono i cinesi, si è venuto a creare un altro tipo di ambiente".
Cosa ne pensa di Luciano Spalletti?
"Ha una dura responsabilità, perché deve tenere il gruppo ben amalgamato. La rosa è formata da ottimi giocatori, anche se manca uno che faccia la differenza: ai nostri tempi c’erano Mazzola, Suarez… Questi nomi di spicco nell’Inter di adesso non ci sono, ma d’altro canto l’organico ha dimostrato di essere molto valido".
C’è un giocatore di questa Inter in cui si rivede?
"Sono tutti ottimi elementi. Tatticamente parlando penso a D’Ambrosio, che considero un atleta esemplare".
Chi consiglia ai nerazzurri come innesto in difesa?
"Di questi tempi ce ne sono ben pochi di difensori ‘acquistabili’. Adesso costano più i difensori che gli attaccanti, e non è una provocazione ma la verità: basta vedere le cifre spese di recente dai top club europei".
Cosa si aspetta dal mercato?
"Se ci sarà l’opportunità di acquistare giocatori che fanno la differenza, ben venga. Ma la vera forza di una squadra deve essere l’unione del gruppo. Se questa Inter gioca tutta insieme, con i giocatori che pensano al collettivo, non ce n’è per nessuno. Neanche per la Juve".
Per concludere, un’opinione sul VAR.
"È uno strumento che rovina il calcio. Gli arbitri possono sbagliare così come i giocatori, va accettato. È un valore dello sport, a livello di emozioni questa nuova introduzione sta influendo molto. Il bello è che poi addirittura sbagliano anche con tutto il VAR, quindi… Sono assolutamente contro".
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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