E ora come la mettiamo? No, proprio non ci siamo. ''Giocare fuori casa è più facile in questo momento e poi contro la Juventus le motivazioni vengono da sole'', si diceva. Tutto l'inverso: gara imbarazzante per larghi tratti e sconfitta strameritata. E no, non parliamo solo del netto divario tecnico: quello è evidente e non da ieri. Ci riferiamo alla mancanza di grinta, di carattere, di voglia di mangiare l'erba. La Juventus reduce dalla Serie B quando affrontava l'Inter ci metteva tutta sé stessa per colmare il gap e, non a caso, i risultati degli anni post-Calciopoli non erano sempre in favore dei milanesi.

All'Inter dello J Stadium è mancato tutto e nasconderlo non farebbe bene al processo di crescita. Già, ma quale crescita? Kovacic bocciato a ripetizione e non solo per colpe sue, Juan Jesus idem e Taider così così. Per il resto, di giovani non se ne vedono, almeno non in campo.

Stavolta Walter Mazzarri ha toppato. ''La gara tatticamente era di facile lettura, visto che erano tutti duelli uno contro uno. E si sa: chi vince i duelli, poi vince la partita''. Una sorta di ammissione di colpa. No, l'Inter non ha la rosa per competere con la Juventus e affrontarla a viso aperto, ma nemmeno per rintanarsi per oltre un'ora aspettando l'inesorabile decapitazione. Sarà pure inferiore alla Roma, non di certo al Napoli visto a Bergamo (e pure in tante altre uscite poco felici della banda di Benitez) o alla Fiorentina priva di Gomez, Borja Valero e Rossi.

Insomma, si può e si deve fare di più. L'inizio di stagione ora è un boomerang: quell'Inter era reale, è esistita. Basta alibi. L'ambiente va scosso, gli vanno offerti stimoli nuovi al di là del mercato. Non si può più navigare a vista, cercando appigli poco concreti. Passi il ko con la Juventus, ma in gennaio questa squadra ha perso punti con una Lazio balbettante, con un Chievo appena generoso, con un Genoa senza difensori e con un Catania sull'orlo di una crisi di nervi. 2 punti nel 2014: rendiamoci conto.

Questo non è un club per anni di transizione: lo dice la storia recente e meno recente. Se si va alla deriva, poi se ne paga lo scotto. E' successo già e succederà di nuovo. ''Er progetto'' in Italia paga solo se i risultati si intravedono già all'alba della gestione rinnovata e ne sa qualcosa la Roma, che infatti ha cambiato decisamente rotta.

L'appello è esteso a tutti, nessuno escluso. Perché quando la situazione diventa così palesemente negativa, non è possibile rintracciare un solo colpevole. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, in primis i giocatori, che sembrano aver mollato dopo il 3-0 del Friuli del 3 novembre scorso. L'assassino non può essere sempre il maggiordomo. E ripetiamo il concetto: zeru alibi. Con vago riferimento portoghese, tanto per capirci. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 febbraio 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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