Potrebbe essere stato davvero un semplice incontro tra amici, quello tra Moratti e Laporta, anche se la repentinità con cui il presidente nerazzurro è volato a Barcellona non consente di interpretare la sua mossa come un viaggio di piacere. La realtà più credibile è che i due patron abbiano discusso di Ibrahimovic e dell’offerta che i blaugrana sarebbero disposti a fare per lo svedese, anche se l’accordo ad oggi appare lontano. Ibrahimovic vuole il Barcellona, il Barcellona vuole Ibrahimovic. Ma Moratti non vuole svendere il suo genio e, a ragione, chiede almeno 70 milioni di euro. Che Laporta non ha intenzione di pagare e preferirebbe ammorbidire il tutto inserendo Eto’o nella trattativa, sempre che il camerunese accetti. La domanda, a questo punto, è una: davvero l’Inter ha bisogno di Samuel Eto’o, giocatore eccezionale, senza alcun dubbio, ma probabilmente non l’ideale sostituto di Ibra? Forse al gioco di Mourinho un’altra prima punta, dopo l’acquisto di Diego Milito, non servirebbe, non quanto un creativo, un artista del pallone che sappia inventare qualcosa per i compagni là davanti. Eto’o ha un fiuto del gol eccezionale, ma Milito non è da meno. E noi Milito lo abbiamo già portato a casa.

Chiaro che il Barça voglia liberarsi di un elemento che rischia di perdere l’anno prossimo gratis, ma perché l’Inter dovrebbe privarsi della sua punta di diamante, liberando oltretutto i catalani di un pensiero in più? Se davvero i nerazzurri devono lasciar partire un campionissimo come Ibrahimovic, è giusto che Laporta faccia altrettanto e non sia lui a scegliere la contropartita. È una logica da cui non si deve sfuggire. Non dico che Moratti debba chiedere in cambio Messi, il suo sogno che rimarrà irrealizzabile, ma almeno un giocatore di grande livello che rappresenti una grande perdita per i Campioni d’Europa. Due nomi su tutti: Xavi e Iniesta, centrocampisti raffinati e cervelli del centrocampo, che a Mourinho farebbero molto comodo, anche alla luce di quel buco in mezzo che la società di Corso Vittorio Emanuele sta cercando di colmare. Xavi e Iniesta sono due piccoli e giovanissimi fenomeni, nazionali spagnoli in pianta stabile e protagonisti delle fortune del Barcellona, così come Ibra lo è stato sempre per l’Inter. Se rinuncia dolorosa deve essere da parte nerazzurra, che lo sia anche da parte blaugrana. Oppure Laporta apra il portafoglio e consegni a Moratti l’assegno di 70 milioni con cui portare a Milano il giocatore che vuole veramente, da scegliere poi con calma (un suggerimento: via Ibra, il lato creativo potrebbe colmarlo benissimo Cassano…). Guai dunque a farsi prendere per il collo, tra lo svedese e l’Inter c’è un contratto di ferro, oltre che oneroso, quindi le regole le detta Moratti. E pr quanto possa essere amico di Laporta, il presidente dell’Inter non sembra intenzionato a farsi fregare in uno scambio che, ad oggi, non gli converrebbe.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 giugno 2009 alle 08:04
Autore: Fabio Costantino
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