Più passa il tempo e più si percepisce il calcio come un puntino lontano, un passatempo con simboli e significati annacquati dall’enormità delle implicazioni del virus.

Il senso stretto delle cose per molti è una novità e vive la volontà di tornare a giocare a calcio come una colpa, un capriccio incomprensibile. 

Moltepersone non si rendono conto che il calcio rappresenta una parte consistente del Pil, ha un indotto determinante per tutto lo sport ed è collegato direttamente ad altri rami economici. Quello che sgomenta è casomai la modalità grottesca con la quale i club e le istituzioni argomentano la necessità di tornare a giocare, condendola con polemiche stucchevoli e mancanza di sensibilità sportiva e politica.

C’è solo un'unica strategia, quella di non fare sistema e pensare unicamente ai propri interessi, risultando ulteriormente impopolari ad un pubblico inorridito di fronte a tanta goffaggine.

Il ministro Spadafora intanto ha ripetuto che il campionato per lui non riparte o quantomeno che non se ne parla, se non dopo il 18 maggio. Spadafora dichiara ossessivamente questo mantra, preoccupato di essere quello che potrebbe dare la brutta notizia tra venti giorni e rimandare tutto al prossimo campionato, posto che se la decisione di fermare tutto fosse governativa e non della lega calcio, le squadre potrebbero prendere i soldi dalle televisioni, diversamente dovrebbero rinunciarvi.

L’Inter, in tutto questo tornerà ad a lavorare a partire da martedì 5 maggio con sedute individuali, in attesa di capire quando potrà allenarsi in gruppo.

In questi giorni c’è stato spazio per il ricordo dello scandalo del 1998, un “like” provocatorio del falco Andrea Agnelli, che sottoscriveva l’intenzione di non volere lo scudetto in caso di assegnazione prematura, per non fare come l’Inter del 2006. L’attitudine storica del presidente bianconero di essere da una parte manager e uomo dalle larghe intese, soprattutto col presidente Zhang e dall’altra ultras e provocatore, utilizzando piani comunicativi opposti. Sarebbe opportuno fosse più coerente, vista l’avversione che conserva insieme all’amico Nedved verso l’Inter.
In settimana c’è stato spazio anche per un inspiegabile altro “like” di Icardi (che ha un responsabile dei suoi profili social) ad un tweet delirante di Bojan Krkic, il quale insultava l’anniversario dei dieci anni di Barcellona-Inter.

Se qualcuno pensava che il coronavirus avrebbe cambiato le persone, le avrebbe rese più consapevoli e sagge, più mature e umane deve ricredersi. Le persone sono più incattivite e acide che mai, più disunite e, in alcuni casi, dissociate dalla realtà.

La realtà in effetti non propone molti elementi per pensare al futuro, nemmeno il calciomercato per un campionato che non sappiamo se e quando partirà. Le ultime veline ci parlano di un interessamento per Pogba, grazie ad un eventuale tesoretto maturato grazie alle cessioni di Perisic e Icardi. Pogba ha un ruolo importante a centrocampo ma viene da un 2019 passato più sul divano che in campo, con un infortunio alla caviglia piuttosto serio e un ingaggio proibitivo. Il resto è legato ai tormentoni di Timo Werner e altri che andrebbero a sostituire Lautaro Martinez che non nasconde la sua voglia di Barcellona, semplicemente perché in questi mesi non ha mai messo un punto esclamativo chiudendo la faccenda con un “io resto qui”, complice anche un rinnovo di contratto non ancora formulato.

In ultimo la questione legata a Giuseppe Pecoraro, capo della procura Figc dall'agosto del 2016 al dicembre 2019, in riferimento a Inter-Juventus 2-3 di due anni fa, condizionata dal pur bravo Orsato con l’incredibile rosso a Vecino, appoggiato però da larga parte della stampa e la mancata espulsione di Pjanic, dopo una brutta entrata su Rafinha.

Pecoraro ha detto: "È stata la direzione di Orsato di Inter-Juventus che mi ha portato ad avere delle tensioni con il mondo arbitrale. Chiesi all'Aia prima e poi alla Lega, ai soli fini conoscitivi, i dialoghi audio-video tra Var e arbitro di quella partita. Ce li diedero solo a inizio campionato successivo. Apriamo il file e l'unico episodio in cui non c'è audio registrato era l'unico che ci importava, quello tra Orsato e il Var che aveva portato alla mancata espulsione di Pjanic. Motivo? Mi dissero che non c'era e basta".

L’obiettività di Pecoraro è stata messa in discussione a causa della mancata denuncia del fatto all’epoca e per il fatto che il Var, per protocollo, non poteva comunque entrare in merito alla decisione. Ragione per cui l’unico fatto importante resta se ci fosse davvero il dialogo e perché è stato omesso, visto che è tanto irrilevante ai fini di una decisione arbitrale.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 04 maggio 2020 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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