Convince sempre di più. E non solo per i gol, che in fin dai conti hanno già rappresentato il principale biglietto da visita fornito a Piero Ausilio & Co., direttamente dall’Argentina, prima dell’approdo in nerazzurro. Ma soprattutto per il carattere. Lautaro Martinez è uno che non si tira mai indietro. Anzi, guarda sempre avanti. Ed è questo il punto di forza che più lo sta contraddistinguendo in questa preseason, a poco più di due settimane dall’inizio del campionato, quando l’Inter sarà impegnata al Mapei Stadium contro il Sassuolo nell'esordio ufficiale della nuova stagione. La prima dell’argentino nel Belpaese.

Nel match di ieri sera contro il Lione, peraltro deciso da un suo mancino sotto porta su bel cross di Dalbert ed intelligente velo di Politano, il Toro ha messo ancora una volta in risalto la garra che lo anima. La prova lampante, in questo senso, può essere rappresentata da un colore: il giallo. Come i cartellini che ha costretto a far estrarre all’arbitro Di Bello nei confronti degli avversari (ben tre le ammonizioni provocate) e come quello che si è beccato nel momento in cui la foga agonistica ha avuto la meglio sulla lucidità. Lautaro è così. Prende i colpi? Cade e si rialza, senza batter ciglio. Non protesta, al massimo allarga le braccia in segno di disappunto. Poi pressa e corre di nuovo come un forsennato, sporca le linee di passaggio avversarie ed interrompe spesso e volentieri l’impostazione della manovra. Un gregario d’attacco, con i piedi vellutati e la stazza animalesca: "Lui ci mette il fisico, non si sposta di un centimetro e sa gestire la palla. Ma è chiaro che poi per quanto riguarda il non intasare la posizione di Icardi qualche volta si defila e viene verso il centrocampo", ha spiegato con la solita saggezza tattica Luciano Spalletti, ai microfoni di Sky Sport, dopo la vittoria in ICC sul discutibile manto erboso del 'Via del Mare' di Lecce.

E la possibilità di rivederlo ancora al fianco di un bomber di razza come Maurito – con cui l’intesa sembra crescere partita dopo partita – sembrano essere in netto aumento. I due si cercano e trovano spesso. E l’Inter ne giova in inventiva. Sponde frequenti, continui scambi di posizione, idee in verticale. L’ex Racing Avellaneda, con il suo continuo movimento ad elastico tra attacco e centrocampo, svolge in maniera egregia il ruolo di collante tra le linee, creando tanti problemi alla difesa francese, culminati con la rete del decisivo 1-0. E quella posizione da “assaltatore” (dove il tecnico di Certaldo ha la sua musa ispiratrice in Radja Nainggolan) sembra calzargli a pennello. Così come la 10 sulle spalle. Senza bisogno di circoscrivere il significato al mero numero, ma ampliandolo a quello calcistico dello stesso. Fantasia, imprevedibilità, spensieratezza. Alle spalle del 9 puro, Lautaro ha libertà di svariare su tutto il fronte d’attacco: partendo da una posizione centrale, sposta il raggio d’azione anche sulle fasce, invertendosi – a tratti – con gli esterni d’attacco presenti in campo (vedi Karamoh e Politano nel primo tempo, l’ex Sassuolo ed il fischiatissimo Joao Mario nella ripresa). L’apertura di Spalletti a Lautaro come diez è chiara: "È possibile vedere in qualche partita Icardi titolare, con Lautaro numero dieci e Radja che palleggia in mediana". E l’impressione è che il classe ’97 di Bahía Blanca sia uno a cui sarà difficile rinunciare nei prossimi mesi. Da attaccante puro, da seconda punta o da trequartista "alla Spalletti", poco cambia. La cosa importante è che l’Inter abbia trovato un Toro per amico. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 05 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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