Dopo aver ricevuto diverse e-mail di disapprovazione al mio editoriale dal titolo “Moratti, è ora di imitare Berlusconi”, credo sia doveroso da parte mia spiegare meglio il concetto che ho voluto esprimere, perché probabilmente non sono stato abbastanza chiaro. Ringrazio chi ha voluto dire la sua a riguardo e chi mi ha fatto notare come l’accostamento Moratti-Berlusconi non stia né in cielo né in terra. Da interista neanch’io avvicinerei mai i due, il patron nerazzurro in quanto a stile, passione e amore per i suoi colori non è secondo a nessuno, e il presidente del Milan, come mi è stato fatto notare, ha dato il via con il suo arrivo nell’ambiente calcistico a una concezione di mercato che oggi non è più sostenibile.

Ricordo bene l'operazione Lentini e le conseguenze economiche nefaste che ha provocato nel mondo del calcio. Non intendo dire che Moratti debba imitare Berluconi in quanto Berlusconi, ma comportarsi anche come un presidente d'azienda in un momento critico per tutto il mondo economico. Berlusconi è solo un esempio tirato in ballo dopo la sua decisione di cedere Kakà per la cifra offertagli dal Real Madrid. Tutti i proprietari delle società calcistiche dovrebbero fare un esame di coscienza e rendersi conto che oggi certe cifre non sono compatibili con il contesto economico. Moratti ha detto che se arrivassero offerte irrinunciabili, sarebbe disposto a cedere i suoi campioni. Berlusconi lo ha fatto e credo si sia comportato nel modo più corretto. Certo, il Real Madrid oggi gode, ma chi può assicurare che entro qualche anno le banche che gli hanno fatto credito non vadano in crisi, lasciando il club in una condizione drammatica e pieno di debiti? L'esempio AIG-Manchester United calza a pennello in quest'ottica.

Non ci si dimentichi infatti cosa sta accadendo in Inghilterra, dove dopo anni di sperperi che hanno consentito alle squadre britanniche di dominare in Europa, oggi si vive una condizione critica: il Liverpool è pieno di debiti, il Chelsea di Abramovich fa i conti prima di investire un solo centesimo (incredibile a dirsi...), il Manchester United cede Cristiano Ronaldo. Anche in Italia è successo qualcosa di simile, basti pensare a Parma, Lazio e Roma che, per giocare a fare le grandi e togliersi qualche soddisfazione, sono state poi costrette a ridimensionarsi onde evitare il crack e la scomparsa. Ecco, non vorrei che anche l'Inter, pagando l'amore e il mecenatismo del suo presidente, si debba trovare in queste condizioni, anche perché non ci sono abbastanza sceicchi appasionati di calcio pronti a togliere le castagne dal fuoco. Il Milan sta ripianando il bilancio e fa bene, se all'Inter arrivassero offerte mostruose, come quelle che chiede Moratti, su quali basi potrebbe dire di no? Rifiutare certe cifre e continuare a pagare ingaggi d'oro oggi più che mai è immorale e masochistico.

Non sto dalla parte di Berlusconi, sia ben chiaro. Però cedendo Kakà, alla luce delle motivazioni che lo hanno portato a questa decisione, credo abbia fatto la cosa giusta, benché i tifosi gli abbiano fatto capire il loro dissenso in tutti i modi possibili. Allo stesso modo penso che si sia comportato nel modo giusto sir Alex Ferguson nell'operazione Cristiano Ronaldo. Ibrahimovic e Maicon sono fenomeni, da tifoso neanch'io, come Moratti, vorrei che venissero ceduti. Ma anch'io, come Moratti, direi di sì davanti a cifre astronomiche fuori mercato, anche a costo di sorridere trattenendo le lacrime.
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 27 giugno 2009 alle 11:12
Autore: Fabio Costantino
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