L'immenso Pier Paolo Pasolini ci scuserà se per ragioni calcistiche prendiamo in prestito il titolo di uno dei suoi grandi film. 'Uccellacci e uccellini' è una pellicola di raro spessore, che certamente non dovrebbe mischiarsi con i fatti del mondo pallonaro. Ma la tentazione è stata troppo grande quando, scorgendo i commenti sui social dopo lo 0-0 di Udine, ci si è resi conto che i gufi, ma soprattutto i corvi, abbondavano.

Nessun tentativo di evangelizzazione, tranquilli. Soltanto il sano diritto di ristabilire un po' d'ordine in un mare di isterismi e nefandezze. Il tifoso dell'Inter ormai sembra sempre meno tifoso e sempre più l'imitazione sbiadita di quelli che nelle tv locali leggono i tarocchi. Quelli a cui basta uno sguardo a un mazzo di carte per sapere tutto del futuro. "L'Atalanta ormai è lanciata, la Roma farà filotto, il Milan riemergerà, la Lazio è più squadra, il Torino adesso ci crede". E l'Inter? "Beh, l'Inter la conosciamo. Non reggerà la pressione, si scioglierà. Addio Champions".

Addio Champions, eh già. E invece no. No, come quando si parlava di Inter allo sbando dopo il ko col Sassuolo alla prima di campionato. No, come quando si parlava di stagione buttata dopo la sconfitta col Parma. No, come quando si preconizzava il sorpasso del Milan nel derby d'andata. No, come quando si dava per scontato il crollo dopo la crisi a inizio del girone di ritorno. No, come quando si diceva che il Milan sarebbe fuggito via vincendo il derby di ritorno. No, come quando il caso-Icardi avrebbe dovuto sgretolare lo spogliatoio. E no, soprattutto, ripensando alla coda finale della scorsa stagione, dopo l'1-2 col Sassuolo.

È davvero incredibile come, nonostante i fatti raccontino altro, il tifoso nerazzurro continui a crogiolarsi in un limbo melmoso, quasi attendesse con ansia il finale amaro così vividamente immaginato. Non è questione di carri, di "io ve l'avevo detto", di malafede. È proprio questione di un modo di pensare malsano, che inquina l'ambiente. Le essenze delle squadre. Il famoso dna dei club rivendicato pure da Allegri in una recente intervista. Come se ci fosse un'anima immutabile nelle squadre. Eppure non sembra di ricordare grandi somiglianze tra il Milan di Rocco e quello di Sacchi. O tra il Milan di Sacchi e poi quello di Capello. O tra il City di Mancini e quello di Guardiola. O tra il Barcellona di Guardiola e quello di Valverde. Perché poi succede che la Roma pareggi a Genova e allora ci si trova spiazzati. Le convinzioni si sbiciolano. E il finale cambia. Ma come, non era tutto scritto? Cosa dicono i tarocchi? Uccellacci e uccellini.

 

"Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, […] che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere".
Pier Paolo Pasolini

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 07 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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