Mi sento alquanto demoralizzato dopo questo derby. Di sconfitte nelle stracittadine ne ho viste tante, ma questa fa particolarmente male, perché mi toglie una buona fetta di speranze di rimonta scudetto. Onore al Milan, dunque, che nel momento più importante sfodera una prestazione inaspettata, sfidando l’avversario con un atteggiamento da provinciale. Lo stesso che aveva permesso anche alla Juventus di superare i nerazzurri. Tanto di cappello, dunque, non è una mancanza di personalità giocarsela sull’aggressività e il pragmatismo, anzi. È iun merito che in questo derby l’Inter non ha avuto. Mi spiace dirlo, ma così come in altre occasioni ho lodato le scelte di Leonardo, stavolta mi tocca condannarlo. Facile con il senno di poi, ma è il ruolo di chi scrive e commenta farlo a bocce ferme.

A mio parere Leo ha completamente sbagliato l’impostazione tattica ed è lì che è nata la sconfitta. Il gol di Pato dopo 50 secondi è frutto tanto di casualità quanto di una inspiegabile staticità difensiva nerazzurra, da cerchiare con la penna rossa. Come si fa a prendere una rete così subito? È questo il modo giusto di scendere in campo? Non è così che si approccia una partita importante come questa. Ho rivisto la prima frazione della trasferta di Monaco: Inter molle, inconcludente, in balìa dell’avversario per lunghi tratti. In Champions nella ripresa c’è stata la reazione d’orgoglio, stavolta no, anche a causa dell’espulsione (giusta) di Chivu. Rosso nato dall’ennesimo buco difensivo agevolato da una mediana assente e troppo alta.

Così avremmo perso contro chiunque, figuriamoci con il Milan. Falsa partenza e prosieguo deficitario. Ci sono voluti 20 minuti per vedere l’Inter nella metà campo rossonera con una certa convinzione. Poi, però, se la palla non entra nelle poche opportunità avute, è anche colpa di chi non trova la porta. Dito puntato contro la prestazione dell’Inter, dunque, e contro l’impostazione di Leonardo. Ma non voglio limitarmi a questo. Preso atto dei meriti tattici di Allegri e della presenza di spirito milanista, la chiave del successo, non riesco a ignorare un eccesso di aggressività tipico sì delle provinciali, ma anche contrario al gioco e alla sportività. Se mi sbilancio dicendo che i rossoneri hanno picchiato in lungo e in largo non credo di poter essere totalmente sbugiardato.

Con questo non voglio prendere di mira la capolista, ma chi avrebbe dovuto impedirle di randellare con cotanta leggerezza: Rizzoli. Al di là degli episodi (Maicon ha toccato di mano in area, ma chi se la sente di accusarlo di volontarietà?), la direzione dell’arbitro bolognese non mi ha affatto convinto. Ha lasciato correre troppo, favorendo l’atteggiamento distruttivo del Milan, il più adatto contro i palleggiatori nerazzurri. Van Bommel, Gattuso e Zambrotta hanno distribuito calcioni a destra e a sinistra, cavandosela con un’ammonizione a testa. Non è questo il modo, a mio modo di vedere, di tenere in mano il controllo del gioco.

E mi spiace che Allegri non abbia fatto altro che chiedere, chissà perché, l’ammonizione per Sneijder quando i suoi uomini potevano finire sotto la doccia anzi tempo con un altro arbitro. Occhio però: Rizzoli non è il solo ad aver rovinato questo derby, anche il suo assistente di linea (non ho neanche voglia di ricordarne il nome) ha impresso il proprio marchio sul match, dando per scontato che l’intervento di Abbiati su Motta fosse al di qua della linea di porta e che Pato fosse in posizione regolare sul secondo e decisivo gol. Insomma, nel dubbio la bandierina si sposta nella stessa direzione del vento, giusto?

Leonardo, l’atteggiamento nerazzurro, gli episodi, Rizzoli e chi più ne ha più ne metta: tanti i fattori che ci sono costati una pesante sconfitta, ma non è ancora il momento di leccarsi le ferite. Mancano 7 partite e 6 punti (scontro diretto sfavorevole) da recuperare, nel calcio tutto è possibile anche se dopo questa stracittadine è più difficile crederlo. Cerchiamo di giocarcela fino in fondo, poi valuteremo tutto a 360 gradi. Intanto l’occasione per il riscatto è dietro l’angolo: martedì, in Champions League, c’è lo Schalke 04. Prepariamoci bene, anche con la giusta dose di ottimismo, quella da sempre predicata da Leonardo.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 03 aprile 2011 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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