Ma sì, ma che ci frega. Visto che non sta succedendo nulla di importante nel panorama calcistico italiano – o forse qualcosa sta succedendo, mi sembra che in testa ci siano due squadre che nessuno o quasi aveva pronosticato ad inizio anno – parliamo di mercato; così, tanto per fare. Spariamo qualche nome altisonante, nel mucchio, e vediamo un pochino che succede. 

Così, a prima vista, potrebbe sembrare una boutade qualsiasi: purtroppo, nella realtà, è quello che si sta cercando di fare. Perché il mercato tira sempre, perché il mercato è open trecentosessantacinque giorni l’anno, festività comprese. Sì, certo, anche a Natale, Capodanno e Pasqua. Perché il mercato, quando si è in clima di calma piatta, serve sempre a vivacizzare l’abulia del momento. E non è importante se le notizie corrispondano alla realtà; l’importante è che se ne parli, per qualche giorno. Giusto per riempire la bocca di esperti più presunti che veri.

In questa atmosfera quasi surreale la scorsa settimana l’Inter si è vista, probabilmente senza nemmeno saperlo, affibbiare un paio di vecchi pirati dei campi da gioco. Sul primo, Falcao, è stata tirata una riga immediatamente e la notizia, chiamiamola così, si è dissolta come una bolla di sapone. Sul secondo invece, Andrea Pirlo, si è aperto un vero e proprio dibattito tra il partito dei pro ritorno del regista bresciano e quello dei contro. Al di là di tutto, al netto di simpatie personali che col calcio hanno assai poco a che vedere, ho avuto l’opportunità di seguire il campionato americano qualche volta. E, ma la mia è solo una sensazione del tutto personale, sia chiaro, ho osservato con un pizzico di rammarico un giocatore che in campo cammina, non corre. Ora, che Pirlo non fosse un fulmine di guerra non è una novità. Ma non lo avevo mai visto così giù fisicamente. Qualcuno ha detto che in pratica si è già ritirato dal calcio che conta; io non mi permetto di dare giudizi così tranchant in merito, l’intelligenza calcistica del ragazzo è mostruosa ma, mi ripeto, l’ho visto davvero ad anni luce di distanza da canoni normali di forma fisica adatti ad affrontare un campionato tatticamente logorante come quello nostrano. Dove se non hai il passo, la durata, la corsa, difficilmente puoi competere ad alti livelli.

Poi senti Mancini, che conosce benissimo l’ex bianconero, e cominci a capire che la stima del tecnico nerazzurro per il regista è infinita ma che anche no, questo è un matrimonio che non s’ha da fare, avrebbe scritto Alessandro Manzoni. Del resto, non è che dall’entourage di Pirlo siano trapelati commenti entusiastici su di un eventuale ritorno nel Bel Paese di Andrea, che tanto bene si sta trovando in MLS e che attualmente è pure al caldo in vacanza. Insomma, una notizia che tanto notizia non si è dimostrata. Diciamo piuttosto che per qualche giorno ha movimentato stampa, radio e televisioni. 

Però, dalle parole di Roberto Mancini, qualcos’altro si è capito: che una figura simile a quella di Pirlo nella rosa attuale dell’Inter manca. E che non sarebbe poi nemmeno tanto male se la portassimo a casa nel mercato di gennaio. Perché appare chiaro a tutti, Presidente compreso, che il tecnico nerazzurro vuole un paio di nuovi innesti nel mercato di riparazione. Secondo alcuni la prima scelta potrebbe cadere su una punta, vista la strada intrapresa da Icardi che lo sta portando molto lontano dal rendimento della scorsa stagione; eppure, ripensandoci, anche l‘anno passato il ragazzo spesso giocava lontano dall’area di rigore. Ma segnava. Questa involuzione del giovane attaccante argentino qualche dubbio lo solleva: soprattutto nel caso in cui fossero vere le voci che vorrebbero l’attuale capitano interista in procinto di partire, destinazione spagnola, per una cifra di poco superiore alla quarantina di milioni più bonus. D’accordo, sono chiacchiere e voci che si rincorrono; e però lo scorso anno, giusto di questi periodi, il chiacchiericcio riguardava un altro giovane virgulto di casa Inter, quel Mateo Kovacic che, puntualmente, ha lasciato Appiano Gentile con buona pace di un discreto numero di suoi accaniti tifosi e con ottime risultanze per le casse societarie. Ah, giusto per puntualizzare: il croato sta facendo panchina a Madrid, una panchina accompagnata dalle parole di Florentino Perez che, papale papale, se ne è uscito con un – avevamo bisogno di qualcuno per la panchina – che ammazzerebbe un bufalo. Figuriamoci il carattere di un ragazzo poco più che ventenne. Magari, qualche volta, i presidenti dovrebbero ricordarsi di fare i presidenti senza addentrarsi in disquisizione tecniche che poco si sposano con la loro figura.

Tornando al discorso mercato, si è scritto e detto di tutto di più. Tra le varie ipotesi quella che preferisco riguarda Biglia; gioca da noi da un po’, ha un gran piede, è intelligente tatticamente, vede il gioco, sa portare per mano i compagni, non butta via mai il pallone senza senso logico. Ma costa, costa parecchio. Il negozio di Lotito ha prezzi altissimi e non sempre è semplice imbastire una trattativa col patron biancoceleste.

Io un paio di desiderata da sottoporre all’attenzione della dirigenza nerazzurra li avrei. Il primo è Youri Tielemans, centrocampista diciannovenne dell’Anderlecht per cui nutro una insana passione ma su cui ci sono i più grandi club europei. Il secondo è Thomas Meunier, terzino destro dal fisico strutturato, uno che macina chilometri e chilometri sulla fascia senza soluzione di continuità; ma, come per il primo, anche per il secondo la fila davanti alla porta del Club Bruges è lunga assai.
Purtroppo.

Però, per intanto, godiamoci la squadra che abbiamo. E che, non scordiamocelo mai, è in cima alla classifica; roba che se ripenso ad un anno fa mi sembra un sogno.
Amatela! Sempre.
Buona domenica a Voi.
E, consentitemelo, Je Suis Paris.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 novembre 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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