Se alla vigilia del derby mi avessero detto che l’Inter, in quel momento pienamente lanciata nella rimonta, avrebbe perso sonoramente col Milan e che soprattutto sarebbe precipitata in maniera così fragorosa collezionando quattro sconfitte in cinque partite e una eliminazione dalla Champions League per mano di una squadra che nel suo campionato vivacchia a metà classifica, sicuramente avrei pensato a un pesce d’aprile fuori luogo. E invece, questa catastrofe si è avverata: dopo il ko col Milan, l’Inter ha scoperto di essere finita clamorosamente in debito di ossigeno, passando nello spazio di pochi giorni dal sogno di aggancio alla vetta addirittura nel vortice di una incredibile bagarre, con quattro squadre che si giocano i tre piazzamenti Champions nel fazzoletto di sei punti. Tutto questo mentre, ahinoi, i tifosi rossoneri, dopo quattro anni di clausura forzata, si preparano a tornare a respirare l’aria di maggio in Piazza Duomo a Milano.

La sconfitta col Parma ha rappresentato l’ultimo capitolo di un mese d’aprile a dir poco tremendo, che purtroppo rischia di non essere finito qui: perché Pazzini e compagni al Tardini hanno ulteriormente messo a nudo il loro momento di ‘cotta’, ammesso candidamente ieri dallo stesso Moratti, finendo infilzati da Giovinco e Amauri dando solo a tratti l’impressione di poter reagire per evitare di cadere di nuovo al tappeto. E puntualmente, la sconfitta coi ducali ha dato adito ad una nuova ridda di voci: voci sul morale della squadra, che ha fatto capire di aver subito fin troppo il contraccolpo psicologico esaurendo anche le risorse psicologiche, arrivando in alcuni elementi anche al malumore più o meno esplicito; voci sul mercato, sulla necessità di cambiare profondamente l’organico o di apporvi solo qualche ritocco lì dove conta; ma soprattutto, voci sull’allenatore, il quale una volta esaurita la magia portata dal suo arrivo si è ritrovato travolto da una marea di critiche sulla propria gestione del gruppo e sulla bontà di alcune scelte tattiche, fino a sfociare ad alcune illazioni che, mi sia concesso, sfiorano il delirio.

Leonardo in questo momento è tra l’incudine e il martello: ha il dovere di prendersi la responsabilità delle sue decisioni sugli uomini da mandare in campo, ma non può certo essere lui anche il capro espiatorio per il crollo vistoso della forma dei suoi uomini. Anzi, il tecnico brasiliano sta facendo il possibile per tenere fino alla fine le redini del discorso, chiedendo a tutti di provare a riordinare le idee per cercare almeno un sussulto d’orgoglio. A partire dalle gare di questa settimana, stasera con la Roma in Coppa Italia e sabato con la Lazio per una sorta di spareggio per il podio della Serie A.

Le sfide con le due romane, quindi, come ultima chiamata per questo 2011; e Roma, scenario della finale di Tim Cup, come scenario di quello che a questo punto diventa il traguardo a cui è più logico sperare. Roma caput… delle nostre ultime chances, Roma per poter ancora ambire ad un terzo trofeo stagionale, anche ‘pe’ fa’ la vita (la stagione) meno amara’, come cantava il grande Nino Manfredi. Concentriamoci adesso, poi c’è tutta l’estate per parlare e prendere decisioni…
 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 19 aprile 2011 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
vedi letture
Print