L’Inter inizia il campionato perdendo partita e ogni singola certezza che aveva maturato la scorsa stagione. Il calciomercato ha arricchito la rosa ma sottratto il gioco e i punti di riferimento e Spalletti ha contribuito con una formazione che si è prestata ad una partita dallo spartito casuale e giocatori privi di emozione. Dopo tanti anni di Inter ricordo distintamente di aver letto analisi convinte su campagne acquisti importanti, straripanti o, come quest’anno, “intelligenti”. Un processo di adulazione da cui la stampa si è sempre allontanata in tutta fretta non appena registrava difficoltà che non aveva calcolato.

In fondo è solo una sconfitta ma il modo in cui è maturata, unita al momento e all’importanza dell’avvio esalta le inquietudini e fa sorgere dubbi imprevisti. Sono tra i tanti che hanno battezzato la campagna di rafforzamento salutandola con un convinto apprezzamento. Sono anche tra quelli che non hanno capito la mancata conferma di Rafinha e, più in generale, un inserimento a centrocampo di un giocatore con caratteristiche diverse da quelle presenti in rosa, tuttavia l’Inter non ha perso per questo.

L’Inter si è sottoposta a un sensato ma rischioso tentativo di consolidamento facendo un salto più lungo di quello che avrebbe potuto. Ha costruito una rosa forte, preoccupandosi di arricchire le risorse e le opzioni per Spalletti ma dandogli in mano una squadra da ricostruire totalmente dal punto di vista tattico, in base alle caratteristiche dei nuovi acquisti.
Cambiare un titolare o anche due è un processo importante che implica i movimenti della squadra e un’armonia a cui devono contribuire tutti. Figuriamoci se in una formazione se ne aggiungono quattro o cinque come in questa stagione. L’anno scorso l’Inter aveva trovato il suo centro grazie alla posizione di Brozovic, accompagnato da Rafinha e un maggior utilizzo di Cancelo. 

Skriniar è rimasto il miglior nerazzurro per tutta la stagione e Dalbert il peggiore. Il modulo era stato assimilato e alla fine, pur avendo una rosa stretta con molti giocatori buoni senza essere eccelsi, alla lunga con tutti i limiti sono arrivati a conseguire un obbiettivo insperato e strappato grazie alla convinzione. Quest’anno il paradosso è che Skriniar è partito dalla panchina, Dalbert dal primo minuto, Cancelo e Rafinha non ci sono più e la squadra deve ripartire da capo. 
Da De Vrji vicino a Miranda, Politano a destra, Asamoah a fare il suo lavoro e quello del compagno di reparto terrorizzato dalla sua ombra, Lautaro Martinez dietro a Icardi. Nel secondo tempo Perisic al posto del francese e Keita al posto dell’argentino hanno provato a scuotere la squadra ma il primo non è ancora in condizione e il secondo ha cercato più personalismi, in assenza di compagni a distanza di triangolazione. Ci vuole dunque tempo per vedere automatismi che a Reggio Emilia sono mancati, così così come giocatori in salute e centrati dal primo minuto. 

L’Inter resta forte e c’è da essere abbastanza certi che migliorerà le sue prestazioni trovando i meccanismi di gioco. Ha però bisogno di un tempo che non c’è per raggiungere un traguardo tanto ambizioso come quello che le è stato assegnato in qualità di anti Juve. Non creda troppo ai salamelecchi ricevuti in questo mese e mezzo. In tutto questo parleremmo di un altro risultato se le fosse stato assegnato almeno uno dei due rigori che sono apparsi evidenti allo stadio oltre che in video, in particolare quello su Asamoah. 

Lo sport è pieno di vittorie ottenute con un gioco scadente ma decisioni giuste ma la convenzione e l’ipocrisia del nostro ambiente dice che non ci si può lamentare di niente se si perde contro un avversario modesto come il Sassuolo giocando maledettamente male. In pratica molti, troppi credono nella giustizia di un risultato a seconda del gioco espresso, quasi quanto quelli che sono convinti assurdamente che a fine stagione torti e favori si compensino.

Oggi c’è da sperare che Nainggolan debutti in fretta e convinca, Dalbert trovi un posto in panchina, Skriniar si riappropri del suo ruolo e i croati siano quelli del mondiale. Soprattutto c’è da augurarsi che Spalletti faccia scelte anche banali e un esperimento alla volta e chieda alla squadra di entrare in campo con rabbia. La vera differenza tra questa e le migliori Inter della storia sta nella fame e nella voglia di entrare in campo per spaccare la partita fin dalla prima giornata. Quella di Reggio Emilia è stata una squadra scolastica senza aver studiato, con la testa a tante cose meno che alla determinazione della vittoria. Se si vuole restare tra le prime quattro non si può accettare nemmeno una sconfitta, men che meno alla prima di campionato. 

Amala.

VIDEO - SASSUOLO-INTER 1-0, RABBIA E DELUSIONE PER TRAMONTANA

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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