Una cosa è certa, seppur poco importante per la causa nerazzurra. Anche un convinto sostenitore di Antonio Conte come il sottoscritto, è rimasto deluso da come il tecnico abbia gestito le fasi decisive della gara con il Bologna. Non prendiamoci in giro, se la Beneamata avesse battuto la squadra del grande Sinisa Mihajlovic, non avrebbe certo vinto lo scudetto. Ma perdere la partita in quel modo in casa, dopo essere passati in vantaggio, ci ha fatto rivivere momenti che pensavamo definitivamente archiviati con l'ingaggio di un allenatore che nel suo curriculum, oltre a scudetti a ripetizione, ha quello di avere costruito sempre squadre solide, pragmatiche, concrete, ciniche. E invece, anche con Conte, ecco la “Pazza Inter” che può piacere solo ai masochisti.
Continuo a credere che, ingaggiando l'ex tecnico della Nazionale, la società abbia alzato notevolmente l'asticella e che a breve l'Inter tornerà a lottare per vincerli i titoli e non solo sognarli. Continuo a pensare che chi attacchi Antonio Conte solo perché abbia un passato che non piace, non sia credibile. La storia nerazzurra è piena di ex di squadre non amiche, pensiamo da dove venisse Giovanni Trapattoni, per dieci anni consecutivi emblema di una Juventus che già divideva l'Italia calcistica. Ma il Trap era simpatico e all'Inter ha vinto, al terzo anno. Conte è spigoloso, comunica in un certo modo e per i “puristi” del tifo nerazzurro ha la grande colpa di non essersi “rieducato” vincendo lo scudetto al primo colpo come invece gli è riuscito da altre parti. Ma se l'Inter non vince nulla da nove lunghi anni, forse un motivo ci sarà, che non può essere riconducibile solo agli allenatori che hanno messo piede alla Pinetina e che poi sono stati più o meno gentilmente messi alla porta, con i capelli diventati improvvisamente bianchi. “L'Inter è come una centrifuga”, ricordate cosa diceva Trapattoni? Fa parte del dna nerazzurro. Detto questo, spero che Antonio Conte sia supportato a dovere per una seconda stagione che non avrà più alibi, al netto di quanto potrà succedere in agosto in Europa League.
Tornando alla gara con il Bologna, ritengo che il tecnico abbia avuto le sue responsabilità nel pensare che in questa fase così anomala del campionato, l'Inter possa vincere le partite con un solo spartito, seppur affascinante: quello che prevede corsa continua, verticalizzazioni e il raggiungimento della porta avversaria con tre passaggi. La cosa è riuscita perfettamente nella prima mezz'ora, con la colpa però di non aver realizzato almeno tre reti, come la squadra avrebbe meritato. Ma non è ammissibile che, appena i ritmi giocoforza si siano abbassati, la difesa e Handanovic abbiano inziato a vivere un'altra partita che ha partorito la sconfitta. Gestione dei cambi, gestione del modulo a gara in corso, collocazione di Eriksen.
Questi, a mio avviso gli appunti maggiori per il tecnico a cui aggiungo la mancata presa di posizione su chi dovesse tirare il calcio di rigore che avrebbe chiuso la gara, visto che il Bologna era in dieci uomini. Lukaku compie un gesto lodevole verso Lautaro, compagno in difficoltà psicologica, ma l'Inter non può essere una comunità di recupero, l'obiettivo deve essere ben chiaro a tutti e in quel momento specifico della sfida, l'esigenza di una squadra con la mentalità vincente doveva essere quella di chiudere la pratica. Conte avrebbe dovuto imporsi. Magari avrebbe fallito il tiro dal dischetto anche Lukaku, ma la logica diceva quello.
Mancano otto partite alla fine di questo campionato post lockdown, le temperature si alzeranno ancora e l'allenatore dovrà dimostrare di avere un piano alternativo all'aggressione, al pressing alto e alla corsa. Servirebbe più palleggio, più personalità in mezzo al campo nei momenti in cui è d'obbligo rifiatare, servirebbe che uscisse al più presto dall'infermeria un certo Stefano Sensi che nella prima parte della stagione aveva dimostrato di essere tra gli interpreti migliori del Conte-pensiero. Così come è mancato e mancherà, per almeno tre gare il dinamismo di Barella.
Domani sera l'Inter ha la possibilità di dimenticare in parte la beffa subita con il Bologna, affrontando al Bentegodi il Verona, squadra rivelazione della stagione. L'Atalanta che vince sempre, preme ad un punto. La Lazio è caduta a Lecce ed è raggiungibile. Secondi, terzi o quarti non cambia nulla nella sostanza, ma molto per un bilancio finale del lavoro svolto. Antonio Conte lo sa e sono sicuro che abbia iniziato a martellare la truppa già da lunedì. Ma poi servono risposte concrete, perchè il campo non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai vincenti per antonomasia. Soprattutto se si è costretti ad allenarsi, giocando.
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