Il nome del prossimo allenatore dell'Inter è uno degli argomenti più gettonati in queste ore. Come da tradizione, anche se c'è una Juventus che vince sei scudetti consecutivi e che dopo la conquista della finale di Coppa Italia vuole fare triplete nella finale di Champions League contro il Real Madrid del prossimo 3 giugno, la prima pagina, nel bene o nel male, spetta sempre all'Inter. Noblesse Oblige. Suning non può e non deve sbagliare una mossa in vista della prossima stagione. Sia per quanto riguarda la scelta del tecnico, sia per quella dei giocatori che dovranno far dimenticare la tristezza di quanto avvenuto quest'anno. A partire dal piazzamento finale: settimi se ci va bene dopo aver perso partite a ripetizione e gettato nel dimenticatoio quel breve periodo felice con Pioli che aveva addirittura illuso di poter arrivare al terzo posto. Per non parlare della figuraccia fatta in Europa League, passando poi per la fallimentare gestione della sfida da dentro o fuori in Coppa Italia giocata in casa e persa contro la Lazio. La vittoria beffa di domenica scorsa all'Olimpico contro la stessa Lazio, senza più il “pericolo” del raggiungimento del sesto posto e quella probabile domenica prossima nell'ultima al Meazza con l'Udinese, non dovranno certo commuovere chi è chiamato alla rivoluzione tecnica e mentale della Beneamata. Nel tardo pomeriggio di lunedì, intanto, ha iniziato a circolare la notizia che ieri abbiamo letto su tutti i giornali, sportivi e non: il prossimo allenatore dell'Inter sarà Luciano Spalletti. I contatti avanzati con l'attuale tecnico della Roma sarebbero stati riferiti ai media dalla stessa società nerazzurra. Il sogno Conte, dunque, svanito. Per non saper ne leggere, ne scrivere, io andrei più cauto sulla vicenda che sta iniziando a mostrare la tanto decantata potenza dell'azionista di maggioranza dell'Inter. Che il club sia stato in pressing su Antonio Conte non è una invenzione o una suggestione. È un pressing che risale dal gennaio scorso e che l'attuale tecnico del Chelsea non ha mai respinto. Anzi. Anche perché pare difficile snobbare con leggerezza una proposta così importante, sia economicamente che come progettualità sul mercato, avanzata da Suning verso Conte. Il quale, anche a Premier vinta, non ha mai detto di restare sicuramente al Chelsea, ma che dovrà parlare con il suo patron Abramovich dopo la finale di FA Cup in programma sabato, aggiungendo inoltre che non ha nessuna intenzione di restare a Londra un altro anno senza avere vicino la famiglia, visto che l'assenza è pesata in questa stagione, seppur trionfale per il risultato conseguito sul campo. E allora perché l'Inter ha voluto far sapere che ora Spalletti è in pole position? Perché Conte è comunque sotto contratto con un club importante come quello inglese e anche perché Suning ha voluto prendere in mano la situazione facendo capire a chicchessia, ex ct azzurro compreso, che allenare l'Inter deve essere considerato un privilegio, non un favore che si fa al povero sofferente. È chiaro che in una situazione del genere, senza Europa di nessun tipo e quindi con meno appeal verso i grandi top player, due tecnici del genere farebbero invece un grande favore ad accettare, perché sono tra i migliori su piazza. Mettiamola così. Mentre Conte sfoglia la margherita, Suning è stata brava a strappare il sì a Spalletti, il quale è conscio che la situazione potrebbe subire un ribaltone in caso di rottura tra Conte e Abramovich con l'aggiunta di un possibile rifiuto di trasferirsi a Londra da parte della famiglia del tecnico leccese. Ancora pochi giorni e sapremo. Sicuro che non ci sarà una terza via dopo la volontà espressa dal Cholo Simeone di rimanere all'Atletico Madrid. Intanto proviamo a fare una fotografia dei due tecnici per capire cosa può dare uno e cosa l'altro a un'Inter che deve risorgere da troppi anni bui dopo la conquista dell'Europa e del Mondo nel 2010. Iniziamo da Luciano Spalletti, visto che ora appare in testa e addirittura c'è chi afferma che lunedì prossimo sarà annunciato ufficialmente. Il tecnico di Certaldo, che ha lavorato con il neo interista Walter Sabatini, sarebbe perfetto per ricostruire. Ricostruire innanzitutto un concetto di squadra che sul campo si comporti da squadra. Tra i più preparati dal punto di vista tattico, Spalletti riesce a proporre un gioco che permette di creare tante occasioni da gol con apparente semplicità, basta andarsi a rivedere le reti segnate dalla Roma sotto la sua gestione. E poi, grazie a questa prolificità, vince moltissime partite terminando i campionati quasi sempre al vertice, anche se per vincere lo scudetto, è dovuto emigrare in Russia. Meno bene nelle Coppe, la sua Roma avrebbe dovuto andare in finale di Europa League e non farsi eliminare da un Lione sicuramente inferiore ai giallorossi. Carattere difficile quello di Spalletti che ,se inizia a vedere ombre intorno a se, le amplifica invece di cercare la luce. Passiamo ad Antonio Conte, prima scelta che ora sembra sfuggire. Il più indicato per vincere subito il campionato dopo i fallimenti. Lo dice la sua storia con la Juventus e con il Chelsea. Anche lui meno efficace in Europa, nonostante abbia fatto riavvicinare gli italiani alla Nazionale agli europei francesi finiti ai quarti di finale solo per colpa dei rigori. Anche Antonio Conte ha un carattere difficile, ma è un autentico trascinatore, seduce e convince. Fino al raggiungimento dell'obiettivo. Dicevamo, non resta che attendere qualche giorno. Ma intanto Suning ha fatto capire che non ha acquistato l'Inter solo per combattere la noia.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 24 maggio 2017 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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