Non so spiegare meglio di come sto per fare lo stato di attesa per l'Inter della prossima stagione, la quale sta generando un cocktail di sentimenti mischiando preoccupazione, fiducia, ansia e perplessità.
Gli stessi tifosi sono in una fase di stallo prolungata. Un moto di preoccupazione causato dal lunghissimo processo di insediamento di Erick Thohir e delle relative notizie sul bilancio della società, le garanzie bancarie e il tesoretto per fare una campagna acquisti degna di questo nome.
Ho personalmente interpellato esperti di economia, ascoltato qualche voce dalla società e di amici giornalisti, unendo l'informazione all'umore dei tifosi e ne ho ricavato un quadro di generale confusione.
La società sembra apparentemente solida, con idee chiare sul futuro progettuale e salda nelle decisioni. L'allenatore non è cambiato, il nuovo responsabile dell'area tecnica è un Piero Ausilio che è già da anni all'Inter, i nuovi dirigenti stanno arrivando alla spicciolata ma vantano curriculum importanti. Erick Thohir ha tracciato un percorso virtuoso basato su un grande equilibrio tra costi e ricavi, senza tralasciare i sogni di grandezza. Senza contare che ha effettivamente già iniziato a tagliare qualche ponte col passato, a partire da Marco Branca fino a tutta la vecchia guardia, la quale pesava sul bilancio in modo esponenziale. In ultimo abbiamo visto il neo presidente ben più delle annunciate quattro volte all'anno. 
E allora perché questa inquietudine?
Prima di tutto ci sono dei passaggi societari che appaiono estremamente prolungati. Ho vissuto altri avvicendamenti societari dell'Inter e ho seguito anche quello di altri club e ricordo pochi casi (forse nessuno) in cui una grande società impiegasse così tanto ad accogliere il neo pesidente e contemporaneamente a vedere una convivenza con quello precedente. 
Fino ad oggi le colpe di questa anomalia se l'è prese Moratti. Complice prima l'incomprensibile decisione di restare al 30%, poi le esternazioni che hanno rivelato un malessere la cui natura è rimasta circoscritta a un nostalgico bofonchiamento. Ma non è così.  
Di certo Moratti si sa che contava sulla permanenza di alcuni suoi uomini. Tra questi, Cambiasso. Ma quella frase stizzita sul bilancio sano ha aperto un legittimo sospetto sugli equilibri societari.
È stato lo stesso Thohir a dire di non voler avere la società al 100%. Sempre lui a insistere perché Moratti rimanesse come presidente, poi tutti a pensare superficialmente che fosse un atto di cortesia. 
Alla fine di giugno, data di scadenza della proroga alle garanzie bancarie sapremo meglio che direzione prenderà la società.  
A questo aggiungo la direzione tecnica che, ad oggi, non sembra particolarmente esaltante. Vidic è un grande professionista ma al tramonto della sua carriera, Behrami è un discreto lottatore in mezzo al campo. In attacco, dopo i nomi spesi ottimisticamente dalla stampa per l’arrivo di Dzeko o Morata, si sta aspettando che Torres e Tom Ince diano la loro disponibilità. Ma anche questi sono nomi che non spostano equilibri. 
Se poi gli altri due nomi caldi sono due buoni giocatori come Xhaka ed Erkin, senza contare che un altro desiderio dovrebbe essere quel Lamela che, talento a parte, a Roma non rimpiangono e nel Tottenham ha fatto sempre panchina. Sommiamo Mazzarri che, nella conferenza stampa di fine stagione, ha parlato di un Luiz Gustavo addirittura inarrivabile. Dopo tutto questo non può non arrivare quel retrogusto amaro di ridimensionamento. C’è quindi una sgradevole sensazione di impotenza e di auto limitazione che da diverso tempo sta rendendo l’Inter una società che parla di un futuro radioso senza avere i mezzi per sognare. 
Può darsi che io stia ricorrendo a un’eccessiva diminutio dei potenziali acquisti ma non riesco francamente a immaginare come questi possano scalzare Juventus, Roma e Napoli dal vantaggio acquisito, la Fiorentina con un Gomez e Giuseppe Rossi che il prossimo anno non mancheranno mezzo campionato e un Milan senza coppe e quindi avvantaggiato. Non chiedo Messi ma almeno si parta da giocatori di grande e riconosciuto talento.
In definitiva chiunque abbia a cuore l’Inter deve solo temere una deriva che al momento è solo un ipotesi. Come posso sognare la Champions se ad oggi si fatica a "sognare" persino un giocatore del Wolfsburg?

Sezione: Editoriale / Data: Dom 01 giugno 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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