Mi duole dirlo, ma ieri guardando Roma-Lecce mi sono divertito con un pizzico di amaro in bocca. Già, perché ho malauguratamente paragonato la prestazione dei giallorossi con le ultime sfoderate dall’Inter, errore che mi tormenterà la testa di pensieri a lungo. Occhio, risultati alla mano la Roma solo ultimamente ha fatto meglio dei nerazzurri, ma oggi si trova a soli 5 punti dalla vetta. A conferma del fatto che il campionato è livellato verso il basso e, ad oggi, non esiste una squadra in grado di ammazzarlo (la Juve deve recuperare, come noi, una partita, ma non è detto che a Napoli vada a vincere...).

Notizia confortante per gli uomini di Ranieri che, rilanciatisi contro il Cagliari (dispiace vincere grazie a una svista dell’assistente, ma lo ritengo solo un piccolo risarcimento alla luce dei precedenti), possono continuare a sperare in una risalita efficace e non solo teorica. Tornando alla formazione di Luis Enrique, non posso che notare la sua crescita. Ancora i problemi abbondano, in fase difensiva e sotto l’aspetto della finalizzazione, ma il gioco offensivo è spumeggiante e il pubblico, ne sono certo, si sta divertendo. È un piacere vedere undici giocatori che vanno a 100 all’ora, che si muovono continuamente e dettano i passaggi ai compagni.

Spettacolo che l’Inter, negli ultimi tempi, non ha di certo mostrato ai propri tifosi. Trovare il motivo di cotanta differenza è semplice: la Roma ha una squadra giovane, età media bassissima (non ci fosse Totti che la alza...) e tanti piedi buoni, che senza dubbio abbondano anche nella Milano interista. Ma la condizione atletica è ben diversa, certi ritmi i nerazzurri non potrebbero mantenerli per più di 20, 30 minuti. È ovvio che, con la spia della riserva sempre in procinto di accendersi, i giocatori dell’Inter non possano mettere in pratica un tipo di gioco diverso, meno statico e più aggressivo. Ranieri lo sa bene e non lo pretende neanche.

Luis Enrique, invece, sta vincendo la sua scommessa dopo essersi tolto di dosso il fango lanciatogli all’inizio della stagione. Ha voluto lui i giocatori arrivati in estate a Trigoria (Bojan, Lamela, Borini, Pjanic, Gago, Osvaldo, Angel, Kjaer, tutti giovanissimi), ora li sta catechizzando nel modo giusto e anche i risultati gli stanno dando ragione. Certo, per lo scudetto ancora ce ne vuole, ma non è la priorità di questa Roma. La società, dalla sua americanizzazione, grazie al lavoro di Sabatini ha deciso di programmare seriamente, privandosi di gente poco motivata (Mexes, Vucinic, Menez...) e affidando il nuovo corso a giovani di belle speranze, non ancora campioni ma bei progetti in essere. Inevitabile pagare dazio in fase di startup, ma la lungimiranza alla lunga regala soddisfazioni.

Non nego che talvolta il gioco dell’Inter mi disarmi: troppo lento, a volte letargico, senza movimenti lontano dalla palla. La tendenza al subbuteo è difficile da lavar via, anche perché pur volendo molti over 30 non riescono a spingere oltre il loro limite. Pertanto ritengo sia impensabile pretendere un approccio alternativo a quello attuale. Oggi bisogna cercare di salvare il salvabile, tempo per migliorare ce n’è e se i big smettessero di frequentare l’infermeria potremmo essere anche più ottimisti. Ma gli sprazzi di talento mostrati da Coutinho e Alvarez, per esempio, mi invitano a pensare positivamente in vista del futuro. La prossima potrebbe essere la stagione della rivoluzione in casa nerazzurra, con il lancio di giovani di talento, affiancati da calciatori esperti in grado di far loro da chioccia.

Mi piace pensare che le missioni in Sudamerica siano finalizzate alla ricostruzione dell’Inter. E se dovrò ingoiare bocconi amari prima di vedere una squadra bella e vincente, lo farò. La pazienza è la virtù dei forti e se il club ha in mente ciò che mi auguro, presto anche il tifoso interista potrà divertirsi davanti alla tv o allo stadio. La Roma sta dando una bella dimostrazione di programmazione e la rivalità ormai assodata non deve impedirci di ammirarla e prenderla d’esempio.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 22 novembre 2011 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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