E si comincia. Non vedevamo l'ora e l'attesa inattesa aggiuntiva di un paio di settimane ha finito per dare ragione a uno dei maestri elaboratori delle teorie economiche dell'800 il quale inquadrava nel sacrificio insito proprio nell'attesa nel conseguire un bene o un servizio il connotato psichico capace di incrementarne il valore percepito. Siamo tutti sui blocchi come centometristi per una maratona che ci impegnera' al fianco dei nostri ragazzi e del nostro presidente. Che, detto in premessa, ha agito con l'irreprensibile contegno della coerenza nel consegnare a tutti noi un organico plausibile ed ampio, specie se rapportato alle difficolta' di sistema in cui versa un intero movimento e quelle specifiche da cui la nostra societa' aveva ed ha il diritto-dovere di affrancarsi. Siamo quello che diciamo e soprattutto facciamo cio' che diciamo e ancora una volta sentiamo il piacere di identificarci con chi, rinnovando con amore i propri slanci ed i propri sacrifici, non ci ha illuso, non si e' permesso di conculcare la buona fede della propria gente saltabeccando tra promesse vane, occhi cerulei, mister y e amenita' consimili.

Diversi e corretti sempre, anche stavolta. Ci lasciamo alle spalle un'estate complicata dalle schizofrenie del mercato, nella quale i nemici di sempre di sono ancora una volta consociati disseminando insidie ed ingiurie che non ci hanno piegato. Il popolo nerazzurro viene da lontano, ha imparato a propria spese le regole della lotta tra un bene professato in solitudine e un male coalizzato e prepotente, arroccato nel proprio fortino di muratura spessa fatta di potere economico e politico e di un sistema mediatico distorsivo e talora violento. Proscritti non prescritti, cari biliosi antagonisti di sempre ma, oggi come ieri -quando forze presenti quanto imperscrutabili ed ignote ci vessavano- sempre qui con la nostra passione e la sensibilita' assoluta per la lealta' in nome di chi ci guida e di chi non c'e' piu'. E proprio a te Giacinto voglio dedicare questo mio primo contributo settimanale con un ricordo di quando bambino ti aspettavo con la mia famiglia all'uscita degli spogliatoi-a quel tempo non c'era bisogno di un tunnel a tutela dei giocatori- poiche' mia madre ti voleva vedere da vicino. Te e nessun altro. O come quando alla Pinetina, sapendomi collega di compagnia assicurativa concorrente, scherzando mi dicevi "non sarai mica venuto a portarmi via i clienti?" cosi' come allora ti vorremmo avere vicino all'inizio di questa nuova avventura per sentirci ancora piu' forti e per poterti dire grazie con un abbraccio.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Giorgio Ravaioli
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