È passata un’altra settimana ed è cambiato molto. Per gli altri.
Ci sono dei lavori in corso che stanno producendo un grigio mercato composto da nomi che lasciano il tifoso interista con l’occhio vitreo e lo sguardo vacuo, allocchiti da una serie di trattative in fase di stallo prolungato. I colleghi della carta stampata raccontano di una società in evidente difficoltà, specie in un momento in cui il Milan ha visto piovere dal cielo un socio che si è preso metà società con la massima spesa. Ogni giorno viene sadicamente messo in rilievo quanto i cugini spendano (disposti a mettere più di 100 milioni tra ingaggi, diritti di riscatto e costo del cartellino) e pensino ora allo scudetto con Jackson Martinez, Ibra, Kondogbia e Hummels. 

Fa sorridere che l’Inter, di contro, stia pensando di “rispondere” con Felipe Melo e Thiago Motta. I giocatori più vicini sarebbero loro più Imbula, Mbia, con vista anche sull’esterno del Barcellona Montoya. Le voci su Allan che voleva l’Inter sono state smentite dal ds dell’Udinese ma vai a sapere chi le mette in giro. Ancora più inquietante la voce che dà un Ausilio riflessivo sull’opportunità di prendere Pato in offerta speciale. In sole tre settimane sono svanite le possibilità di prendere Dybala, Y.aya Touré, Benatia Kondogbia, Jovetic, Cuadrado e altri che Mancini avrebbe voluto. Ma l’ultima notizia è quella di cessione probabile, anzi certa di Kovacic. 

Rinuncio a dire che lo rimpiangeremo. È evidente che è l’ennesimo giocatore giovane e di talento che una buona parte del mondo Inter ha contrastato, fischiato e mai incoraggiato. Ci rinuncio perché non sarà l’ultimo e andrà ad aggiungere altri rimpianti. Quello che è certo è che vince sempre la parte interista oscura, quella che mira, punta e centra il talento, colpevole di essere bravo ma non bravissimo. 

Dovrebbero bastare queste notizie per avere un quadro esatto ma è necessario fare un ragionamento. La società ha tentato di prendere dei giocatori davvero forti, di quelli che fanno la differenza e che invece andranno altrove. Ci ha provato sul serio arrivando a offrire cifre importanti ma non decisive. Per intenderci Thohir era disposto a mettere 24 milioni per Dybala eppure non è riuscito a chiudere. È andata così anche per gli altri obiettivi principali. Ma un conto e tentare di prendere dei giocatori con due stracci in mano e un altro è presentarsi con una valigetta piena di soldi e non riuscire a concludere l’affare.

Detesto avere perplessità verso qualcuno verso il quale nutro anche un'umana simpatia ma è dell’Inter che si parla e trovo che Ausilio ci metta impegno, dedizione e professionalità ma è probabile che gli manchi lo spessore del direttore sportivo adatto al grande club. L’Inter storicamente manca di un uomo forte e ancora oggi non esiste una persona della società che sia in grado di spendersi con la sua influenza. Attualmente esiste Mancini che oggi c’è, domani chissà. La società ogni mese presenta nuovi membri dello staff dai nomi anglosassoni e un curriculum impressionante ma nessuno che rappresenti l’Inter sotto i riflettori. Nessuno che abbia quel carisma necessario in quel cortile fatto anche di bullismo calcistico, giochi di potere delicati e un valore assoluto in termini di rappresentatività della società di appartenenza.

Quando venne comunicato l’esonero di Mazzarri a favore di Mancini molti, quasi tutti, scambiarono l’acclamazione popolare come una certezza che il nuovo tecnico avrebbe riportato l’Inter al posto che le spettava. In realtà sono più convinto che semplicemente non essendoci più nessuno della società a rappresentare il nerazzurro mediaticamente oltre che sportivamente e avendo un Mazzarri più concentrato su se stesso, ha accolto Mancini con l’entusiasmo di una ritrovata appartenenza. I risultati hanno poi massacrato quell’entusiasmo e affossato Mancini e l’iniziale energia positiva. Zanetti è un magnifico vice presidente ma senza quell’energia comunicativa necessaria per difendere l’Inter da tutti i venti che la attraversano e le mille voci che assordano i suoi tifosi. In fondo quello che amavano in Mourinho, oltre alle vittorie, era che finalmente qualcuno rispondeva per le rime ai signorotti del calcio.

Tornando e chiudendo con la campagna acquisti, restiamo in attesa, ma le premesse sono quelle di un mercato discreto. Equilibrato con qualche buon giocatore ma inadatto a raggiungere il piazzamento Champions. Forse se il Milan non fosse improvvisamente diventato ricco, questa percezione sarebbe meno evidente. Ma è altrettanto evidente che se Mancini e Thohir ci parlano di un'Inter che verrà rinforzata, è lecito aspettarsi una determinazione che ad oggi non c'è.

Chiudo questo editoriale invitando tutti voi a "MILANIFESTO", la mostra che ho organizzato a Milano con ai manifesti del cinema tra gli anni 60 e gli anni 80 dedicati ai film girati a Milano. Dal 18 giugno, giorno dell'inaugurazione resteremo un mese alla Ex Manifattura Tabacchi. Vi aspetto.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 giugno 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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