Devo ammetterlo, considerate le premesse e la prima parte del secondo tempo, il pareggio contro il Bari lo accolgo con soddisfazione, anche se rispetto alla vittoria contro il Siena mi ha dato meno emozioni. Ancora una volta la squadra ha dato dimostrazione di essere dura a morire, anche di fronte a una situazione apparentemente disperata. Trovarsi sotto di due reti, per giunta su rigore, sarebbe una batosta per chiunque, soprattutto per chi si trova a dover rimontare in casa di chi tra le mura amiche non ha ancora assaporato l’amaro calice della sconfitta. Quindi, bene così, un piccolo passo che fa la gioia del Milan, ma che non sminuisce il valore dell’Inter, a una settimana dal derby che deciderà probabilmente il prosieguo di questo campionato.

Altro motivo che mi induce ad accettare cum magno gaudio il 2-2- del San Nicola, è la situazione d’emergenza a centrocampo con cui l’Inter ha dovuto affrontare la trasferta. Nessuna novità, dall’inizio dell’anno l’andazzo è questo, ma rispetto alle prime due partite del girone di ritorno quella contro il Bari rappresentava un pericolo rosso, più che biancorosso. Ostacolo superato, anche se non a pieni voti, ma superato. Ora ci si può concentrare serenamente sul derby, consapevoli di avere sempre un carattere di ferro, speciale, come direbbe Mourinho, ma soprattutto del fatto che contro il Milan torneranno pedine importanti in mediana (Stankovic, uomo derby, su tutti) e non dovremo così assistere a un’altra formazione incerottata, con gente fuori condizione (Muntari su tutti).

Un tempo le società avevano la possibilità di ricusare gli arbitri poco graditi, oggi invece ciò non è possibile. E forse è meglio così. Ma a dir la verità, se quella prassi esistesse ancora, io proporrei di fare a meno d’ora in avanti del signor Rosetti, che sarà anche tra i migliori fischietti in Italia, ma è uno dei pochi in grado di cambiare una partita da solo, prendendo decisioni a dir poco discutibili. Non mi riferisco solo al rigore assegnato sullo 0-0 per un fallo di mano (volontario?) di Samuel in caduta libera, ma alla mancata espulsione di Bonucci in occasione del rigore assegnato a Pandev e trasformato da Milito. Il regolamento, in entrambi i casi, parla chiaro: il fallo di mano in area deve essere volontario per esser passivo di penalty. Il fallo da ultimo uomo deve essere punito con un cartellino rosso. Ebbene, se sul fischio contro Samuel si può anche soprassedere, l’espulsione del difensore pugliese è ineccepibile e solo un arbitro mediocre avrebbe potuto (voluto) farsela sfuggire. Non dico che la partita sarebbe cambiata, magari con una vittoria nerazzurra (possibile, con il Bari stordito dalla rimonta), ma mi sarei aspettato almeno il rispetto del regolamento da parte di Rosetti. Ma sono rimasto allibito e a bocca asciutta. In base a tali elementi, in conclusione, nessuno si azzardi a sostenere che la capolista venga favorita dai fischietti nostrani. Sarebbe una falsità.
 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 gennaio 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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