Oltre a bloccare i tornei in giro per il mondo, il Covid-19 inciderà nel mondo del calcio anche in ottica mercato. Quello che verrà, come confermato da più addetti ai lavori, partendo da Beppe Marotta fino ad arrivare a Fabio Paratici, sarà necessariamente una finestra di trasferimenti caratterizzata da più scambi, numerosi prestiti, ricerca di formule creative ed elastiche, comode soluzioni già presenti in casa. Pure l’Inter analizza la situazione, studiando le mosse anche per i diversi giocatori in prestito in giro per l’Europa, tra i quali spiccano i tre ‘esiliati di lusso’ della scorsa estate: Ivan Perisic, Mauro Icardi e Radja Nainggolan. Se per i primi due il ritorno a Milano - per restare - appare un’ipotesi più che complicata, per il Ninja si potrebbe invece fare un pensierino più concreto. Per più motivi.
Analizzando la situazione dei tre, è facile ricordare come il croato sia stato ‘bocciato’ senza mezzi termini da Antonio Conte durante la pre-season anche come esterno a tutta fascia nel 3-5-2 mentre l’argentino, da capitano e potenziale bandiera, si è invece trasformato in un problema interno di difficile gestione durante l’Era Spalletti, complice l’ingombrante figura della moglie-manager Wanda Nara. Oltre che non rientrare nelle prime scelte di Conte sul piano prettamente tattico, entrambi, inoltre, sono stati ceduti rispettivamente a Bayern Monaco e Paris Saint-Germain con la formula del prestito con diritto di riscatto che, se esercitato, porterebbe soldi freschi nelle casse di Via della Liberazione.
Diverso, invece, il discorso del centrocampista belga, allontanato in prestito secco e spedito nella sua Cagliari dove, dopo gli errori e i problemi della prima annata interista (dall’audio WhatsApp mai smentito alla sospensione dall’attività agonistica nel periodo di Natale per reiterati ritardi agli allenamenti, fino ai numerosi infortuni che l’hanno tenuto spesso lontano dal campo), ha saputo rilanciarsi nel migliore dei modi: cinque gol (uno a San Siro contro l’Inter) e sei assist (di cui uno in Coppa Italia) in 24 presenze complessive il bottino del belga nella stagione del ritorno in Sardegna. Dove ha rispolverato colpi e prestazioni da top player.
A differenza di Icardi e Perisic, Nainggolan incarna le caratteristiche che soddisfano i rigidi diktat imposti da mister Conte. Tra le qualità del Ninja al top della forma spiccano il dinamismo, il lavoro in entrambe le fasi di gioco, la capacità di inserimento e il buon feeling con il il gol. Qualità da mezzala ‘alla Conte’, che apprezza il giocatore fin dai tempi del Chelsea. E che, probabilmente, riaprirebbe volentieri i cancelli di Appiano Gentile ad un esperto centrocampista in età più o meno avanzata (difficilmente si potrebbe evitare una minusvalenza) che ha potuto apprezzare da vicino - anche se solo per poche settimane - durante il ritiro di Lugano. Occasione in cui Nainggolan si è presentato tirato a lucido anche fisicamente, nonostante i problemi familiari (la moglie Claudia scopriva in quei giorni di dover lottare contro un tumore) e voglioso di giocarsi la riconferma all’Inter dopo il primo anno fatto di delusioni personali ma anche di gioie comuni ed obiettivi centrati, come la qualificazione in Champions League agganciata all’ultima giornata proprio grazie al piattone del Ninja che ha steso l’Empoli e azzerato gli incubi europei del Biscione.
La scorsa estate, conscio di essere “fuori dal progetto dell’Inter” e di non poter avere una chance neanche in amichevole, Nainggolan ha fatto comunque le valigie ed è salito sull’aereo che portava la squadra di Conte in tournée. La decisione, però, era già stata presa: "Conte l'ho vissuto un mese - ha ricordato il Ninja su Instagram con Damiano Er Faina, intorno al 26 aprile -. Lasciando perdere le scelte che hanno preso, quando uno è bravo è bravo. In un mese che sono stato con lui mi ha fatto capire che la sua mentalità è una cosa assurda: la squadra sapeva già cosa voleva lui. Dice le cose in faccia, chiare, come piace a me. I suoi allenamenti sono durissimi, ma i giocatori capiscono subito qual è la sua idea di gioco".
"All’Inter ho ritrovato l’allenatore che mi voleva fortemente (Spalletti, ndr), sono arrivato là con tanto entusiasmo. Mi sono fatto male, poi mi sono ripreso. All’Inter non è stato il miglior Nainggolan, potevo fare molto meglio. Speravo in una possibilità che non è arrivata, sono scelte condivisibili. Vediamo, ho ancora due anni di contratto… L’Inter è cambiata tanto quest’anno, anche se penso che avrei potuto dire la mia. Vedremo. Dentro allo spogliatoio non ho mai avuto problemi, mi sento con tutti. Io ho un carattere semplice e lego con tutti" aveva invece detto qualche giorno prima, il 22 aprile scorso, durante una diretta Instagram con il tennista Fabio Fognini, recitando un parziale mea culpa e strizzando l’occhio al Biscione su un possibile ritorno.
Ed ora, a maggior ragione con un mercato inevitabilmente più povero, il ritorno di Nainggolan a San Siro potrebbe rappresentare la giusta soluzione qualità/prezzo per soddisfare parte delle richieste tecnico-tattiche di Conte. Un Radja in più in rosa, consapevole degli errori commessi in passato e voglioso di una seconda chance, sarebbe un valore aggiunto. Vero, in genere il treno passa una volta sola. Ma contestualizzando la situazione, una seconda tappa per riportare a bordo del vagone nerazzurro il Radja 2.0 non sarebbe di certo un crimine.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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