“Parliamo di Kondogbia che adesso vale 10 milioni in meno di quando l’Inter lo ha pagato in Estate” “Sì, però ha fatto una plusvalenza con Murillo che adesso vale di più”, “Hai ragione, anche Brozovic adesso è una plusvalenza…”.
Questo è un discorso, uno dei tanti, che ho sentito tra tifosi dell’Inter.
In realtà è il moderno sistema di elaborazione del giudizio riguardo i calciatori.
L’elemento di riferimento privilegiato è il prezzo pagato per il giocatore, in relazione al rendimento nudo e crudo. Niente perdite di tempo sui movimenti in campo o discussioni su aspetti tattici e tecnici, solo valutazioni asciutte, prive di ragionamenti, perché conta solo il prodotto finale. È il definitivo inaridimento del calcio come argomento di discussione e di elemento culturale dello sport più popolare.
Per questo rifiuto di inchinarmi allo sterile giudizio del prezzo unito al rendimento, esercizio che tra l’altro si compie dopo poche settimane o mesi. Hai pagato 30 milioni un giocatore dunque deve valere quel prezzo. Lo hai pagato molto meno dunque puoi anche non aspettarti nulla. È diventato quasi l’unico termine di paragone al quale ci si affida per giudicare le prestazioni.
Kondogbia è nel registro degli indagati per rendimento fraudolento. Pertanto è finito in panchina, bollato in un amen come centrocampista sopravvalutato e strapagato. Il francese ha 22 anni, un’esperienza internazionale che lo ha portato alla ribalta già quando giocava nel Siviglia. Acquistato poi a 20 anni dal Monaco, in cui ha consolidato il suo rendimento e guadagnato la nazionale, è poi arrivato all’Inter dove, nel giro di poche partite, è diventato un abitante di Bidonville, con una serie di giudizi tranchant.
Pur non considerando Kondogbia un fenomeno e non avendo l’esatta misura dei suoi margini di crescita, ho in mente un numero elevatissimo di giocatori impiegati in ruoli leggermente diversi, in squadre differenti, che hanno variato il loro rendimento in modo netto per questioni di ambientamento, valori tattici, equilibri di una squadra e scelte dell’allenatore.
Nell’epoca del calciomercato perpetuo non ci sono elementi sufficienti per giudicare ad esempio tutti i giocatori in rosa all’Inter. Troppi volti nuovi, piedi in cerca di armonia con gli altri, tanti elementi buoni anche se non eccelsi. Così oggi, in un'Inter senza brocchi, senza punti clamorosamente deboli, puoi riconoscere facilmente i segni particolari più che il valore. L’Inter è una squadra senza tenori ma con orchestrali di grande spessore.
È dunque facile capire le caratteristiche dei combattenti come Melo e Medel, i giocatori dai piedi buoni come Jovetic, Ljajic, Brozovic, Perisic e persino Biabiany e le sicurezze come Miranda e Murillo. L’Inter però è in assemblamento.
Mancano tre eccellenze (in fascia, a centrocampo e in attacco) e personalmente credo che Caceres, Banega e Lavezzi (anche se non sono un suo fan) renderebbero l’Inter più vicina alla quota scudetto di quanto non sia già questa.
Sono in tanti ad essersi spesi in questi giorni parlando del calciomercato di gennaio come di una sessione che sposta poco gli equilibri, salvo rari casi.
Eppure non abbiamo mai avuto un campionato come questo, con cinque squadre in pochissimi punti, disponibili ad ulteriori rinforzi, tutte consistenti per poter aspirare al massimo obiettivo. Senza contare che la Juventus ha un potere di spesa decisamente maggiore delle altre. Punta decisamente a Gundogan, è disponibile a offrire 30 milioni e ha una rosa dal valore assoluto più forte. De Laurentis ha promesso a Sarri due grandi acquisti, la Roma ne prenderà ben tre (tra cui Perotti), la Fiorentina si sta muovendo.
È dunque ovvio che qualunque mossa in entrata e in uscita avrà un peso specifico.
Il valore dell’Inter in assoluto non è ancora stato identificato perché questa squadra non è mai stata fissata. Tanti cambi di giocatori, tantissimi acquisti, rendimenti altalenanti e un clamoroso primato in classifica frutto di uno straordinario lavoro di Mancini.
La stagione dell’Inter sarà orientata dai due avversari di mercoledì e domenica. In pochi giorni Empoli e Sassuolo, squadre rivelazione di questo campionato. Sono le classiche partite che l’Inter affronta con ritmo basso e un gioco imbastito. Per questo le temo fortemente. Sarebbe importante entrare in campo con un piglio diverso da quello visto con la Lazio. Il resto è un dettaglio.
Amala
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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