Conoscere le reali intenzioni dell’Inter in un periodo del genere è complicato. Le indicazioni che arrivano dai mezzi di informazione sono contraddittorie e ondivaghe, la disinvoltura con la quale un giorno viene proposto Lautaro Martinez irresistibilmente attratto dal Barcellona, quello dopo con viene venduta l’inevitabile permanenza dell’attaccante all’Inter, quello dopo ancora si parla della tentazione di cederlo e farne un tesoro, insieme alla cessione di Icardi.
Non mi sono mai fidato particolarmente dei “tesoretti”, non c’è fascino e nemmeno una comprovata efficacia nel racimolare una somma alta di denaro per reinvestirla in altri giocatori che possano rendere l’Inter una squadra migliore.

L’Inter nella storia recente ha vinto quando ha investito e tenendo i giocatori migliori, con l’unica eccezione di Fraizzoli che dal 1976 costrui un progetto con giocatori giovani e un allenatore (Bersellini) dal pugno duro, culminando nella conquista dello scudetto tre anni più tardi. Oggi, al netto della surrealtà che potrebbe persino riportare il calcio giocato a giugno, l’Inter dovrebbe aver compreso che i suoi veri problemi sono in mezzo al campo e che se riuscisse a mirare gli investimenti in quella zona avrebbe grandi chance di contare davvero nel calcio che verrà. Due esterni di livello come potrebbero essere un Ashley Young o un Asamoah più giovani, necessari, determinanti in un 3-5-2, se è questo il modulo che intende continuare a fare Antonio Conte.

Più scelta dalla panchina, intesa come giocatori che siano in grado di risolvere una partita e non solo entrare in campo per eseguire professionalmente il loro compito. Barella e Sensi sono due giocatori forti ed è giusto tenerli in rosa ma se l’Inter intende vincere e giocare al pari di Liverpool, Real, Barcellona, PSG, Bayern sarà bene che punti a prendere almeno un totem a centrocampo. In difesa ci sono, in avanti pure. In mezzo al campo è evidente che non ci siano troppe opzioni e un faro che abbia anche il ruolo di leader, pur riconoscendo la forza di tutti i giocatori del reparto che non registra giocatori scarsi, al contrario.

Per fare il salto di qualità serve qualcosa che sia funzionale e non arrangiato. Per questo Conte avrà certamente visto le difficoltà di un giocatore esperto come Godin e una certezza come Skriniar, con quel modulo, così come doveva sapere che Eriksen con il suo sistema di gioco è evidentemente in grave difficoltà.

Sono più dell’idea che un tecnico dovrebbe adattare le sue idee tattiche al tipo di giocatori in rosa, specie se consapevole del loro potenziale.

Antonio Conte è un allenatore di alto livello ed è per questo che va dato per scontato abbia fatto le medesime valutazioni. Il primo anno del tecnico è stato valutato all’eccesso in termini di decisività per la sua storia ma una squadra che viene da anni inguardabili e ha esultato per due quarti posti non può pretendere di essere da scudetto solo perché lo vuole. Le sfide con le big d’Italia ed Europa questa stagione sono state impietose, perché perse praticamente tutte, rivelando però i difetti di produzione della squadra che non sono certo in attacco, considerando che si parla del dopo Lautaro, facendo i nomi di Timo Werner, Aubameyang e Mertens.

Se Zhang conserva quel livello di ambizione così alto di cui non ha fatto mistero non cederà nessuno tra Lautaro e nemmeno Brozovic.
Dall’Inghilterra sono filtrate conferme sull’interesse del Manchester United, e non solo, per il croato. La clausola rescissoria da 60 milioni con la situazione attuale è una recinzione molto più alta di quella che avrebbe potuto essere in uno scenario senza epidemia e crisi economica dirompente. La clausola tra l’altro ha valore solo tra il 1° e il 15 di luglio. Marotta intende allungare l’attuale scadenza del contratto di un anno, fino al 2023, portando l’ingaggio a 4,5 milioni, dunque aumentandolo di un milione. Paradossalmente è una buona notizia che il centrocampista e l’attaccante siano tanto richiesti da squadre importanti. Certifica il livello più alto della squadra e quanto aiuti una costante ribalta internazionale che fino a due anni fa l’Inter aveva interrotto per troppo tempo.

L’ultimo caso è quello di Lukaku la scorsa settimana. Il suo è stato un errore comunicativo perché, se da una parte è ovvio che riferisse la frustrazione per non avere le info necessarie per tutelarsi dal virus, con il sospetto che fosse già in circolazione da molto prima di febbraio, dall’altra ha fornito un pretesto ad una popolazione dominata dalla polemica, anche pretestuosa, dalla litigiosità sterile, come quella messa in atto subito dopo le sue dichiarazioni su Instagram.

Le domande è giusto porsele, molto meno vendere la notizia in prima pagina, di un Lukaku che rivelava come l’Inter fosse “malata”, suggerendo capziosamente che la squadra avesse il contratto il virus e non avesse fatto i controlli necessari.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 aprile 2020 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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