“I contratti sono bilaterali e presuppongono diritti e doveri da entrambe le parti. Noi rispettiamo i nostri doveri ma stiamo attenti anche a far valere i nostri diritti. Lavezzi ha ancora un contratto con noi quindi ci auguriamo che torni e si faccia perdonare, se non lo farà si rovinerà la carriera perché lo deferiremo e per due anni non potrà giocare”. Sono le dure parole con cui il presidente del Napoli De Laurentiis è intervenuto sul caso Lavezzi. Parole che tanti, tantissimi tifosi dell’Inter vorrebbero spesso sentir dire dal proprio presidente, e che spesso invece non si sentono. Quanti vorrebbero un’egual presa di posizione su Maicon, Ibrahimovic, o meglio ancora nei confronti dei loro procuratori che continuano ad agitare le acque, a dire che i propri assistiti sono scontenti, vorrebbero più attenzioni, vorrebbero nuovi stimoli, e così via. E invece in casa Inter tutto tace, Moratti non risponde mai ai “mal di pancia” dei suoi calciatori (se non in rari casi con frasi sibilline), lascia che i procuratori dicano quel che vogliono ai media di tutto il mondo, e contribuisce ad alimentare l’incertezza. L’equazione è semplice, Ibrahimovic e Maicon sono due giocatori dell’Inter (parlo di loro perché al momento al centro di un caso di mercato), se vogliono restare e hanno piacere di giocare in questa squadra, continuino ad allenarsi e a giocare come tanti altri loro colleghi (e citerei, uno su tutti, un grande uomo prima che calciatore come Crespo, che non si è mai lamentato pur trascorrendo un’intera stagione in panchina); se non vogliono restare vadano dal presidente e chiedano di essere ceduti. Punto. Che senso ha dire oggi che si resta, domani che si vuole andar via, e il giorno successivo che non si è mai detto di voler lasciare la squadra? Ibrahimovic ha detto che sa già dove giocherà l’anno prossimo ed è felice? Bene, allora perché non lo dice, a cominciare dal presidente? Eviterebbe che sul suo conto si facciano tante ipotesi e speculazioni che certamente non dovrebbero fargli piacere. E Maicon, dopo aver affermato di voler restare all’Inter al 100%, perché ha poi detto che è deluso dal comportamento della società che è rimasta in silenzio e che sta pensando di andar via? Da che mondo è mondo le società non ringraziano i propri calciatori perché dicono di trovarsi bene in una piazza per paura che questi poi cambino idea; ci sono già i contratti a legare le due parti e i giocatori vengono già fin troppo remunerati con piogge di denaro.
Sì è vero, la società ha emesso pochi giorni fa un comunicato in cui ha specificato che non c’è alcuna trattativa con il Barcellona per Ibra e lo stesso Moratti ha detto di sperare di trovare presto una soluzione per lo svedese, ma più che smentire preferiremmo che il presidente affermasse. Preferiremmo sentirgli dire chiaramente come stanno le cose e richiamare all’ordine quei procuratori che tentano di fare solo il proprio interesse, magari convincendo anche i propri calciatori che pensavano a tutt’altro, perché c’è una società che glielo permette. Ci vuole, in sintesi, pugno duro. Altrimenti dovremmo pensare che dietro il silenzio c’è davvero qualcosa (silenzio, assenso). In una società come l’Inter un calciatore, un agente, dovrebbero essere cauti nel pesare le proprie parole per non incorrere nelle ira del presidente e rischiare il “posto”. Invece sembra che all’Inter tutto sia concesso.
In conclusione, c’è un contratto stabilito in principio tra le parti, ci sono diritti e doveri per entrambi, se qualcosa si rompe o nascono dei malumori che si vada a cercare felicità altrove, l’Inter non può permettersi di farsi ricattare da richieste estemporanee; per ogni calciatore dovrebbe essere un onore vestire una casacca così prestigiosa, e i tifosi vogliono gente attaccata ai colori. Per ogni giocatore incerto sul restare in nerazzurro, ce ne sono altri mille che farebbero follie pur di vestirlo. E ben venga, in tal senso, anche l’ipotesi del tetto salariale: si eviterebbero antipatici e non equi giochi al rialzo e si scoprirebbe chi ha davvero piacere a giocare nell’Inter, al di là dei soldi.
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 13 giugno 2009 alle 07:26
Autore: Domenico Fabbricini
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