Gasperini, ti prego. Dimostra la tua intelligenza cambiando subito. Ma proprio subito, adesso, dalla prima partita di Champions. Diciamo la verità: con il Trabzonspor dobbiamo reagire e vincere, senza se e senza ma. Questa è l’Inter. Cioè: non quella di domenica sera. Intendo dire l’Inter, quella squadra che normalmente vince, e solo raramente pareggia o perde. E comunque non gioca in quel modo, non si fa aggredire in ogni zona del campo, non sbaglia due passaggi su tre. Abbiamo vissuto stagioni nelle quali magari non eravamo brillanti, ma almeno concreti e pratici. Iniziare prendendo quattro gol, uno dopo l’altro, è inaccettabile per le nostre coronarie. Non va bene, nuoce gravemente alla salute. Avevamo a Palermo una squadra “double face”, davanti (quasi) brillante, dietro impresentabile, in mezzo evanescente e confusa. Immaginare Zanetti come difensore centrale, pensare che Lucio e Samuel da soli possano reggere un reparto di fronte alle folate veloci di giocatori assatanati, scegliere nei cambi due giocatori indubbiamente interessanti come Obi e Alvarez, ma non in grado, da soli, di cambiare il corso di una partita che avevamo in pugno: ecco, queste scelte, mi inquietano, non le capisco.

Negli anni scorsi mi divertivo ad anticipare mentalmente i cambi dalla panchina. Devo dire che con le scelte di Mourinho azzeccavo quasi sempre. Domenica sera ho fatto centro solo con Sneijder, entrato al posto di Zarate, ma era la scelta più ovvia. Per il resto ho seguito la partita quasi allibito, e un po’ triste. Non va bene così. Voglio potermi sentire a mio agio, con la mia squadra. Sapere di avere davanti un attacco formidabile, con Milito, Forlan, Sneijder, Pazzini e Zarate, non consola, non mi basta. Avevamo la partita in pugno, e i nostri (in questo Gasperini non ha colpe) mi hanno dato una sgradevole sensazione di supponenza, di presunzione. Manovra macchinosa e casuale, un po’ di lentezza, e soprattutto incapacità di pressare e ripartire. Il Palermo sembrava una squadra di marziani. Non ci credo, non può essere vero. E’ tutto così inaccettabile da dover essere cancellato al più presto da una prestazione normale, non dico strepitosa, ma di carattere.

E poi, sinceramente, vorrei capire che cosa succede, a volte, nella testa di Julio Cesar, un portiere magnifico che improvvisamente si incanta, si blocca, subisce reti che diventano mazzate psicologiche insuperabili. Il danno maggiore di una sconfitta come quella di domenica è la sensazione di incertezza e di sfiducia che può generare nella società, nei giocatori, nei tifosi. C’è solo una medicina: vincere in Champions e ribadire subito in campionato. Magari con una bella difesa a quattro. E Sneijder appena dietro le due punte. Non sarà una grande invenzione, ma sono quasi sicuro che funziona. Provaci ancora Gasp.

- Franco Bomprezzi, nato a Firenze, 58 anni, giornalista e scrittore. Vive e lavora in sedia a rotelle per gli esiti di una malattia genetica. Professionista dal 1984, ha lavorato in quotidiani, agenzie di stampa, portali internet. Attualmente free lance a Milano, esperto di comunicazione sociale. Editorialista del magazine “Vita”, modera il forum “Ditelo a noi” di Corriere.it, è direttore responsabile di DM, periodico della Uildm, unione italiana lotta alla distrofia muscolare, e del portale Superando.it. Ha scritto “La contea dei ruotanti” (1999) e “Io sono così” (2003). Membro del comitato scientifico della Fondazione Vodafone, è portavoce di Ledha, Lega dei diritti delle persone con disabilità, è stato nominato Cavaliere della Repubblica il 3 dicembre 2007 dal presidente Napolitano in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 14 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Franco Bomprezzi
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