Aprile 2016 come l'aprile del 2015: la storia si ripete ad un solo anno di distanza. Sembra che il tempo si sia fermato ad Appiano Gentile, almeno a sentire il bilancio parziale tracciato non più tardi di tre giorni fa da Roberto Mancini, che nel valutare il suo lavoro stagionale si è auto-infiltto 'un voto basso'. E badate bene che l'insufficienza, non è dato sapersi se grave o lieve, non è in alcun modo addossabile alla squadra “ma non ai giocatori – ha precisato il Mancio - perché hanno lavorato bene".
Ora le opzioni sono due: o teniamo per buona la versione di Piero Ausilio, secondo la quale l'auto-assegnazione del voto basso è una tattica per stimolare ancora di più Icardi e compagni, oppure prendiamo in considerazione l'interpretazione letterale, quella che racconta di un Mancini giudice spietato di se stesso. Se così fosse, saremmo passati dal 'voto negativo' (dell'aprile 2015) utilizzato per giudicare il rendimento della squadra nel lasso di tempo intercorso tra il derby d'andata a quello di ritorno dello scorso anno al 'voto basso' ascrivibile ad una sola persona per giustificare la stagione non certo esaltante della squadra. Insomma, se nel primo caso la responsabilità era come minimo ripartita in parti uguali tra campo e panchina, nel secondo sembra fin troppo evidente la 'tattica del parafulmine' adottata dal tecnico di Jesi, che si è vestito da capro espiatorio nerazzurro per accogliere su di sé gran parte dei mali che capitano in casa Inter nel rettangolo verde e non solo. Ora, riallacciandosi alla sufficienza piena in pagella che Ausilio ha riservato alla squadra, e di riflesso anche al tecnico ("Al nostro campionato darei finora un 6, non si può parlare di insufficienza”, ha detto il ds nerazzurro a Radio Rai), perché mai l'uomo solo al comando ha voluto come estraniarsi dal gruppo per assumere su di sé delle colpe che evidentemente non sono solo sue? Difficile dirlo, più facile, invece, affermare con forza che questa tattica può generare non poca confusione nell'ambiente nerazzurro, dove i confini della figura di manager di Mancini possono estendersi a quelli dell'uomo che tutto può, nel bene e nel male. Concetto pericoloso prima che sbagliato, perché se la stagione dovesse chiudersi come è facile che si chiuda, ovvero senza il terzo posto, spetterà a Erick Thohir, e solo ad Erick Thohir, dare un giudizio equlibrato.  

Sezione: Editoriale / Data: Mar 12 aprile 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print