E per fortuna che alla fine sono arrivati i tre punti, che Radja Nainggolan ha messo la ciliegina sulla torta di una partita come da tempo immemore il belga non riusciva a fare e si spera sia il primo cammino sulla strada della redenzione sportiva, specie dopo le parole del post-partita, e che Lautaro Martinez ha scacciato le voci che già diventavano fin troppo fastidiose di una versione leggermente migliorata di Gabriel Barbosa trovando la rete che ha deciso la gara contro il Parma, dipinta alla vigilia dai più come l’ennesimo scoglio impossibile da superare per un’Inter che contro il Bologna ha dato probabilmente il peggio di sé in questa stagione e che invece al Tardini ha fornito confortanti segnali di ripresa anche sul piano del gioco. Come detto, per fortuna che è arrivato tutto ciò.

Perché quello che poteva essere un post-partita finalmente gioioso e tranquillo, coi tre punti finalmente tornati in cascina e un terzo posto blindato dagli assalti delle inseguitrici che hanno fatto altresì tutte il loro dovere, è invece diventato l’ennesimo  tentativo di attentato dinamitardo alla serenità dell’ambiente. È bastata una semplice domanda sullo stato d’animo di Mauro Icardi, all’asciutto per la settima partita consecutiva, e sulle voci legate al rinnovo che ne minerebbero un po’ lo stato d’animo, ed ecco Luciano Spalletti si produce in una nuova filippica chiedendo apertamente agli esimi ‘direttori’ del club nerazzurro di risolvere una volta per tutte questa situazione che, a suo dire, lo condizionerebbe oltremodo. Il tutto poi, ribadito in conferenza stampa, e poi ulteriormente accentuato dalle consuete dichiarazioni di Wanda Nara che si è prodotta nell’ennesimo show mettendo questa volta nel mirino, più o meno direttamente, i compagni di squadra che sarebbero rei di non servirlo a dovere e quindi corresponsabili dell’astinenza da gol del rosarino.

Non è un momento facile per Icardi, anzi probabilmente questo è il momento più delicato della sua esperienza pluriennale con la maglia nerazzurra. A Parma, probabilmente, il nueve interista, l’uomo indicato da Javier Zanetti come il futuro dell’Inter e magari anche della Nazionale argentina, ha fatto come peggio forse non poteva. E questa volta, purtroppo per lui, non si parla solo di pochi rifornimenti o di occasioni ghiotte sprecate in malo modo come è avvenuto al pronti-via della gara contro il Bologna: qui parliamo di un Icardi decisamente abulico, addirittura non in grado di gestire palloni banali, completamente smarrito tra stop a seguire che non hanno avuto seguito alcuno, controlli di una palla che tra i suoi piedi sembrava una saponetta, difficoltà perenne a saltare il giovane Alessandro Bastoni che col match di sabato si è forse appuntato una bella medaglietta su un potenziale futuro all’Inter, tentativi di finezze stilistiche troppo fini a se stesse.

Non stiamo dimenticando quanto di buono ha fatto nell’Inter, le caterve di gol messi a segno in questi anni, il fatto che stiamo parlando di colui che è stato votato come il miglior giocatore della scorsa stagione, mica roba da poco. Però non possiamo nemmeno metterci le fette di salame sugli occhi e negare che adesso la situazione di Icardi sia alquanto allarmante. Anche perché incredibilmente (o forse no) con altri due aspetti: il tentativo di Maurito di smarcarsi dall’etichetta di giocatore incapace di dare un contributo alla squadra e in grado solo di aspettare che arrivi il pallone buono in area, che nell’immediato ha avuto anche effetti positivi ma che adesso ha prodotto solo quello che sembra un palese smarrimento anche di quelle che sono le sue doti innate.

E poi, l’inizio dell’ennesimo polverone sul rinnovo del contratto, legittimo finché si vuole ma dato fin troppo facilmente in pasto alla voracità mediatica, cosa che ai diretti interessati piacerà alquanto ma che ormai è diventata un peso sullo stomaco per i tifosi. Che non sanno poi a chi credere quando leggono che il nuovo ds della Juventus Fabio Paratici ha praticamente ribaltato quella che era la versione data in pasto dall’agente a proposito dell’idea Icardi in bianconero, idea presa in considerazione ma non nella maniera che era stata raccontata e soprattutto, pare, non un’idea prioritaria all’interno della stanza dei bottoni della Continassa (le parole sul ‘casino’ preferiamo interpretarle come un tentativo di presa di coscienza di una situazione che avrebbe prodotto effetti devastanti un po’ per tutti).

Icardi che quindi finisce nella bufera, e che finisce soprattutto al centro di quello che sembra essere un nuovo battage tra Luciano Spalletti e Beppe Marotta, col tecnico che invita platealmente l’ad e il suo braccio destro Piero Ausilio a prendere le redini della situazione e sciogliere una volta per tutte questo nodo gordiano. Dichiarazioni, quelle di sabato, alle quali sono state date tantissime interpretazioni: dall’espressione di una volontà da parte di Spalletti di tutelare lo spogliatoio all’ennesimo segnale di fastidio verso l’ingombrante figura del nuovo amministratore delegato, fino alla volontà di fare ‘all-in’ e giocarsi le ultime carte in difesa del suo lavoro prima di salutare la compagnia a giugno. Quel che è certo è che fra i tanti modi di mettere in luce la situazione, questo era certamente il meno adatto per cercare di dare una parvenza di tranquillità ad un microcosmo che tranquillo, forse, non gli piace proprio esserlo.

Tanta grazia per il tecnico di Certaldo che, a differenza di quanto avvenuto nell’ultimo anno a Roma con la questione Francesco Totti (una situazione che, a due anni di distanza, rappresenta ancora un nervo decisamente scoperto, a quanto si legge anche sul piano mediatico), questa volta ha davanti a sé una dirigenza che non intende lasciarlo solo. Beppe Marotta, che probabilmente non immaginava di doversi ritrovare già oberato di situazioni del genere al momento della sua firma all’Inter, prontamente ha preso in mano la situazione accogliendo quella che è stata la richiesta del tecnico, anche nonostante la richiesta di chiarimento inoltrata allo stesso Spalletti subito letta in chiave nuovo duello rusticano tra i due ma che alla fine è avvenuta ieri tra toni, pare, decisamente distesi. E meno male che Marotta ieri ha debuttato dichiarando di volere guardare le cose dal lato positivo…

Chissà se Marotta, come detto, si aspettava di dover fare i conti con situazioni così pesanti tutte concentrate in poche settimane, in fede a quel principio già su questi schermi esposto di ambiente ‘tritacarne’, che se non assume i contorni di un bagno penale comunque ti usura nel fisico e nella mente. Ma per l’esperto manager varesino questa, in fin dei conti, è un po’ una prova del nove, dove uscirne vincitore ne forgerebbe ulteriormente le doti umane prima ancora che tecnico-lavorative. Del resto questa è l’ambizione nemmeno troppo implicita di Marotta, che ha parlato dell’Inter come di un portone che si è aperto dopo aver sentito chiudersi dietro di sé, e non senza rammarico, la porta della Juve. Adesso è arrivato il momento per lui di prendere possesso degli interni, anche a costo di doverlo sbattere sul muso a qualcuno che ancora mugugna e non vuole starci, questo portone.

VIDEO - DELIZIA ESPOSITO, CUCCHIAIO ALLA SERBIA CON L'UNDER 17

Sezione: Editoriale / Data: Mer 13 febbraio 2019 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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