Questa Inter non è da scudetto. Non l’è mai stata, come raccontano i precoci 6 ko rimediati nel girone d’andata. L’ultimo indizio (l’ennesimo, che ormai già da un po’ si è trasformato in prova) è arrivato al Marassi, con il nuovo passo falso di una squadra che dopo aver dominato il derby non riesce ad andare oltre un triste 0-0 sul campo della Sampdoria penultima in classifica. Ed è un film che si ripete: in questa stagione non è la prima volta che i nerazzurri tornano a casa senza il bottino pieno, cestinando punti preziosi dopo una convincente prestazione di appena qualche giorno prima. Il punto arrivato dalla trasferta di Genova tiene comunque la squadra di Inzaghi al secondo posto solitario in classifica a quota 44, ma sempre più distante da un Napoli spedito verso la volata scudetto e con soli tre punticini di vantaggio sul ‘gruppone’ in lotta per un posto nella prossima Champions League (Atalanta, Roma e Milan sono tutte a 41, con la Lazio che insegue a 39).

Questa Inter è capace di tutto, nel bene e nel male. Perché è una squadra capace di passare il ‘girone della morte’ in Champions sbattendo fuori il Barcellona contro ogni pronostico, ma anche di sudare contro un modesto Parma in Coppa Italia; può essere l’unica in Italia in grado di battere il Napoli capolista, ma anche quella che nella giornata successiva riesce a chiudere un campionato ora a senso unico - e che, forse, poteva riaprire - buttando via una partita (praticamente) già vinta a Monza; può prendere a schiaffi il Milan nella finale secca di Riyadh ed uscire sconfitta pochi giorni dopo a San Siro contro l’Empoli, ma può anche vincere con l’Atalanta in coppa e un secondo derby nel giro di 20 giorni per poi calciare 25 volte senza mai riuscire a bucare la Samp dell’ex Stankovic.

Questa Inter è letteralmente indecifrabile. Prima con le grandi, ora con le piccole: non ci sono mezze misure. Un problema mentale e di atteggiamento che nelle ultime ore la Curva Nord ha identificato nella figura di mister Inzaghi, sempre difeso e sostenuto fino al day after del Marassi, quando è stato bacchettato attraverso i social: "Lo scialbo pareggio rimediato a Genova contro l'ultima della classe, ha dimostrato ancora una volta che probabilmente Mr. Inzaghi non riesce a motivare i ragazzi per le partite con le 'piccole' - il messaggio della CN -. Atteggiamento da squadra provinciale quello mostrato nel secondo tempo, quando al posto che rischiare le tre punte, resta aggrappato al suo modulo; rischio da correre anche perché il pari non serviva a nessuno. Siamo l'Inter, è l'avversario che deve temerci, dovremmo aggredire e dimostrare la superiorità e invece sembriamo una squadra di media classifica a cui un pari fuori casa può andare bene. Tre punti fondamentali quelli persi stasera (lunedì, ndr), perché dietro di noi ci sono ben 3 squadre pronte all'aggancio al prossimo passo falso...".

Certo, le colpe non sono - e non possono essere - sempre e comunque solo dell’allenatore: ci sono anche i giocatori - vedi gli errori individuali, il nervosismo generale (e l’evitabile battibecco tra Lukaku e Barella...) - che vanno in campo e che non sempre brillano e sudano come dovrebbero. È altrettanto ovvio, però, che in queste annate sotto la guida del piacentino l’Inter si sia persa spesso e volentieri per strada nella lunga maratona del campionato. Diverso il discorso nella partite secche e nelle coppe, che ora devono scalare le gerarchie delle priorità stagionali (insieme all’obbligatoria qualificazione alla prossima Champions).

Perché no, questa Inter non è - e, probabilmente, non è mai stata - da scudetto.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 15 febbraio 2023 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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