Solo un pazzo potrebbe rimpiangere Calciopoli. Qualsiasi sportivo italiano, a bocce ferme, e senza una valutazione contaminata dal tifo per la propria squadra del cuore, avrà ormai capito che quanto successo ai quei tempi sia un’onta vergognosa e indelebile per il movimento calcistico del Bel Paese. Un sistema da condannare e punire senza se e senza ma. Come d’altronde è successo grazie all’operato, su più gradi, della Giustizia e le relative sentenze emanate fino ad oggi che hanno ufficializzato e oggettivato la colpevolezza di talune squadre e personaggi in causa.

Ebbene, a mio modestissimo parere, quanto accaduto domenica scorsa a Firenze è peggio, molto peggio, di Calciopoli. Fermi lì: non sto dicendo che ci sia un complotto contro l’Inter. O che a tavolino vengano dettati i risultati e scelte le squadre da mandare in Champions League. No. Voglio affermare esattamente il contrario. Senza tirare nuovamente fuori tutti i dettagli che compongono il marciume degli anni di Calciopoli, basta ricordare come venissero pilotati, o quantomeno si provasse a farlo, cartellini, compagini da salvare o da far retrocedere e soprattutto che talune decisioni arbitrali erano dettate da un personale tornaconto. C’era dolo. Una volontà ben precisa. Ma quantomeno si è poi capito che determinati provvedimenti erano a convenienza. Oggi non è più così. Senza, per fortuna, decisioni manovrate a priori.

Il Var ha portato, almeno sulla carta, una ventata di limpidezza e di equità. Di errori purtroppo ce ne sono ancora. Molti di più di quelli che si pensa o che si vogliano far passare. E paradossalmente a mio avviso si sbaglia più in questa stagione che in quella scorsa. Ma sono tutta la vita pro Var. Zero dubbi. Anzi è proprio grazie all’uso della tecnologia che l’Inter è uscita da Firenze quantomeno con un punto. Parliamo della partita madre. Di quella che sancisce la vittoria definitiva dell’importanza del buon utilizzo di tale strumentazione. Mi spiego meglio. Se questo match si fosse giocato senza l’ausilio di cotante apparecchiature, i nerazzurri non avrebbero goduto di un rigore netto, per il fallo di mano evidente di Edimilson. E sarebbe poi stata convalidata la rete di Biraghi nonostante il calcione di Muriel rifilato a D’Ambrosio. Un gol in meno per la Beneamata, uno in più per la Viola. Risultato: 4-2 per la squadra di Pioli. Visto così fa impressione, vero? Eh già.

Ecco perché il doppio abbaglio di Abisso a fine gara non è tollerabile. E fa imbestialire ancor di più i tifosi del Biscione. Puoi rimediare a una cazzata che ti segnerà la carriera. Lavori in un calcio pulito e cosa fai? Regali ai toscani la possibilità di pareggiare. Pazzesco. Le immagini dimostrano in modo inequivocabile che Chiesa commetta fallo su D’Ambrosio pochi secondi prima del colpo di capezzolo del terzino nerazzurro e dell’errata assegnazione della massima punizione. Due sviste. Non una. Quindi o il fischietto siciliano non conosce il regolamento o non è in grado di applicarlo, oppure è andato in tilt a livello psicologico, decidendo di sbagliare con la consapevolezza di poter compiere un gravissimo errore. Spiace, ma in entrambi in casi lui non è perdonabile. Nessuno impone ad Abisso di arbitrare. Può tranquillamente trascorrere i suoi weekend in altro modo. Tre turni lontano dai campi da gioco non sono nulla in confronto ai danni perpetuati del fischietto siciliano, che tra l’altro, non sanzionando la spinta di Milinkovic-Savic su Icardi in Coppa Italia (stile Morata su Chiellini, il che significa che l’Uefa reputi falli tali interventi), sul risultato di 0-0, ci mise il suo zampino pure sull’eliminazione dell’Inter nella competizione.

Forse ad Abisso, e a tutti i direttori di gara che prendono sviste così scellerate e eclatanti, stabilite le responsabilità, dovrebbe essere comminata una multa salatissima. Soldi da donare in beneficenza, sia chiaro. Almeno magari colpendo il portafoglio, si potrà ottenere in futuro maggiore personalità e minor ego stile arbitro protagonista. Se poi fosse per me il fischietto 33enne non arbitrerebbe più nemmeno all’oratorio. Il motivo? Se un dottore sbaglia un intervento non opera più. E viene denunciato. Se io scrivo fatti inventati perdo di credibilità e mi cacciano dalla redazione. Se un commerciante vende merce avariata gli si chiude il negozio e gli viene revocata la licenza. Non sono io quello severo, intendiamoci. Pretenderei solo, anche in tale ambito, equità di trattamento.

Anche se devo ammettere che Abisso abbia un grande merito. Quello di aver compattato gli interisti più di Mourinho. Non ce n’è uno che possa dire che la partita del Franchi non fosse stata vinta. E addirittura la pensano così pure gli anti interisti. Quelli che all’andata erano riusciti a sostenere che il rigore per il fallo di polpastrelli non dovesse essere assegnato, evidentemente non conoscendo l’anatomia umana o le regole del gioco del calcio. Complimenti comunque a loro, perché un girone dopo, c’è ancora gente che pensa che abbiano ragione. Il fake e la post verità hanno avuto (almeno in parte) la meglio sull’oggettività di regolamenti, magari non giusti, ma certamente non interpretabili. Come il fallo su Zaniolo in Roma-Inter. Andatevi a riprendere cosa scrissi. Rigore netto. Peccato però che non si ricordino o siano passati in cavalleria i punti ingiustamente persi per strada con Sassuolo (penalty molto più che generoso assegnato ai neroverdi e fallo in area su Asamoah non calcolato) o Parma (parata di Dimarco sullo 0-0 che poi segnerà la rete vittoria per i ducali).

L’Inter, togliendo il punto ottenuto a Roma, e aggiungendo quelli delle partite appena citate e i due di Firenze avrebbe 7 punti in più. Solo che se lo si fa notare si è tacciati di essere dei piangina. A mio avviso non dovrebbe funzionare così. Quel che è giusto, è giusto. Non è che se giochi male, non meriti che ti venga assegnata la massima punizione qualora questa ci fosse. Per onestà intellettuale e giustizia i tifosi dell’Inter dovrebbe dire stop. Basta con le prese in giro.

VIDEO - ACCADDE OGGI - ZAMORANO CON UN TACCO D'AUTORE: INTER-NAPOLI 2-0 (1998)

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 marzo 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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